Nacque a Firenze nel
1884 e morì a Roma nel 1966. Fu collaboratore di importanti riviste e giornali
come Il Leonardo, Hermes, La Voce, La Riviera Ligure,
La Ronda, La Tribuna, Il Corriere della
Sera. Notevolissima la sua attività di critico letterario che gli valse
dapprima la nomina di accademico d'Italia (1940) e quindi il diritto a far
parte dell'Accademia dei Lincei (1947). Lavorò anche all'estero: in Inghilterra
come inviato del Manchester Guardian;
Negli Stati Uniti come insegnante di cultura italiana presso l'Università di Berkley.
La sua non abbondante attività poetica appare oggi totalmente dimenticata.
Eppure, se si escludono i versi che Cecchi scrisse giovanissimo (decisamente
legati al passato e senza alcuna attrattiva) e leggendo attentamente gli altri,
pubblicati quasi tutti sulla Riviera
Ligure tra il 1913 ed il 1916, ci si accorge di quanto siano
sorprendentemente innovativi e si nota pure come ben s'inseriscano nell'ambito
del cosiddetto "frammentismo lirico" nato dopo il primo decennio del
XX secolo; queste si potrebbero definire "poesie sperimentali", in
quanto posseggono delle peculiarità non riscontrabili in autori di versi della
sua generazione e, tanto meno, in coloro che lo hanno preceduto. Se c'è un poeta
che può in qualche modo somigliargli è certamente Riccardo Bacchelli: in
particolare l'autore dei Poemi lirici;
ad unirli è una non rara sentenziosità ed una tendenza a ricordare particolari
eventi della vita. Per certi aspetti, le liriche di Cecchi posseggono ulteriori
elementi che si avvicinano a correnti artistiche come il surrealismo e
l'ermetismo; riguardo a quest'ultimo, a mio modo di vedere, potrebbe benissimo
esserne considerato l'anticipatore.
Opere poetiche
"Inno
primo", Ciardelli, Firenze 1908.
"Inno",
Carabba, Lanciano 1910.
"L'uva
acerba", Garzanti, Milano 1947.
Presenze in antologie
"Poeti d'oggi:
1900-1925", a cura di Giovanni Papini e Pietro Pancrazi, Vallecchi,
Firenze 1925 (pp. 492-496).
"Le più belle
pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba,
Lanciano 1928 (vol. 2, pp. 48-58).
"Antologia della
poesia italiana 1909-1949", a cura di Giacinto Spagnoletti, Guanda,
Bologna 1952 (pp. 155-161).
Testi
PRIMAVERA
L'amore è questione
di spazio.
Essere occupati.
Occupare.
E però tristezza,
infelicità.
Tristezza calma come
viaggiare
mettendo in valore le
stagioni.
Nell’animo infatti a
chi viaggia,
le donne dischiudono
il paesaggio,
emblemi più puri.
E ora l'acquate di
primavera
trapungono con
frizzore d'aghi
scritture di celeste
e d'oro
sopra le arene vaghe
a' termini della
vuota città.
Le bimbe di gambe
virili
sedute agli uscioli
si cuciono le vesti
leggere
e il limpido
capriccioso mattino
oscilla e cade a'
loro piedi.
Per gli ariosi archi
rosati
e il verde spessore
sotto gli alberi
mi segue un pensiero
di te.
E porto i tuoi occhi
come un urto nel
cuore,
per pena di quando
non ti vedevo e eri
accanto.
Oh essere un paese
tuo!
Nutrizione dei
destini inferiori.
E a' crocevia dove la
materia
s'ingolfa in me
fresca e polverosa
ritrovo i primi
sapori.
Una regione amorosa
si crea del mio
transito a te
nel mio corpo più
fino.
Il gelo dei tuoi
bracci carnosi
m'invera i silenzi
delle case attente
sui colli
a' giochi del viziato
mattino.
(Dalla rivista «La Riviera
Ligure», anno XXII, n. 60, 1916)
E'splendida! Spero che sia la riviera giusta.
RispondiElimina