domenica 22 dicembre 2024

La nebbia in 10 poesie di 10 poeti italiani del XX secolo

 La nebbia è un fenomeno meteorologico che caratterizza gran parte della stagione autunnale e di quella invernale. Nei versi dei poeti italiani del XX secolo la nebbia è ben presente, ed è descritta in modi assai diversi, ma quasi tutti riconducibili a sentimenti di tristezza e di malinconia. Si parla di paesaggi sfocati, confusi, in cui domina un misto di sonnolenza e immobilità; tutto è spento, desolato, vuoto, e il silenzio domina incontrastato. La nebbia, quando avvolge i luoghi in cui gli esseri umani si ritrovano abitualmente, sembra portatrice di una sorta d'incantesimo, capace di paralizzare qualsiasi attività. Eppure anche la nebbia ha un suo particolarissimo fascino, perché dove arriva lei, tutto ciò che esisteva in precedenza si dissolve, e nasce un mondo quasi invisibile, favoloso e misterioso; per questo motivo sono molti i poeti che amano la nebbia.



LA NEBBIA IN 10 POESIE DI 10 POETI ITALIANI DEL XX SECOLO



LE CANDIDE NEBBIE

di Antonio Chiarelotto (1908-1996)


Le candide nebbie ora salgono

e s'affondano lenti i casolari.


Da logge,

su abissi di lucide notti,

gemme cadono

e rugiade di luna.


Tra rocce e declivi

lunghe vele tessono i pini.


Nei sentieri sepolti

si spengono le fontane.


Sta la tristezza dei crocifissi.


[da "Poesie (1937-1985)", All'Insegna del Pesce d'Oro, Milano 1986, p. 33]





NEBBIA BASSA

di Carlo Chiaves (1882-1919)


Su la pianura e sovra i colli è scesa

la nebbia del mattino, e li ha sepolti:

posan deserti entro la nube avvolti

i campi in lunga e placida distesa.


L'occhio non squarcia il vel: solo la Chiesa

del cimitero si distingue: e, sciolti

fuori dal bigio mar, diritti e folti

spuntano i pioppi, con la chioma accesa,


Però che il sole è sorto, e già le alture

somme ed i campanili, esili, eccelsi,

col primo lume de' suoi raggi, indora.


Ma in lunghe file, gelide ed oscure

come la plebe ignara, i bassi gelsi

stan fra le nebbie, sonnecchiando ancora.


(da "Tutte le poesie edite e inedite", IPL, Milano 1971, p. 205)





ORA DI NEBBIA

di Alda Cortella (1924-1954)


                                                          a Giorgio

Ogni canzone è muta.

La nebbia dona alle mie ciglia

perle di spazi infiniti,

echi di cieli lontani,

sofferte ombre d'amore

fatte d'immenso.


Io dormo:

le forme sospese dei rami

si sciolgono in pietre sommerse.


La nebbia si nutre

di larve di sogni:

e tu

hai il viso bagnato.


(da "Poesie edite e inedite", Rebellato, Verona 1983, p. 58)





EFFETTO DI NEBBIA

di Corrado Govoni (1884-1965)


Sono sempre ubbriaco della pioggia

marcia del natio Po

in cui le foglie morte

dei pioppi sono state in infusione;

e la grappa infuocata della nebbia

che sommerge in autunno il mio paese

mi vien fuori dagli occhi di turchese.


(da "Preghiera al trifoglio", Casini, Roma 1953, p. 148)





COLTRE D'UMIDA NEBBIA

di Margherita Guidacci (1921-1992)


Coltre d’umida nebbia, di muschio e di silenzio. 

Il colchico prorompe dal cuore dei morti. 

La stagione ha compiuto il suo arco e noi con essa. 

Come un grande perdono che a nessuno si nega 

sarà l’ultimo sonno.


(da "Le poesie", Le Lettere", Firenze 1999, p. 168)





NEBBIA E SOLE

di Mario Rivosecchi (1894-1981)


Il rombo del mare senza luce

s'accorda al cielo, privo di sole.

Ogni ridente aspetto d'alberi e case,

avvolto nella nebbia, tace.

    Quando un raggio vince la foschia,

e torna vivo il sentiero di sole e d'ombra,

in petto a me l'atteso palpito rischiara,

vince la mestizia dell'ora.

    Di quanta paziente attesa,

mi siete maestre, piante amiche.


(da "Tutte le poesie e le prose poetiche", Fast Edit, Acquaviva Picena 2008, p. 281)





TRA GLI ALBERI

di Lalla Romano (Graziella Romano, 1906-2001)


Tra gli alberi

tu ti allontani

ti volgi ogni tanto

e rispondi

al cenno della mia mano


Io sento

pulsare il sangue

e nel mio capo il rombo

crescere

fin che una nebbia scende

sugli occhi e sul paese intorno


Alto

fanno gli uccelli e disperato strido


(da "Poesie", Einaudi, Torino 2001, p. 33)





STRACCI DI NEBBIA LENTI

di Camillo Sbarbaro (1888-1967)


Stracci di nebbia lenti

e cenere d'ulivi.

Quasi a credere stenti

che vivi. 


È la pioggia una ninna‐

nanna di triste fanciulla;

al corpo che giace

la terra, una culla.


Romano di Ezzelino, 1918


(da "L'opera in versi e in prosa", Garzanti, Milano 1985, p. 123)





LA NEBBIA

di Enrico Thovez (1869-1925)


Nebbia argentina d'agosto, tenue fantasma d'autunno!

Fluttua leggera sui prati, fuma negli alberi foschi

e mi ricinge da torno di un impalpabile velo.

Ne sento l'umido abbraccio, il vago brivido dolce,

sento l'odor dell'autunno! La vasta pace serena

cui sorge incontro col vento dai prati verdi e dai boschi,

e il caro tempo ineffabile risorge a un tratto nell'anima.

Le vigne brune di grappoli, l'acuto odore del mosto

dai tini colmi, i richiami miti e sommessi dei tordi,

e i lunghi gridi ed i mesti cori dei vendemmiatori!

E lo svanito profumo dei sogni spenti, e lo stanco

desio di sogni più dolci, e il tardo incredulo ardore,

e la serena dolcezza dispensatrice d'oblìo.


(da «Nuova Antologia», 1° maggio 1903)





LA NEBBIA

di Cesare Vivaldi (1925-1999)


Oh l'apparenza incerta

delle cose! La via

annebbiata, e quest'erta


scala dell'osteria

dove chiedo un caffè!

Nella malinconia


dell'alba penso a te,

e il cuore mi si strappa

dal petto. Fino a che


la nebbia non s'aggrappa

ai più chiari pensieri,

con un gusto di grappa


dentro spessi bicchieri.


(da "Poesie 1952/1992", Newton Compton, Roma 1993, p. 10)


Charles Monet, "The_Houses_of_Parliament" (Effect_of_Fog)
(da questa pagina web)


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