Naturalmente, per
gioielli s'intendono tutti gli oggetti ornamentali usati da donne o da uomini;
possono essere pietre o metalli, ma quello che li unisce è la preziosità, la
bellezza e la raffinatezza. I poeti decadenti e simbolisti ne citano e ne
descrivono molti, quasi sempre indossati da donne affascinanti, sì da
rappresentare il plus ultra
dell'eleganza. Govoni in alcuni suoi versi parla di un luogo in cui abbondano
questi oggetti preziosi, quasi a voler sottolineare la presenza di sconosciuti
paradisi creati dagli umani per il loro bisogno di ricercatezza estrema. Gualdo
nomina un tesoro celato nei più reconditi abissi; Lipparini racconta di
"nobili forzieri" da cui escono "lucide gemme in aurei
monili"; Tumiati e Adobati si soffermano ad esprimere concetti alti
relativi ad alcune pietre preziose come smeraldi, rubini, zaffiri ecc. Un
discorso a parte merita la simbologia dell'anello, che in alcuni casi viene
trovato dal poeta in modo casuale, e da tale ritrovamento scaturiscono delle
congetture sui proprietari di questo oggetto, e sui sentimenti che ha suscitato
in costoro. Ma, come già detto, nella maggior parte dei versi, pietre e metalli
sono indossati da personaggi femminili il cui fascino suscita pensieri
estremamente passionali.
Poesie sull'argomento
Mario Adobati:
"Rubino", "Zaffiro", "Topazio",
"Giacinto", "Lapislazzuli", "Turchese" e
"Smeraldo" in "I cipressi e le sorgenti" (1919).
Guelfo Civinini:
"La spilla di turchine" in "L'urna" (1900).
Sergio Corazzini:
"L'anello" in «Marforio», febbraio 1904.
Cosimo Giorgieri
Contri: "La turchese morta" in "Primavere del desiderio e
dell'oblio" (1903).
Corrado Govoni:
"Piazza Spagna", "Pietre" e "Crisoprassi d'amore"
in "Le Fiale" (1903).
Luigi Gualdo:
"In fondo ai chiari abissi" in "Le Nostalgie" (1883).
Amalia
Guglielminetti: "La meraviglia" e "Le gemme" in "Le
Seduzioni" (1909).
Giuseppe Lipparini:
"Il tesoro" in "Le foglie dell'alloro. Poesie (1898-1913)"
(1916).
Gian Pietro Lucini:
"L'anello di smeraldi" in "Poesia", luglio/agosto/settembre
1906.
Fausto Maria Martini:
"L'anello" in "Le piccole morte" (1906).
Fausto Maria Martini:
"I gioielli" in "Poesie provinciali" (1910).
Nicola Moscardelli:
"Orecchini" in "La Veglia" (1913).
Francesco Pastonchi:
"Gioielli" in "I versetti" (1930).
Giuseppe Rino:
"L'incorruttibile" in "Poesia", agosto/settembre/ottobre
1909.
Giovanni Tecchio:
"L'anello" in "Canti" (1931).
Domenico Tumiati:
"Diadema" in "Musica antica per chitarra" (1897).
Domenico Tumiati:
"Lo smeraldo" in "Liriche" (1937).
Testi
LA SPILLA DI TURCHINE
di Guelfo Civinini
Era il primo
appuntamento.
Dalla piazza
Barberini
io la vidi, ben
rammento,
sul canton dei
Cappuccini:
ella venne ai primi
inviti
quel mattin di
primavera
(eran gli olmi
rinverditi
su la vecchia croce
nera)
con la spilla di
turchine
fatta a foggia d'un
falcetto,
sottil arma che le
trine
odorose del corsetto
custodìa gelosamente.
Sussurravan gli olmi
a tratti
sovra noi,
curiosamente:
noi tacemmo un po'
distratti
come siam soliti
spesso,
quando l'anima è
lontana:
con un murmure
sommesso
si frangea su la
fontana
il bel getto di
diamanti:
e nel lor
vagabondaggio
proseguian l'anime
amanti
che avvincea
Calendimaggio.
Ed a tratti, or sì or
no,
se tacea tra gli olmi
il vento,
con un tempo di rondò
s'udian giunger dal
convento,
in quell'ora delle
dieci,
voci tremule di frati
salmodianti antiche
preci:
come voci di malati.
Quanto tempo è già passato
da quel nostro dolce
amore!
Ecco, maggio è
ritornato,
ma che gelo ho dentro
al cuore!
Su le amiche voci
buone
che ascoltammo, il
viver lento
d'una fioca sua
canzone
stende il ritmo
sonnolento;
su le buone amate
cose
stende mille impurità
bianche mani
dolorose...
or chi mai le
toglierà
quella spilla di
turchine
fatta a foggia d'un
falcetto,
che sovente fra le
trine
odorose del corsetto
io cercava
impaziente,
mentre tutto il
miglior sangue
mi suggeva ella
morente
con la bella bocca
esangue?
(Da
"L'urna")
Jean Renoir, "Gabrielle aux bijoux" |
Capisco la protagonista per la scelta della pietra!
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