Col passare degli
anni, un po’ tutta l’umanità - a seconda delle personali esperienze e della
soggettiva sensibilità - comprende quanto sia importante avere amici;
l'amicizia è un sentimento umano intenso e rarissimo, che può rivelarsi
fondamentale per affrontare le difficoltà e i dolori che la vita spesso ci
propina. Ovviamente, più l'amicizia è intima e sincera, più ci scalda il cuore.
Purtroppo, molto spesso riteniamo di avere degli amici che, a ben guardare, non
sono tali; ciò comporta profonde delusioni e anche rabbia, se non addirittura
odio, verso persone che hanno barato, che ci hanno ingannato e, in alcuni casi,
si sono rivelati veri e propri nemici. Tuttavia, è difficile che nel percorso
esistenziale, un uomo o una donna non abbiano mai trovato almeno un amico o
un'amica autentici. In queste 10 poesie si parla raramente delle amicizie
"vere", mentre prevalgono i versi diretti ad amici perduti; tali
perdite si devono a svariati motivi: per lontananza, per decesso, per provata
falsità o per sopravvenuta incompatibilità di carattere. Insomma, anche in
queste poesie c'è la prova che l'amicizia è qualcosa di estremamente prezioso e
raro, e, una volta trovato il vero amico, è probabile che il rapporto
confidenziale possa interrompersi facilmente. Si può rinunciare all'amicizia,
magari per non soffrire quando questa viene a mancare, ma non si può smentire
il fatto che la vita priva di amici è assai dolorosa e difficile, per qualsiasi
essere umano.
L’AMICIZIA IN 10
POESIE DI 10 POETI ITALIANI DEL XX SECOLO
AGLI AMICI
di Gian Carlo
Artoni (1923-2017)
Come più
strettamente ramo a ramo
lega l'inverno,
ridotti all'essenza
di cose che
smarrito
hanno l'ombra e
l'incanto:
così di noi si
possa dire, quando
giunga al fine la
vita lentamente
sia spezzato nel
cuore quel silenzio
che affollava di noi
le più segrete
ore ed i giorni,
perché chi mai si
potrà abbandonare
tra braccia
amiche - e non sentirsi affranto
come a una resa -
se ognuno raccoglie
per sé sicuro al
volto un orizzonte
e d'altri fuochi
arde, né la fiamma,
altra che sia,
ora nasconde?
[da "Lo
stesso dolore e altre poesie nel tempo (1949-1966)", Diabasis, Parma 2014,
p. 103]
CANZONE PER
L'AMICO PERDUTO
di Carlo Bernard
(1909-1992)
Quando anche tu
partisti,
compagno
rovinato,
io compresi che
al mondo
non v'è forza che
possa trattenere
gli amici intorno
a noi.
S'era ancora nel
tempo
in cui sembrano
atroci
le più lievi
pene;
quando per poco
nel volto
si assume
un'aspra piega
e si muta il
saluto in una sfida.
Per ritrovare
intatta
fuor degli anni
l'immagine
della nostra vita
di allora,
oggi mesto
ritorno
sulla sinistra
riva del gran fiume,
ove, tra l'erbe
dure,
sorgeva chiara,
improvvisa,
tante finestre al
sole,
l'ultima casa che
abitammo insieme.
Qui sereni
perdemmo l'allegria
in facili riposi,
contemplando,
sulla bianca parete
di calce
il maestoso e
vuoto
paesaggio di
fronde.
Odorava allora
anche l'inverno,
di nebbia umida e
frolla
e di campagne
sommerse
nella molle
estate;
quando il fiume
nel suo corso lento
flutti sonori e
pieni ci recava
di notturni
acquarii.
Come peggiorato è
il nostro sentimento
così anche il
fiume è oggi cambiato:
un triste viale
separa le case
che chiudono le
rive in bianchi steli,
simile a lunga e
fredda tomba d'acqua.
(da «Circoli»,
giugno 1937)
LETTERA AD UN
AMICO MORTO
di Elena Bono
(1921-2014)
Tu siedi solo
presso le Nere Correnti,
non sai più nulla
di me.
Io vado solo per
l'Ingannevole Strada
ed ho perduto il
tuo volto.
Oggi ho trovato
quei versi che scrissi per te:
«I fiori del
sambuco».
- I fiori del
sambuco su dal veloce torrente:
pallore di isole
galleggiare
immoto
odore senza
memoria... -
Sopra il dolore
del cuore
lungamente ho
versato
l'odore senza
memoria
dei fiori del
sambuco,
odore pesante
pesante
sul peso del
cuore.
Un giorno...
un giorno, di me,
di te che cosa?
«I fiori del
sambuco...».
(da "Poesie.
Opera omnia", Le Mani, Recco 2007, p. 345)
AMICA...
di Gustavo
Brigante Colonna (1878-1956)
Amica, il nome
buono onde vi chiamo
Non cela
insidioso empio pensiero:
Limpido è il
nome, ed il mio cor sincero
Assente in dirlo
al candido richiamo.
Inganni ad altri
voi tendete; io tramo
Sottili intrighi
ad altre, e ne vo fiero:
Infidi entrambi,
nel gioco leggiero
Parafrasando la
menzogna: - t'amo...
