Com'è bello quel
colore azzurro che si vede alzando gli occhi in certe giornate serene, limpide,
poco prima dell'estate! E ancor più bello appare se popolato da rondini e se
qua e là si nota una piccola nuvola bianca; in realtà quel bel colore che noi
tutti possiamo ammirare, è soltanto un'illusione ottica, dovuta all'interazione
dei raggi del sole con l'atmosfera terrestre. Pur sapendo questa inoppugnabile
verità, guardare il cielo ci fa comunque piacere, e non ci stancheremmo mai di
farlo; e ancor più piacevole è sognare che, superata la volta celeste, esista
un paradiso dove poter ritrovare, terminata l'esistenza, tutte le anime dei
nostri cari che non sono già più. Queste dieci poesie sono dedicate al cielo o
all'azzurro, come viene definito da qualche poeta qui presente. Tra di esse,
ritorna maggiormente il tema della fanciullezza; e, a tal proposito, anch'io
ricordo che quand'ero bambino spesso guardavo il cielo, e il vederlo sereno già
mi era sufficiente per provare un senso di felicità inspiegabile, che mai più
negli anni è ricomparso. Per il resto, ci sono versi che si limitano a
ringraziare Dio per aver creato il cielo ed altri meravigliosi spettacoli; chi
vede nel cielo qualcosa che somiglia ad esseri umani vissuti nel passato; chi
cerca il suo personale e inarrivabile cielo; chi si limita a godersi la visone
dell'azzurro e di tutto il resto che lo circonda; chi è affascinato e incantato
dal cielo notturno; chi preferisce sottrarsi alla vista di uno spazio talmente
vasto da incutere timore e chi, infine, si lamenta per il fatto incontestabile
che gli uomini, nelle città, hanno costruito una serie di edifici talmente alti
da impedire la visione del cielo.
IL CIELO
UMANAMENTE SI COLORA
di Giulio
Arcangioli (Firenze 1881 - Viareggio 1943)
Il cielo
umanamente si colora.
I monti hanno,
come le viole,
la forma
mortuaria del viso.
(da "I
semidei", Giardini Editori e Stampatori, Pisa 1974, p. 106)
L'AZZURRO
di Carlo Betocchi
(Torino 1899 - Bordighera 1986)
Noi non abbiamo
che mura,
per ascendere, e
gronde di tetti
per limitare,
dalla oscura
linea fitta di
bocche d'embrici:
perciò requie
chiediamo all'azzurro
che ci infesta
con messi di rondini;
perciò ci
ascoltiamo nell'urlo
opaco delle
ciminiere... Son giorni,
son anni, secoli
di negrore
per l'uomo che ha
eretto lentamente
il tugurio,
impastato il sudore
con la polvere,
finché la mente
splendesse più
alta. Sola
una mètope bruna,
lassù, un architrave
si fende: ma
viene in una gola
tesa la linea di
un canto soave.
Pur non abbiamo
pace: l'azzurro
è più forte, e
profonde l'anima
in
un'inesauribile energia
di tristezza. Una
madre, al sussurro
che ne deriva per
l'etere
ha steso le sue
bianche bende,
alta, sospesa
nell'essere
che si ignora, e
non chiede più nulla.
(da "Tutte
le poesie", Mondadori, Milano 1984, pp. 146-147)
NON C'È SOLE NÉ PIOGGIA...
di Vittorio
Bodini (Bari 1914 - Roma 1970)
Non c'è sole né
pioggia: il cielo è bianco
ed una strada
volta chissà dove.
Neri sotto gli
ombrelli neri stanno
due contadini
seduti in fondo a un campo
per sottrarsi
alla vista di tanto cielo.
(da "Tutte
le poesie", Besa, Lecce 1997, p. 193)
CIELO DI SERA
di Idilio
Dell'Era (Chiusi 1904 - Manziana 1988)
Cielo di sera
illuminato,
io più di ogni
altro ti amo,
incendio d'oro
sul prato
e s'indeserta
l'albero
e l'uccellin sul
ramo.
Cielo di sera,
segnami
il tuo morire in
fronte,
di un'altra età
son io
il figlio
trascurato
né più il domani
è mio.
