Il bellissimo fiore chiamato "crisantemo" o "fiore d'oro d'Oriente" (fu coltivato per la prima volta in Cina nel 500 a. C.), ai giorni nostri è diffusissimo, soprattutto nel periodo autunnale. Tutti sanno che questo fiore abbonda nei cimiteri, allorquando ricorre il Giorno dei Morti, ovvero il 2 novembre. Ed è proprio tra la fine d'ottobre e l'inizio di novembre che il crisantemo fiorisce di più, preferendo non troppa luce e non eccessivo calore. Le 10 poesie che ho selezionato e trascritto, come avviene spessissimo in questo blog, sono state scritte da poeti italiani del Novecento; come accadeva nel passato ancor più che nel presente, questi fiori autunnali sono strettamente legati alle tombe dei cimiteri: luoghi questi ultimi assai visitati proprio nel penultimo mese dell'anno, ovvero il mese dei morti. In più di una poesia, i crisantemi divengono un vero e proprio simbolo delle persone care decedute; tramite questi fiori, i poeti, dolorosamente, ricordano i parenti e gli amici scomparsi da poco o da molto tempo; nei loro versi spesso si avverte, oltre ad un profondo dolore, una tangibile emozione, soprattutto se i cari assenti sono dei bambini. Vi sono poi coloro - la maggior parte - che si concentrano sulla rara bellezza delle piante, e decantano i crisantemi: gli ultimi, splendidi fiori dell'anno che sta per morire.
I CRISANTEMI IN 10 POESIE DI 10 POETI ITALIANI DEL XX SECOLO
CRISANTEMI
di Leopoldo Baroni (1885-1963)
Anche le vendemmiali opre gioconde
finirono. La nebbia su dall'aie
fuma piovigginando alle tralciaie
meditabonde.
Finirono anche i cantici sul poggio
dove il sole s'indugia ogni dì meno;
e il cielo è bigio; e vestono il terreno
d'un manto roggio,
le foglie morte cui sospinge il vento,
le foglie morte cui persegue il cuore
come un suo, che lusinghe ebbe d'amore,
sogno, e ch'è spento.
E non di rose ormai, né d'elianti
sorriso più; ma sfatti crisantemi
dentro gli orti solinghi, fiori estremi
dei camposanti.
Poi, dimane, la neve. E noi dimane,
sedendo al fuoco nella chiusa stanza,
ci chiederem di tanta, ahimè, speranza
che ci rimane!
(da "Uomo d'orti", Nistri-Lischi, Pisa 1962, p. 34)
IL CRISANTEMO
di Guido Cavani (1897-1967)
Mi ritorna nel cuore
una parola e mi ricorda un fiore
funebre che assomiglia tanto a te.
Schiacciato fra le pagine di un libro
d'appunti lo ritrovo
in questa mattinata che s'allarga
sulla campagna nuda.
È l'inverno che torna e che mi porta
il freddo della morte. Già la brina
incrosta l'erba sopra la tua buca;
sale la nebbia su dal fiume ai tuoi
cipressi. Il fiore vizzo
mi stride fra le mani ed io lo getto
nel fuoco: fiammeggiando
per un istante il cuore tuo rivive.
(da "Poesie", Rebellato, Padova 1968, p. 194)
CRISANTEMI
di Paride Chistoni (1872-1918)
Un’interrotta melodia sospira
con ròse note da l’angusta via:
cade una foglia su la mia finestra
e l'occhio sconsolato la rimira;
un cieco canta ne l’angusta via.
Povera foglia, chi ti trasse al cespo
lieto di verde e di vivaci fiori,
al rigoglioso palpitar d’amori
nel brusire del pensile giardino?
È più flebile il canto del meschino.
E il mio spirto si chiuse a la speranza
e al sole gli occhi tuoi, povero cieco;
e a me poco di vivere m'avanza,
foglia, cui manca l’alito vitale:
e m'intono la nenia sepolcrale.
(da "Ritmi di Valdimagra", L. Battei, Parma 1906, p. 56)
CRISANTEMI
di Emilio Girardini (1858-1946)
Non li volevi in orto i crisantemi.
Altri fiori a l’altare a mani piene
portavi a maggio e quanto quel tuo vago
vestito intorno a cui stancasti l’ago,
dentro la bara, ahimè, ti stava bene!
E se il pensier che le mortali spoglie
ti composero in esso mi fa male,
lo sa questa reliquia, il tuo ditale,
su cui tarda una lagrima si scioglie.
Ne le tue brevi orecchie, due marine
conchiglie assorte in tenui echi lontani,
vorrei, facendo imbuto de le mani,
dir mille cose e mille, senza fine.
Oh! bastasse al tuo gelo ora lo scialle
che, in villa, quando in umidi e sottili
vespri accusavi brividi febbrili,
ti racconciavo ai fianchi e su le spalle.
Non li volevi in orto i crisantemi.
(da "Poesie scelte", Arti Grafiche Friulane, Udine 1938, pp. 117-118)
CRISANTEMI ROSSI
di Adolfo Jenni (1911-1997)
Crisantemi di modesto sangue
nei barattoli di latta
sui banchi all'aperto del novembre.
