La montagna è
certamente una delle mete preferite dai villeggianti; e per trovarsi davanti a
spettacoli di una bellezza e di una suggestività non paragonabili, basta
rimanere nei confini della nostra stupenda penisola. Le catene montuose
italiche infatti, posseggono tesori spesso sottovalutati o, perlomeno, non
abbastanza considerati. Alcune località alpine in particolare, possono
considerarsi dei veri e propri paradisi terrestri. Le dieci poesie che seguono
questo preambolo descrivono soprattutto le estasianti atmosfere alpestri che è
possibile vivere e godere in determinate stagioni dell'anno. Più d'una volta si
fa riferimento al silenzio: caratteristica fondamentale di certi boschi
montani, non rintracciabile in altri luoghi terrestri, come scrisse Dino
Buzzati in "Il segreto del bosco vecchio" («Ma due o tre volte, quella notte, ci fu anche il vero silenzio, il
solenne silenzio degli antichi boschi, non comparabile con nessun altro al
mondo e che pochissimi uomini hanno udito»).
SULLA STRADA DI
CHAMOIS
di Italo Mario
Angeloni (1876-1957)
Un dì, dai verdi
prati di Fierna
mentre al mattino le
finestre aprivi, —
ché con sollecitudine
materna
venìa l'aurora
carezzando i clivi, —
te scorgemmo,
Chamois, nera distesa
di casolari fra gli
argentei rivi.
Là saliremo: fu la
muta intesa
del mio cuore e del
suo, che gli occhi in alto
levò dalla carrozza
alla tua chiesa.
Ed oggi alfine verso
il cheto spalto
pellegriniamo a un
tuo desco frugale
per la scagliata
costa di basalto.
Come un pensiero che
la mente assale,
l'avvolge inavveduto
e la costringe
di sogno in sogno,
dolcemente eguale,
così la via che
innanzi si sospinge
per i fianchi montani
a sé ne tragge
verso il romito
culmine che attinge.
Sosta, trasogna chi
invocò da piagge
tumultuanti di città
sonore
pace di solitudini
selvagge.
Pascendo pure avidità
nel cuore
sofferse il male, nel
soffrir, sincero,
finché a salvezza non
lo volse amore.
Ora l'Alpi egli ha in
faccia e sul sentiero
montano, bianca, tra
l'azzurro e i fiori
sali dolce, o Maria,
con pie leggero
regina della luce e
dei colori.
(Da "Il
conquistatore", Lattes, Torino 1910)
SILENZIO SUI MONTI
di Gaetano Arcangeli
(1910-1970)
Oggi il silenzio
dura.
Non voci ciarliere di
campane,
di campane
senz'anima,
voci di povere bestie
umane
malinconiche:
non gridi né voli né
stridi
né canti.
Non piccole voci
umane:
non voce del cuore
che immalinconisca la
pace
di oggi.
La pace di oggi non
fugge
né muore
uccisa da piccole
voci;
grande voce divina
che ascoltiamo
senza neppur
respirare.
(Da "Dal
vivere", Testa, Bologna 1939)
LA VALLE PERDUTA
di Alfredo Baccelli
(1863-1955)
È una valle perduta in
mezzo ai ghiacci
Che nessuno vi può
mettere il piede.
Se un cacciatore, che
non presta fede
Alla leggenda strana,
Tenta il negato varco
e vi s'indugia,
La nebbia cala, con
sottil malia
L incanta, lo
confonde, lo disvia:
Per sempre
l'allontana.
Di pini solatii la
valle odora,
Mentre fischian
marmotte, e bianche lepri
Fra rododendri
scherzano e ginepri.
Pendono i rosei pomi
Le prugne nere e le
ciliege in fuoco:
D'oro, di
lapislazzuli e d'argento
Fiorisce il prato, e
squilla alto un concento
Sotto i frondosi
domi.
La notte, dove i
rigidi cipressi
Levan, come colonne
di basalto,
I neri tronchi in
alto, in alto, in alto,
Verso il bruno
zaffiro,
Che par si fonda al
palpito degli astri,
Le fate, bianche più
di bianche nevi
E come nebbie
vanescenti e lievi.
Siedono tutte in
giro.
V'è la pensosa e
taciturna figlia
Del Passato che dorme
e non ritorna,
E con le gemme dell'
Inganno adorna
Quella de l'Avvenire:
V'è la figlia del
Sogno che sospira.
La figlia della Gioia
che non pensa,
E quella de la Fede
che dispensa
La forza di morire.
Dagli occhi verdi
come lo smeraldo
Raggiano per la notte
un sottil lume,
E piano piano al
pallido barlume
Va di dolcezza un
canto.
Come un ricordo caro
o una speranza.
Acque e venti lo
portano lontano:
Lo portano dov'è il
dolore umano.
Dov'è la morte e il
pianto.
(Da "Alle porte
del cielo", Zanichelli, Bologna 1921)
MALOIA
di Giovanni Bertacchi
(1869-1942)
Io son salito
all'umida e tardiva
primavera dell'Alpe:
al mesto prato
io vidi il verde che
ricompariva
quale il novembre ve
l'avea lasciato.
Cinque mesi di neve!
Or nel crucciato
mattin di giugno,
dalla val saliva
e pioggia e bruma e
vento: un tormentato
fumar di larve sulla
fosca riva.
I monti, intorno,
erano bianchi ancora.
Varia così, quella
scena parea
la ruina immortai
d'un verno stanco...
Là, verso Sils, un
monte tutto bianco
pallidissimamente
rilucea
come nel nimbo d'una
fioca aurora.