Infidi ad altri;
a noi, se l'ora inclini
Su la futile
danza cortigiana,
Giova sentirci
semplici e vicini,
E, dimessi la
maschera e il sorriso,
Motteggiatori
nella farsa vana,
Securamente
riguardarci in viso.
(da «Vita
Letteraria», marzo 1910)
AGLI AMICI
di Franco Fortini
(1917-1994)
Si fa tardi. Vi
vedo, veramente
eguali a me nel
vizio di passione,
con i cappotti,
le carte, le luci
delle salive, i
capelli già fragili,
con le parole e
gli ammicchi, eccitati
e depressi,
sciupati e infanti, rauchi
per la
conversazione ininterrotta,
come scendete
questa valle grigia,
come la
tramortita erba premete
dove la via si
perde ormai e la luce.
Le voci odo
lontane come i fili
del tramontano
tra le pietre e i cavi...
Ogni parola che
mi giunge è addio.
E allento il
passo e voi seguo nel cuore,
uno qua, uno là,
per la discesa.
(da "Tutte
le poesie", Mondadori, Milano 2014, p. 214)
PER LA MORTE DI
UN AMICO
di Gino Geròla
(1923-2006)
Il tuo tempo s'è
spento, sulla terra
il peso dei tuoi
occhi
apre una notte
immensa.
Corrono l'aria
brividi. È crollato
il mondo fra le
tue pareti.
Vive solo la
fiamma
dei doppieri.
Smarrita
rompe la nostra
voce nella veglia
del tuo volto
vetrato.
E fuori il giorno
già risveglia i tetti,
sciami di canti
portano gli uccelli
per le strade
dell'alba. Il cuore antico
delle stagioni
imperturbato pulsa.
[da "La
valle e periferia (1943-1995)", Edizioni Osiride, Rovereto 2001, p. 54]
AGLI AMICI
di Daria
Menicanti (1914-1995)
Quando come un
convitato sazio
lascerò il vostro
banchetto, amici,
sola e persuasa
sola e guardinga
senza salutare
nessuno nessuna,
non richiamatemi
indietro, per favore:
così sono stanca
di tante vite
di tutte queste
possibilità.
Dunque lasciatemi
scendere ai morti
restare insieme
con i miei morti
ricchezza della
mia solitudine.
Al tempo
lasciatemi, il tempo fraterno,
che su di me
leggermente si chiuda.
(da "Il
concerto del grillo", Mimesis, Milano-Udine 2013, p. 209)
CANZONETTA DEL
FALSO AMICO
di Renzo Pezzani
(1898-1951)
Anforetta di
veleno
cuore di
serpentello
annidato nel nome
di fratello
come lo spino del
buon fieno.
Spiga tarda e
maligna
che sole e piova
si busca
poi che tra buone
spighe alligna,
ma al mulino dà
solo crusca.
O velato
d'effimera grazia,
fiore di cicuta
greca!
Nuvola bassa e
bieca
che il giardino
guata e strazia.
Piccola putrida
fogna:
se canti è il
rospo che canta:
contro il cielo
il tuo fango vanta
contro l'ala, la
carogna.
La luce del dì
gli occhi ti fora
come il lombrico
ti denuda;
trenta danari
bastarono a Giuda
tu per tradirmi
ne chiedi ancora.
Viperetta di nova
pelle
che piangi con
falso lagno
mi morderai il
calcagno
ma l'anima è con
le stelle.
(da «L'Eroica»,
marzo 1930)
AMICO TI CONOSCO
di Gianni Rodari
(1920-1980)
Amico, ti
conosco, sei di quelli
che bisogna far
vivere a spintoni,
cacciare avanti a
calci,
sempre in cerca
d'una spalla, d'una giacca
per piangervi
sopra lacrime troppo dolci,
sempre in crisi
come uno che ha perso l' ombrello
in un giorno di
nubifragi,
con le tasche
piene di drammi, di fiammiferi
che non si
accendono,
di passioni
scadenti,
di lamenti
appiccicaticci,
sempre in caccia
di qualcuno che porti il tuo zaino,
con le orecchie
piene di buone parole
che rubi agli
altri,
ruberesti il
lecca-lecca a un bambino,
nel filobus ti
appoggi sulla schiena del vicino,
amico, vorrei
tanto non conoscerti,
poterti cambiare
con un miliardo di zanzare.
(da "Il
cavallo saggio", Editori Riuniti, Roma 1990, p. 60)
IL GRANDE AMICO
di Leonardo
Sinisgalli (1908-1981)
È qui l'amico a
cui diedi
metà della mia
anima.
Conserva le mie
lettere
di ragazzo dentro
un cofanetto.
Mimì non si è
mosso
da cinquant'anni,
sfascia
le sedie, le
botti, rilegge
gli stessi libri.
Gli vado incontro
ma passa oltre,
deve pensare che
io sia morto.
(da "Mosche
in bottiglia", Mondadori, Milano 1975, p. 16)
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JC Mar, "Amistad - Friendship" (da questa pagina web) |