È vostro quel sentore
di nebbia e spazio
con dentro cose
che non vogliono morire;
di primavera dissepolta
e presto risvanita.
Un sole di seta lambe
il marciapiede,
la venditrice di campagna.
Nel giro d'un sogno chiude
il vostro grumo sfilacciato.
Curvi, guardate la terra
ch'è tutta pelle di foglie,
sterminato autunno.
(da "Addio alla poesia", Guanda, Parma 1959, p. 14)
GRISANTEMI
di Marco Lessona (1859-1921)
Questi, che il pallido sol di novembre baciava
Là, nel giardino, o diletta, io, pensando
A voi, raccolsi e il piccolo mazzo oggi invio
A voi, splendente fiore di giovinezza.
I bianchi grisantemi vi dican: Noi siamo, o gentile,
L'ultimo fior dell'anno; tu sei l'ultimo sogno
Della sua stanca vita... Nel triste desiderio del sole
Noi morremo tra poco... Forse che l'amor suo
Dovrà morire anch'esso perché gli manchi il soave
Raggio dei tuoi begli occhi sorridenti d'affetto?
(da "Poesie", S.E.L.P., Torino 1930, p. 127)
IL CRISANTEMO
di Guido Marta (1889-1960)
Odora il crisantemo, ora, negli orti
al sole, come una verginea bocca,
vogliosa di baci e non mai tòcca,
fiorita nell'april giallo del morti.
Al sole pigra si protende: scocca,
nel silenzio dell'ora, un bacio: gli orti
all'improvviso si son fatti accorti
che, nel queto meriggio, un cuor rintocca.
E un desiderio rapido li scuote:
poi ch'ànno visto, nel dolce atto china,
l'Amante bianca dalle labbra vuote.
...E la Morte rivarca quella soglia,
mentre dietro il suo cuore che cammina,
il crisantemo pallido si sfoglia.
(da "La neve in giardino", Il Giornale dell'Isola Letterario, Catania 1922, p. 99)
IL CRISANTEMO
di Ceccardo Roccatagliata Ceccardi (1871-1919)
E non perenne come stel d’acanto
che da marmi fiorì la radiosa
Ellade; né d’amor tenero vanto
come al latin tripudio la rosa.
Straniero; e in cuor con un sottile incanto
tu infondi una tua grazia pensosa
di luna, e un tuo desìo che di rimpianto
odora come antica «aria» amorosa.
Lent'«aria», eco di danza, il pensier vola
a un lido, come augel su tremol’ali,
ove pinte beltà, cui la viola
del languore pe’ volti il minio screzia,
vagan in aurei scalmi pe’ canali
azzurri d’una oriental Venezia!
Camaiore, ottobre 1915.
(da "Sillabe ed Ombre", Treves, Milano 1925, p. 48)
CRISANTEMI
di Guido Ruberti (1885-1955)
Voi che fiorite a l'ombra de i cipressi
su le povere fosse abbandonate
forse ascoltando i mormorii sommessi
per le limpide notti, a 'l ciel d'estate
o se scroscia la pioggia ed urla il vento
traverso i fori di mascelle arcuate;
voi che cresceste il fiore sonnolento
forse da 'l cuor di bianca giovinetta
cui gli ideali caddero a 'l cimento
e ancora il bruno fidanzato aspetta;
fiori di sogno, bianchi come neve
che pura fiocchi sovra eccelsa vetta;
che fiorirete come sogno lieve
là dove alfine troverò riposo
quando non mi sarà la terra greve:
amo il sorriso tacito e pensoso
de gli occhi vostri pieni di mistero
e l'aroma sottile ed oblioso,
amo in sogno coperto il mio sentiero
di bianca messe come non fu mai
fiorito in Maggio il mesto cimitero;
e moriran le rose ne i rosai
che a 'l vento e a 'l gelo ancor su le mie porte
la fedel messe tu ritroverai
de i crisantemi da 'l cespuglio forte,
timidi come piccoli bambini,
vigili sentinelle della morte,
bianche sfingi da gli occhi sibillini.
(da "Le fiaccole", Roux & Viarengo, Roma-Torino 1905, pp. 61-62)
IL CRISANTEMO GIALLO
di G. A. Sanguineti (?-?)
Gelido spicca su la bottoniera
quasi fosse un enorme cuore giallo,
o cuore freddo e insano
ne l'eleganza della veste nera!
Tacito e fermo guarda con sarcasmo
la gente che d'intorno gli ribolle,
e nella torma folle
esala intanto il suo sottile miasmo
serenamente. E pare
un segnacolo triste del Destino,
un pacato ricordo sul cammino,
ricordo a chi non vuol più ricordare,
ricordo di quel Fato che ci opprime
con la feroce sua tranquillità.
(da "Il sorriso della sfinge", Montorfano & Valcarenghi, Genova MCMIX, p. 19)
Henri Biva, "Chrysanthemums and roses in a vase on a salver" (da questa pagina web) |