Maggio, tra i
tuoi divini
papaveri, tra il
verde
tremulo e
salmodie
di monache
rinchiuse
e cori solitari,
tra questi tuoi
sereni
silenzi rotti
appena
da tinnuli echi,
il cuore
chiudere voglio,
il cuore
ch'è prossimo a
morire.
Maggio, che
disperato
pianto mareggia
intorno,
che aneliti, che
sangue!
Come si frange
l'onda
rabbiosa su lo
scoglio
frangesi il cuor
del mondo.
Maggio, correre
voglio
come a' verdi
anni, come
naufrago uccello
cieco
contro un muro di
bronzo.
Maggiolata è una poesia di Gaetano Di Biasio (Cassino 1877 - Lecce
1959), e l'ho trascritta dal vol. III dell'antologia Le più belle pagine dei poeti d'oggi, curata da Olindo Giacobbe e
pubblicata dall'editore Carabba di Lanciano nel 1929. L'autore di questi versi,
che svolse per tutta la vita l'attività di avvocato, pubblicò pochi volumi
poetici, tra i quali Liriche
(Carabba, Lanciano 1928). In Maggiolata,
sia per la tematica che per il modo di scrittura, è facile notare che il poeta
ciociaro ebbe come punti di riferimento principali il Pascoli e il D'Annunzio.
I versi sembrano descrivere un nuovo stato d'animo e un'esaltazione dovuta al
rinascere della vita e della natura nel mese che precede l'estate; in realtà,
procedendo nella lettura, si notano degli elementi che contraddicono questa
voglia di vivere, come il cuore / ch'è
prossimo a morire, così come il disperato
/ pianto, l'onda che si frange rabbiosa
su lo scoglio e il naufrago uccello
cieco che impatta contro un muro di
bronzo. Elementi che indicano un malessere nemmeno troppo sotterraneo,
trasformando l'esultanza iniziale in disperazione.
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