domenica 15 dicembre 2024

Riviste: "Prospettive"

 Prospettive è il titolo di una rivista mensile di letteratura ed arte che fu fondata e diretta da Curzio Malaparte a Firenze, nel 1936. Nei primi tre anni di vita, Prospettive si mantenne su una linea prudente, trattando temi cari al regime fascista. Quindi cambiò nettamente il suo programma, e, partendo da una piattaforma ermetica, tentò di inserirsi sulla scia delle avanguardie europee. Tra i temi maggiormente trattati nel periodo più significativo dalla rivista che aveva cambiato anche sede (da Firenze si trasferì a Roma), ci sono quelli del surrealismo - con il tentativo di creare una corrente tutta italiana del movimento ideato da André Breton - e una rivalutazione del romanzo, contrapposto alla prosa d'arte. Tra i collaboratori di Prospettive, si ricordano i nomi di Carlo Bo, Alfonso Gatto, Mario Luzi, Alberto Moravia, Gianfranco Contini e Alessandro Parronchi. Prospettive cessò le sue pubblicazioni nel 1943. Ecco infine tre poesie pubblicate per la prima volta sulla rivista diretta da Curzio Malaparte.





PAUSA

di Filippo De Pisis (Luigi Filippo Tibertelli, 1896-1956)


Nel folto diradato, luce improvvisa,

ombre di antichi fantasmi

sul terreno grigio prezioso.

Ozioso il cuore va in cerca della grazia.

La piccola tavolozza impugnata

il pennello nella mano volante

il rosa magico di rose vive

davanti, un po' lontane

fissavo, cantando piangendo

beato e stonavo.

Dalla camera accanto

la vecchia cantante

à ripreso il motivo

con dolce stanchezza nostalgica.

Ho taciuto vergognoso:

Cocò l'à rifatta

con variazioni strane.

Di là dai vetri chiusi

(croce di Malta il telaio)

una piccola stella è comparsa

assetata, disperata a guardarmi.


(da «Prospettive», 15 gennaio 1941)





PIAZZA

di Guido Hess (1909-1990)


Svegliarsi di mattina.


Percorrere le stese

che azzurri marinai

hanno sempre percorso

carichi di stelle marine

e di pesci dalle squame

argentee


che poi verranno sepolti in ceste

sotto un'ampia foglia verde.


E presto il sole apparirà

dietro la collina

bagnando la piazza

rossa di oleandri.


Noi attraverseremo la piazza

e scivolando dalla banchina

cadremo in mare.


Qualcuno seguiterà il canto.


Un giorno persino le formiche

canteranno. O assisteremo

allo sterminio compiuto

da giganti dinosauri

scheletri risorgenti

dalla superfice del mare.


Un altro giorno la grigia

dentatura di un teschio

d'animale vomiterà

cuori vegetali.


Vivremo in un paese d'alghe

e di spugne, (tra mille sorprese)

d'alberi e di reti.


Svegliarsi di mattina.


Di notte riposare

con sotto la nuca

il muschio soffice.


(da «Prospettive», 15 febbraio - 15 marzo 1941)





NATALE 1941

di Luigi Capelli (1914-2002)


Andrò verso la noia,

poi che non so dove andare.


Fischia il treno invisibile

di là ancora dell'ansa, già l'attesa

lo misura al fragore

che l'aria così dolce porta come

voce da sempre vana a decifrare.


Andrò verso la noia,

siamo io e lei ad andare.


Città grande e lontana,

tento sempre la prova,

non cerco la tua gioia

folta e subito vana.

E che mai cerco? È questo,

o solitaria immensa,

che il mio core ritenta

così piccolo e solo d'imparare.


Andrò verso la noia,

poi che non so dove andare.


(da «Prospettive», 15 agosto - 15 settembre 1941)


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