(da "Cielo
di sera", IPL, Milano 1983, p. 11)
AZZURRA
di Oreste Ferrari
(Bezzecca 1890 - Bellinzona 1962)
Gli alti pini
salgono in rade schiere
fino in cima al
monte, nel cielo; al vento
palpitano con
luccichìi d'argento
e ombre leggere.
Mastico una
foglia di menta acerba,
steso nel tepore
biondo del sole,
steso in una
verde frescura di erba
e di parole:
parole di grilli,
di api e di uccelli,
che fioriscono
lievi nelle illese
trasparenze e
cullano i pini snelli
in lente ascese.
Godo il sole caldo;
bevo la luce,
l'aria e il canto
di questa ora presente
ch'è sempre
stata, che si riproduce
perennemente.
E tutto aderisce
a me, come il dono
trepido
dell'aria: umano e terrestre,
m'immergo nel
verde: m'incielo, e sono
tutto cilestre.
I morti si avvolgono
nelle loro
fantasmagorie
colore di cielo;
sole emergon dal
favoloso velo
le cime d'oro.
Canto, e mi
dileguo in questo stupore
eterno, in questa
pienezza terrestre:
e tutta arde con
me, nel mio splendore,
l'anima alpestre.
(da
"Poesie", Tallone, Parigi 1956, pp. 17-18)
SCALATA AL CIELO
di Luigi
Fiorentino (Mazara del Vallo 1913 - Trieste 1981)
Alta, lassù, è la
celeste volta
dove brillano
fiori (e sono mondi!),
vagano ombre in
affannosi tempi.
Misteriosa la
voce che mi chiama
a salire. Scalata
senza fine.
Aspra ed ansiosa.
Invano cerco il mio
cielo (come
lontano!) ed ho perduto
la terra. Invano
chiamo tra quei mondi
spersi. Sola,
senz'eco, la mia voce
nei profondi
silenzi della notte.
(da "Scalata
al cielo", Ausonia, Siena 1948, p. 27)
CIELO
di Giulio
Gianelli (Torino 1879 - Roma 1914)
Ad Angelo S. Novaro
Nel floreale
cielo del vespero
v'ha un'esistenza
d'aeree cose:
tra lini e rose
vestizioni di
bimbe e spose
che mentre io
guardo sfumano già.
Non v'è più terra
non v'è più uomini,
per me: soltanto
quella fiorita...
Ah la mia vita,
Così sognata,
così vanita
ne l'infantile
serenità!
(da "Intimi
vangeli", Streglio, Torino-Genova 1908, p. 20)
IL CIELO
di Oreste
Marchesi (Copparo 1894 - ivi 1949)
quello sì è un
re!
ci condanna - ci
esalta
- ci premia
e ci fa vedere
leoni
pesci-uccelli-monti
mari e cannoni
luminosi
gingilli-frittate
e meloni
c'è di tutto su
quel palcoscenico
uomini - donne
ignude
... e senza
tremito
c'è luce anche di
notte
orchestra a forti
timpani
e grandi fuochi
d'artificio
che ti portano in
casa
senza sacrificio
l'umanità.
(da "I poeti
del Futurismo 1909-1944", Longanesi, Milano 1978, p. 549)
CIELO RIAPERTO
di Agostino
Richelmy (Torino 1900 - Collegno 1991)
E mai saprò quei
tramiti del bosco
inventati da
lepri fuggitive,
né i ruscelli che
maggio riavvia...
ché ancora il
paradiso non conosco;
ma il ridisceso
dalla croce Iddio
accolto sui
ginocchi dalla Madre,
e il Cielo
riaperto eran le immagini
che irraggiavano
infanzia e fanciullezza.
(da
"Poesie", Garzanti, Milano, 1992, p. 194)
PER IL CIELO
di David Maria
Turoldo (Coderno 1916 - Milano 1992)
Per il cielo e
per il mare
per la rena tutta
di oro
nel barbaglio
della luce:
un tappeto tutto
oro
ai piedi della
Vergine:
per queste onde e
questa luce
ti rendo grazie,
Signore.
(da "Il
grande male", Mondadori, Milano 1987, p. 71)
"Journey to the sky", The Kosova National Art Gallery
(da questa pagina web)
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