La gioventù è stata
simboleggiata in vari modi, ad esempio, per ciò che riguarda la flora, con i
fiori di primula e con gli alberi sempreverdi (soprattutto se si parlava di
eterna giovinezza); mentre tra gli animali è il cavallo quello maggiormente
utilizzato quale emblema di gioventù. Da notare che spesso, i poeti simbolisti
italiani tendono a personificare la giovinezza, a volte con le sembianze di
donna (vedi Cosimo Giorgieri Contri), altre volte con una musica suadente
(quella dell'oboe nella poesia di Graf) e, in rari casi (come in una poesia di
Carlo Chiaves) si attua una sorta di dialogo con essa. Comunque il simbolo
principale della gioventù è senz'altro il ritratto, anche se talvolta, come nel
caso della lirica di Guido Gozzano, è sostituito da una foto.
Poesie sull'argomento
Enrico Cavacchioli:
"La serenata" in "L'Incubo Velato" (1906).
Francesco Cazzamini
Mussi: "Alla giovinezza" in "Le amare voluttà" (1910).
Carlo Chiaves:
"Richiamo" in "Sogno e ironia" (1910).
Guglielmo Felice
Damiani: "Nel bosco d'un tempo" in "Lira spezzata" (1912).
Gabriele D'Annunzio:
"O Giovinezza!" in "Poema paradisiaco" (1893).
Adolfo De Bosis,
"Ultimamente..." in "Amori ac silentio e Le rime sparse"
(1914).
Giulio Gianelli:
"Carità" in «Gazzetta del Popolo della Domenica», gennaio 1907.
Cosimo Giorgieri
Contri: "Bianca passeggiatrice" e "Ombra di giovinezza" in
"Primavere del desiderio e dell'oblio" (1903).
Corrado Govoni:
"Giovinezze sfiorite" in "Gli aborti" (1907).
Guido Gozzano:
"I colloqui" e "In casa del sopravvissuto" in "I
colloqui" (1911).
Arturo Graf:
"Vaneggiamento notturno" in "Le Danaidi" (1905).
Luigi Gualdo:
"Semper et ubique" in "Le Nostalgie" (1883).
Virgilio La Scola:
"Primo incontro" in "La placida fonte" (1907).
Giuseppe Lipparini:
"La Chimera" in "Le foglie dell'alloro. Poesie (1898-1913)"
(1916).
Enzo Marcellusi:
"Morta! È morta la primavera" in "Il giardino dei supplizi"
(1909).
Enzo Marcellusi:
"Epigramma redibitorio" in "I canti violetti" (1912).
Enrico Panzacchi:
"Nella calma" in "Poesie" (1908).
Romolo Quaglino:
"O profili diafani squisiti" in "I Modi. Anime e simboli"
(1896).
Emanuele Sella:
"Perfluens sonitus" in "L'Ospite della Sera" (1922).
Testi
RICHIAMO
di Carlo Chiaves
La gioventù declina:
pure, arrivata a l'estremo
passo, si volge e
dice: — Oh! non lasciarmi morire!
tendimi ancora la
mano, ch'io possa teco venire!
vedrai quant'altra
strada insieme percorreremo! —
Chiama con voce
lenta, con voce triste, profonda,
prega con fissi gli
occhi e con le mani protese:
Io penso: «Quale
amante, quale altra un giorno mi chiese
mercé con simil voce,
che vela l'oblio e circonda?
Mia gioventù —
rispondo — non fosti buona e non sei;
non è dunque ventura
che tu per sempre scompaia?
forse con altro lume
sarà la vita più gaia,
forse: per quale
insano amore ti richiamerei?».
Tacqui: ed a poco a
poco reclinò il capo, smarrita,
ella, e s'avviò
piangendo verso la soglia fatale.
Allora, dentro al
cuore, mi sorse un terribile male,
una tristezza
immensa, più vasta di tutta la vita.
Pensai: «Dunque più
fosca sarà la vita domani?
più incerto ancora il
fato che mi sovrasta e minaccia?»
Ell'era su la soglia,
ed io le tesi le braccia,
io la chiamai
tremando: «Mia giovinezza, rimani!».
Pronta tornommi a
canto. «Tu dunque ancora mi vuoi?»
«Sì! sì! ti voglio,
intendi? Oh! non lasciamoci ancora!
Meglio il tuo lume
torbo, lo sguardo che mi addolora,
ma ch'io conosco
bene. Rimani ancora, se puoi!
Fin che potrai! poi,
quando l'ora verrà, che a le porte
il mio destin mi
tragga, senza mercé di ritorno,
fuggi, ma ch'io non
senta, ch'io non lo sappia, e d'attorno
al cor duri il
bagliore dei sogni, fino a la morte!».
(Da "Sogno e ironia")
PERFLUENS SONITUS
di Emanuele Sella
Chi sei? fluita e
trema
nel vespero il tuo
volto;
tu parli e invan
t'ascolto,
dirti chi sei non so.
Sei forse tu lo mnéma
d'una consunta vita,
o d'un'età fuggita
sei tu il ricordo,
no?
Perché, nel sogno
mio,
sboccia la tua
parola?
non sai ch' il tempo
vola
e non ritorna più?
Ah, ti ravviso:
addio!
io non ho più
speranza:
tu sei la rimembranza
della mia gioventù.
(Da "L'ospite della sera")
Albert Lynch, "A Young Woman" |
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