Prospettive è il titolo di una rivista mensile di letteratura ed arte che fu fondata e diretta da Curzio Malaparte a Firenze, nel 1936. Nei primi tre anni di vita, Prospettive si mantenne su una linea prudente, trattando temi cari al regime fascista. Quindi cambiò nettamente il suo programma, e, partendo da una piattaforma ermetica, tentò di inserirsi sulla scia delle avanguardie europee. Tra i temi maggiormente trattati nel periodo più significativo dalla rivista che aveva cambiato anche sede (da Firenze si trasferì a Roma), ci sono quelli del surrealismo - con il tentativo di creare una corrente tutta italiana del movimento ideato da André Breton - e una rivalutazione del romanzo, contrapposto alla prosa d'arte. Tra i collaboratori di Prospettive, si ricordano i nomi di Carlo Bo, Alfonso Gatto, Mario Luzi, Alberto Moravia, Gianfranco Contini e Alessandro Parronchi. Prospettive cessò le sue pubblicazioni nel 1943. Ecco infine tre poesie pubblicate per la prima volta sulla rivista diretta da Curzio Malaparte.
PAUSA
di Filippo De Pisis (Luigi Filippo Tibertelli, 1896-1956)
Nel folto diradato, luce improvvisa,
ombre di antichi fantasmi
sul terreno grigio prezioso.
Ozioso il cuore va in cerca della grazia.
La piccola tavolozza impugnata
il pennello nella mano volante
il rosa magico di rose vive
davanti, un po' lontane
fissavo, cantando piangendo
beato e stonavo.
Dalla camera accanto
la vecchia cantante
à ripreso il motivo
con dolce stanchezza nostalgica.
Ho taciuto vergognoso:
Cocò l'à rifatta
con variazioni strane.
Di là dai vetri chiusi
(croce di Malta il telaio)
una piccola stella è comparsa
assetata, disperata a guardarmi.
(da «Prospettive», 15 gennaio 1941)
PIAZZA
di Guido Hess (1909-1990)
Svegliarsi di mattina.
Percorrere le stese
che azzurri marinai
hanno sempre percorso
carichi di stelle marine
e di pesci dalle squame
argentee
che poi verranno sepolti in ceste
sotto un'ampia foglia verde.
E presto il sole apparirà
dietro la collina
bagnando la piazza
rossa di oleandri.
Noi attraverseremo la piazza
e scivolando dalla banchina
cadremo in mare.
Qualcuno seguiterà il canto.
Un giorno persino le formiche
canteranno. O assisteremo
allo sterminio compiuto
da giganti dinosauri
scheletri risorgenti
dalla superfice del mare.
Un altro giorno la grigia
dentatura di un teschio
d'animale vomiterà
cuori vegetali.
Vivremo in un paese d'alghe
e di spugne, (tra mille sorprese)
d'alberi e di reti.
Svegliarsi di mattina.
Di notte riposare
con sotto la nuca
il muschio soffice.
(da «Prospettive», 15 febbraio - 15 marzo 1941)
NATALE 1941
di Luigi Capelli (1914-2002)
Andrò verso la noia,
poi che non so dove andare.
Fischia il treno invisibile
di là ancora dell'ansa, già l'attesa
lo misura al fragore
che l'aria così dolce porta come
voce da sempre vana a decifrare.
Andrò verso la noia,
siamo io e lei ad andare.
Città grande e lontana,
tento sempre la prova,
non cerco la tua gioia
folta e subito vana.
E che mai cerco? È questo,
o solitaria immensa,
che il mio core ritenta
così piccolo e solo d'imparare.
Andrò verso la noia,
poi che non so dove andare.
(da «Prospettive», 15 agosto - 15 settembre 1941)
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