domenica 7 febbraio 2021

Poeti dimenticati: Gino Del Guasta

 

Nacque a Pisa nel 1875 e ivi morì nel 1940. Laureatosi in medicina, assai giovane iniziò a collaborare con riviste e giornali d'indirizzo politico e letterario; tra l'altro scrisse su Il Libertario, Il Pensiero, Il Razionalista e L'Avvenire anarchico. A proposito di anarchia, Del Guasta fu un seguace di questa dottrina politica per tutta la vita, ancor di più dopo aver conosciuto Pietro Gori, con cui strinse anche una profonda amicizia. Svolse contemporaneamente la professione di medico, e pubblicò anche alcuni volumi poetici. I versi di Del Guasta si distanziano dal suo pensiero politico, ed esternano i sentimenti di un uomo sopraffatto dalla malinconia e sofferente per un amore impossibile. Sorprendente risulta anche, leggendo alcune poesie, la sua fede cristiana, che ovviamente per un anarchico è un elemento quanto meno stravagante.

 

 

Opere poetiche

 

"L'anima che piange sulla tomba delle memorie", Tip. Franceschetti, Navacchio 1909.

"Rimembranze d'amore", Tip. Franceschetti, Navacchio 1910.

"Mentre spuntano gli astri", Tip. Coop. Germinal, Pisa 1914, 1921 (2° ed.).

"Fiori per l'altare della Vergine", Arti grafiche Pacini-Mariotti, Pisa 1928.

 



 

Presenze in antologie

 

"L'Adunata della poesia", 2° edizione, a cura di Arnolfo Santelli, Editoriale Italiana Contemporanea, Arezzo 1929 (pp. CCXXII-CCXXIII).

"Cenacolo: Antologia di poeti d'oggi", a cura di Francesco Addonizio e Francesco Giovinazzo, Luce Intellettual, Palermo 1931 (pp. 112-116).

"Poeti simbolisti e liberty in Italia", a cura di Glauco Viazzi e Vanni Scheiwiller, Scheiwiller, Milano 1967-1972 (vol. 2, pp. 100-101).

 

 


Testi

 

MENTRE SCENDE LA SERA

 

Vieni, suora paradisiaca,

discendi la bianca gradinata

del convento a specchio del mare...

Vieni, ti ho fatto con le mie lacrime

un rosario di gemme

per le tue preghiere.

Già tornano i pescatori

e più dolce si lamenta l'onda...

È l'ora che l'anima mia

con la tua comunica

in un'estasi celestiale...

Già sfumano i monti lontani

fra dolci, fra molli vapori

di viola; tra bizantini ori

ed Espero brilla nel cielo...

Come sei bianca, come sei bella!

Chi sei? forse un giorno ci amammo

un memorabile giorno,

in una vita anteriore,

chi sa in quale astro, sorella,

chi sa dove, chi sa quando?

Dove ho visto il tuo ovale divino?

Fra gli angeli del Botticelli?

fra le madonne del Perugino?

Ave o giglio della convalle,

ave o stella pensosa del vespero!

Tutto passa! libiamo, sorella

alla coppa maliarda d'amore.

Vieni, l'anima mia intenerita

d'amore già vola leggera

al cielo stellato,

come una preghiera.

Vieni. Oh dolce attardare

su i tuoi beati cigli

la mia bocca innamorata

qui, sull'orlo del mare

lungamente, nella notte stellata!

Vieni. Già palpita il mare

come nuzial velo

di sposa ai baci di un angelo.

È l'ora che l'anima mia

con la tua comunica

in un'estasi celestiale...

Già sfumano i monti lontani

tra dolci, tra molli vapori

di viola, tra pallidi ori

ed Espero brilla nel cielo...

 

(da "L'anima che piange sulla tomba delle memorie", pp. 10-12)

 

 

 

SANTE RELIQUIE


C'è in quest'arca d'avorio un pio tesoro.

È una crocetta che teneva al collo,

la mamma morta. Con un fil di voce

me la dette nei dì dell'agonia.

 

Disse: Figliuolo, in mezzo alla tempesta,

la navicella tua vada al suo porto,

ama chi t'odia e con chi soffre il pane

spezza, contento della magra cena.

 

Di bontà nutri i giorni tuoi dolenti,

che vendemmia n'avrai d'arcane gioie

come chi ara un solco, con speranza.

 

Disse e spirava. Sovra lei dal cielo

piovea un nembo di gigli e il sol cingea

d'eterni rai l'angelicata fronte.

 

(da "Mentre spuntano gli astri", p. 56)

 

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