BEN VENGA MAGGIO
di Angelo Poliziano (1454-1494)
Ben venga maggio
e 'l gonfalon selvaggio!
Ben venga primavera,
che vuol l'uom s'innamori:
e voi, donzelle, a schiera
con li vostri amadori,
che di rose e di fiori,
vi fate belle il maggio,
venite alla frescura
delli verdi arbuscelli.
Ogni bella è sicura
fra tanti damigelli,
ché le fiere e gli uccelli
ardon d'amore il maggio.
Chi è giovane e bella
deh non sie punto acerba,
ché non si rinnovella
l'età come fa l'erba;
nessuna stia superba
all'amadore il maggio
Ciascuna balli e canti
di questa schiera nostra.
Ecco che i dolci amanti
van per voi, belle, in giostra:
qual dura a lor si mostra
farà sfiorire il maggio.
Per prender le donzelle
si son gli amanti armati.
Arrendetevi, belle,
a' vostri innamorati,
rendete e cuor furati,
non fate guerra il maggio.
Chi l'altrui core invola
ad altrui doni el core.
Ma chi è quel che vola?
è l'angiolel d'amore,
che viene a fare onore
con voi, donzelle, a maggio.
Amor ne vien ridendo
con rose e gigli in testa,
e vien di voi caendo.
Fategli, o belle, feste.
Qual sarà la più presta
a dargli el fior del maggio?
- Ben venga il peregrino. -
- Amor, che ne comandi? -
- Che al suo amante il crino
ogni bella ingrillandi,
ché gli zitelli e grandi
s'innamoran di maggio. -
(Da "Le stanze di messer Angelo Ambrogini Poliziano", Barbera,
Firenze 1863)
MAL VENGA MAGGIO
di Giacinto Ricci Signorini (1861-1893)
Mal venga maggio
E il gonfalon selvaggio.
Ecco la primavera
Come una dama vizza,
S'adorna alla specchiera.
Si atteggia e si raddrizza,
Ed in andando schizza
Per l'erta via di maggio.
E dona vezzi e svenie
E sparge fiori e canti,
E colle vecchie invenie
Chiama di fuor gli amanti
Alle notti stellanti,
Quando è più mite il maggio.
Già s'impettisce il gallo
Fra le amiche dell'aia,
E della luna al giallo
Viso il mastino abbaia
E una canzon sua gaia
L'asino leva al maggio.
È tutto gioia intorno,
Poi che scendono a mille
Del nuovo e puro giorno
I lampi e le scintille,
Nei campi e per le ville
Dilaga, esulta il maggio.
O mese sciocco e inetto
Come mi sei nemico,
Più forte urla il dispetto
Del mio dolore antico:
Io smanio e maledico
Al sole, ai fiori, al maggio.
O non voglio sapere
Se in festa il mondo viva,
Se in braccio del piacere
S'abbandoni la schiva
Fanciulla e se lasciva
Mostri il suo corpo al maggio.
No, la vita è un inganno,
E l'amore è menzogna.
La mente in questo affanno
Non pensa più né sogna;
Sol di morire agogna
Prima che fugga maggio.
(Da "Il libro delle rime", Tip. Nazionale Vagnuzzi, Cesena
1890)
CALENDIMAGGIO
di Giovanni Pascoli
(1855-1912)
Ben venga Maggio
e il gonfalon
selvaggio!
Ma è una selva che si
svelle,
la selva che da sè si
schianta!
E viene, e seco ha le
procelle
che l’hanno
nell’inverno affranta,
e viene e canta
il gonfalon selvaggio!
Ben venga con la sua
grande ombra
e col grande urlo dei
torrenti!
È vivo il gonfalon
che ingombra
la terra e si
svincola ai venti;
ed ai dormenti
annunzia: È Maggio! È
Maggio!
Ben venga Maggio
e il gonfalon
selvaggio!
S’avanza sotto il
cielo azzurro
il verde bosco che
s’è mosso;
ha dentro un cupo suo
sussurro,
ha dentro un rauco
fiato grosso.
È rosso rosso
il gonfalon selvaggio!
Ben venga! È gente
che sui capi
solleva il ramuscel
d’ulivo;
e quel sussurro è
ronzìo d’api
seguenti il ramo
fuggitivo;
e il rosso vivo
è dei rosai di Maggio!
Ben venga Maggio
e il gonfalon selvaggio!
(Da "Poesie
varie", Zanichelli, Bologna 1912)
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