(Da "Liriche
umane", Libreria Editrice Nazionale, Milano 1903)
VILLAGGI ALPESTRI
di Antonio Cippico
(1877-1935)
Oh su le verdi aeree
pendici,
ne l'ombra della
bianca alpe od in vetta,
piccola casa e
piccola chiesetta,
che de l'infanzia a i
dì, m'ebbi felici!
Giuoco di bimbo,
allora! ora, sospiro;
qual vi riveggo, o
lindi ermi villaggi,
cuspidi aguzze e
bianchi romitaggi,
tetti d'ardesia,
fumiganti in giro!
Natività novella
d'infantile
innocenza! ne 'l cuor
vecchio il miraggio
de 'l trastullo
d'allora évoca il maggio
sfiorito de 'l mio
cuor primaverile.
Come la casa, dunque,
e la chiesetta
d'allora, che fiorir
ne 'l mio dominio
di bimbo, or sorgon,
qual per vaticinio
antico, i pii
villaggi a l'alpe in vetta!
(Dalla rivista «Nuova
Antologia», aprile 1904)
DOLOMITI
di Antonia Pozzi
(1912-1938)
Non monti, anime di
monti sono
queste pallide
guglie, irrigidite
in volontà d'ascesa.
E noi strisciamo
sull'ignota fermezza:
a palmo a palmo,
con l'arcuata
tensione delle dita,
con la piatta
aderenza delle membra,
guadagnamo la roccia;
con la fame
dei predatori,
issiamo sulla pietra
il nostro corpo
molle; ebbri d'immenso,
inalberiamo sopra
l'irta vetta
la nostra fragilezza
ardente. In basso,
la roccia dura
piange. Dalle nere,
profonde crepe, cola
un freddo pianto
di gocce chiare: e
subito sparisce
sotto i massi
franati. Ma, lì intorno,
un azzurro fiorire di
miosotidi
tradisce l'umidore ed
un remoto
lamento s'ode, ch'è
come il singhiozzo
rattenuto,
incessante, della terra.
(Da
"Parole", Garzanti, Milano 1998)
MONTAGNA
di Giorgio Orelli (1921-2013)
Giungo dove non
ronzano i beati,
in questa ganna di
pieno silenzio.
Le gallinette stanno
immobili
con i loro colli di
pietra
e la marmotta uscita
al primo sole
non teme d'essere
uccisa
né fischierà.
Nessuno annulli la
montagna,
ora, leggera e come
costruita
con le carte da gioco
dell'infanzia.
(Da
"Poesie", Meridiana, Milano 1953)
SILENZIO ALPESTRE
di Ceccardo
Roccatagliata Ceccardi (1871-1919)
Pensier che muto in
sogno il cuor m'immaga
quando a Settembre
l'aria mattutina
già tempera l'Estate,
e il ciel affina
di un nitido languor
ch'entro dilaga.
Oh allor ripide
ascese! Allor vagare
da un balzo un ermo
fluttuar di monti
tra l'infinito!; e
scrutar borghi e ville,
e città curioso
immaginare
ai remoti biancor' de
gli orizzonti.
E lassù coglier soffi
di tranquille
voci, come a lor
riva: eco di squille,
tinnir di mandre: ed
un zirlìo di grilli;
grilli de l'Alpe: da
cui par zampilli
una pace di mondi
altri presàga.
(Da "Sonetti e
poemi", Traversari, Empoli 1910)
SULL’ORTOBENE
di Sebastiano Satta
(1867-1914)
Meriggiano le pecore
e i pastori.
Elci e felci non
fremono a una stanca
Ala di vento; il mare
si spalanca
Da monte Bardia fino
a Galtellì.
L’ombra di un volo e
un grido di rapina:
L’aquila. Con un
dondolìo lento
Si rimescola il
branco sonnolento:
L’ombra dilegua in
seno al mezzodì.
(Da "Canti
barbaricini", La Vita Letteraria, Roma 1910)
ASSENZIO
di Andrea Zanzotto
(1921-2011)
La deserta stagione
nell'acqua dei
cortili
le sue gioie scompone
precipita dai clivi.
Verso i monti delle
alpi
torna azzurro ed
assenzio
di venti, torna ai
campi
la sagra del
silenzio.
E il tuo freddo
rimpianto
sta sui vacui confini
contro il porpureo
vanto
dei mosti e dei
giardini
mentre l’astro
crudele
dalle attardate sfere
rigèrmina e fedele
cresce nel suo
potere.
Sigillo augusto,
degna
fine, voto profondo,
spada che a morte
segna
per sempre il cielo e
il mondo,
delle tenebre alunno
che impietrisci
l’aurora!
Nell’ombra
dell’autunno
il chiuso bosco
odora.
(Da "Dietro il
paesaggio", Mondadori, Milano 1951)
Konrad Petrides, "The Rax mountain" |
Ceccardo Roccatagliata Ceccardi era delle mie parti!o meglio, scelse di stare qua! E'il nostro poeta!
RispondiEliminaPensavo di aggiungerti nel blogroll.
Sì, Ceccardo visse per molti anni in Toscana, pur essendo nato in Liguria. Ho letto il significato della parola "blogroll", di cui, scusa l'ignoranza, non sapevo nulla; se vorrai aggiungermi ne sarò lieto. Ho letto già molti articoli del tuo interessante e originale blog, complimenti.
EliminaCeccardo visse a Ortonovo, il comune in cui sono cresciuta, proprio al confine tra le due regioni, ma noi della Lunigiana non siamo "misti", siamo "altri".
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