Uscivi nei giorni di
vento
infagottata nel rude
cappotto, abbassato
il fazzoletto sul
viso,
come le vecchie
alassine. Alle svolte
dopo tanti anni,
ancora
l'occhio s'ostina a
ingannarsi, a sorprendere
in altre la nota
figura, onde il cuore
al duolo antico
trasalga. La raffica
del tramontano
violenta
lo sterile mare,
sconvolge
la primavera
malcerta. Un sì lieve,
un sì trascurabile
errore di spazio
e di tempo, e saresti
ancora qui.
Questa poesia di
Sergio Solmi (Rieti 1899 - Milano 1981) si trova a pagina 75 del primo tomo che
raccoglie le opere dello scrittore laziale, intitolato: Poesie e versioni poetiche (Adelphi, Milano 1983). Uscì per la
prima volta sulla rivista L'Approdo,
nel 1959; in seguito comparve nella raccolta Dal balcone (Mondadori, Milano 1968), per poi essere inserita nel
volume Poesie complete (Adelphi,
Milano 1974) con, come precisa l'autore nelle note, una notevolissima variante
presente negli ultimi tre versi che in precedenza recitavano: [...] un sì lieve / un sì trascurabile errore in
cotesta / alta abbagliante macchina di spazio / e di tempo e saresti ancora
qui.
È una poesia struggente
che Solmi dedicò alla madre, Clelia Lolli, la quale visse, nell'ultima parte
della sua esistenza, ad Alassio. Mostra, in modo evidente, una grande sofferenza del
poeta, che non si rassegna alla recente scomparsa della donna, e vorrebbe
vederla ancora per le strade della cittadina ligure così come se la ricordava
negli ultimi tempi della sua vita. L'impossibilità di rivederla e di
riabbracciarla fa sì che egli vada a fantasticare una sorta di ritorno nel
passato: "un errore di spazio e di tempo" che permetta a chi ha perso
per sempre persone molto care, di rivivere insieme a loro. Come sarebbe bello
tornare indietro! Soprattutto perché si avrebbe la possibilità di rincontrare
chi non tornerà mai più... Possibilità irrealizzabile, come quella di ritrovare
le anime dei nostri cari morti dopo la nostra dipartita. Non resta, allora, che
ricordare tutti i giorni, da qui alla nostra morte, i momenti, i visi, le
parole e le emozioni di chi non c'è più; ché la nostra vita è per sempre legata
a loro per i bellissimi attimi di felicità che ci hanno fatto vivere e che non
vivremo mai più.
È una poesia bellissima.
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