Tu non fai versi. Tagli le camicie
per tuo padre. Hai fatta la seconda
classe, t'han detto che la Terra è tonda,
ma tu non credi... E non mediti Nietzsche...
Mi piaci. Mi faresti più felice
d'un'intellettuale gemebonda…
Tu ignori questo male che s'apprende
in noi. Tu vivi i tuoi giorni modesti,
tutta beata nelle tue faccende.
Mi piace. Penso che leggendo questi
miei versi tuoi, non mi comprenderesti,
ed a me piace chi non mi comprende.
COMMENTO
In questi versi di Guido Gozzano, che fanno parte del celebre poemetto intitolato "La signorina Felicità ovvero la Felicità", il poeta piemontese descrive intellettualmente una giovane donna che conosceva e alla cui casa soggiornava spesso. Leggendo i primi versi si potrebbe intuire che Gozzano quasi disprezzi questa figura femminile per nulla istruita, dedita esclusivamente ai lavori ed alle faccende di casa. Ma proseguendo nella lettura ci si accorge invece che il poeta loda l'ignoranza della donna, perché è proprio la mancanza d'istruzione e di conoscenza che la rende affascinante e, soprattutto, autentica. Credo che questa tipologia di figura femminile sia sempre esistita ed esista ancora: vi sono tante donne (e ciò vale anche per gli uomini) che, pur avendo studiato poco, grazie agli insegnamenti dei padri e delle madri, hanno acquisito una bonarietà, una gentilezza ed una generosità che oggi sono rarissime. Insomma, si può affermare che gli studi sono importanti, ma per saper vivere, per essere sé stessi e per ottenere la stima altrui, occorrono ben altre cose.
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