domenica 8 agosto 2021

Poeti dimenticati: Vincenzo Riccardi di Lantosca

 

Nacque a Rio de Janerio nel 1829 e morì a Ravenna nel 1887. Dal Brasile, dove suo padre era esule, ben presto si spostò in Italia, dove potè iniziare gli studi. Dopo aver frequentato l'università, divenne insegnante; fu provveditore agli studi in molte località italiane, tra le quali Siena, Bari e Ravenna. In quest'ultima città si spense non ancora sessantenne, a causa delle precarie condizioni di salute che il Riccardi si portava dietro già da parecchi anni. Come poeta, inizialmente seguì le orme del Tommaseo e del Prati; poi, si dimostrò un anticipatore di tendenze letterarie come il realismo e la scapigliatura.

 

Vincenzo Riccardi di Lantosca


 

Opere poetiche

 

"Dall'Alpi all'Adriatico. Ritornelli italiani", Tip. Letteraria, Torino 1860.

"Viaggio nell'ombra. Mille versi", Galatola, Catania 1869.

"Le isole deserte. Memorie", Loescher, Torino 1877.

"Poesie scelte", Barbèra, Torino 1900.

 

 

Presenze in antologie

 

"I Poeti Italiani del secolo XIX", a cura di Raffaello Barbiera, Treves, Milano 1913 (pp. 1050-1052).

"Poeti minori del secondo Ottocento italiano", a cura di Angelo Romanò, Guanda, Bologna 1955 (pp. 107-117).

"I poeti minori dell'Ottocento", a cura di Ettore Janni, Rizzoli, Milano 1955-1958 (vol. III, pp. 115-121).

"Poeti minori dell'Ottocento", a cura di Luigi Baldacci, Ricciardi, Napoli 1958 (pp. 943-956).

"Poeti minori dell'Ottocento italiano", a cura di Ferruccio Ulivi, Vallardi, Milano 1963 (pp. 383-394).

"Poesia dell'Ottocento", a cura di Carlo Muscetta ed Elsa Sormani, Einaudi, Torino 1968, Volume secondo, pp. 1332-1373).

"Secondo Ottocento", a cura di Luigi Baldacci, Zanichelli, Bologna 1969 (pp. 1123-1130).

"Poesia italiana dell'Ottocento", a cura di Maurizio Cucchi, Garzanti, Milano 1978 (pp. 284-291).

 

 

Testi

 

 

 

SUNT LACRYMAE RERUM

 

È un mattin di Febbraio

Scialbo, increscioso, tetro;

Piange fra l'asse e il vetro

Della finestra il tremulo rovajo.

 

Ed io le rime appajo,

Che, obbedienti al metro,

Corrono innanzi, indietro,

Come la navicella sul telajo.

 

Così tessendo vado

Il mio sudario, grado

A grado; e penso all'opera compita,

 

Con una stretta al core,

Povero tessitore,

Che odio la morte senza amar la vita!

 

(da "Poesie scelte", Barbèra, Torino 1900, p. 7)

 

 

 

 

NOX

 

Come i panni del tuo letto eri bianca,

       Quando affermò il dottore

       Ch'eri morta, e il pretore

Che t'eri uccisa. A niun dicesti «addio»,

E niun «addio» ti disse. Anima stanca,

Riposa. Non temer; tutto è compiuto.

       Ché se in fiero desio

Vagheggiasti la Notte, or che hai potuto

Abbracciarla, di nulla ti rimembra,

O il tuo presto partir tardi ti sembra.

 

(da "Poesie scelte", Barbera, Firenze 1900, pp. 12-13)

 

 

 

 

IN CAMPO SANTO

 

Taci; la morta gente

Non si risvégli, o cara;

Congiunti nella bara,

Noi dormirem così:

E pregherem, che alcuno

Non susciti, importuno,

Il cor che finalmente

Nel sonno irrigidì.

 

(da "Poesie scelte", Barbera, Firenze 1900, p. 14)

 

Nessun commento:

Posta un commento