I.
Suono di cornamusa lento lento
nell'aria solitaria e grigia io sento:
eco lontana, fievole lamento,
suono di cornamusa lento lento.
II.
O lento suon di cornamusa, alfine
dopo tanto silenzio riudito,
sei forse l'ombra delle mie divine
malinconie, sei forse un mesto invito?
Donde? Dai giorni dell'adolescenza
tenera? O pur dai giorni dell'amore?
O rechi il gemmeo sogno delle aurore
montane nella tua lenta cadenza?
Prati nell'alba, o suon di cornamusa,
e, presso, le montagne alte di neve;
e tu t'effondi nel silenzio greve,
lento lamento della cornamusa.
III.
Oh non cessare, cornamusa lenta;
versami tutta in cuor la tua parola
che ammonisce nell'ombra e che rammenta!
Ch'io mi profondi in lei, ch'io mi risenta
qual ero allora, simile ad ajuola
in cui germogli tenera sementa.
La cornamusa è il titolo di una poesia di Angiolo Orvieto (Firenze 1869 - ivi 1967). Io l'ho
trascritta dal volume Verso l'Oriente,
pubblicato dall'editore Treves di Milano nel 1902; qui la si legge alle pagine
197-200. Sempre nel 1902, la medesima poesia comparve anche nella rivista «L'Illustrazione
Popolare»; qui, però, c' è una variante al 9° verso della seconda parte (Gemi al posto di Prati) e manca la dedica: Ad
Angelo Conti, presente nella raccolta citata (come si nota anche nella foto
in alto). successivamente, La cornamusa
riapparve in una ulteriore raccolta poetica dello scrittore toscano¹, e,
infine, in Poesie scelte: volume che
ripercorre tutta la carriera poetica di Orvieto². Il tema della poesia è
rappresentato dallo strumento musicale detto "cornamusa" e dal suo
tipico suono. La cornamusa appartiene alla famiglia degli oboi, ed è molto
usata in paesi del nord Europa come il Regno Unito e l'Irlanda. In Italia,
invece, è molto più usata la zampogna, che in parte somiglia alla cornamusa. E
forse pensando al suono delle zampogne, il poeta, ascoltando un ritmo blando
che fuoriesce da una cornamusa, con malinconia ricorda i tempi ormai lontani
della sua adolescenza; e proprio ascoltando quel suono così dolce e suadente, ha
l'impressione di tornare a vivere quei giorni, sentendosi come un'aiuola in cui
rigermogli a primavera la tenera seminagione.
NOTE
1) Si tratta di La primavera della cornamusa, Bemporad,
Firenze 1925.
2) Poesie scelte fu pubblicato da Leo S.
Olschki Editore in Firenze nel 1979; La
cornamusa si legge alle pagine 201-202.
Nessun commento:
Posta un commento