domenica 18 agosto 2024

Il lumino verde

 Vanno, vanno col loro lumino quasi verde,

vanno e ognuna si perde come un soffio d'oro…

   «Lucciola, lucciola, vien da me.»


Oh, non aprire il pugno per afferrarle. Guai!

Esse, bimbo non sai? son le fate di giugno.

Bimbo, che ne faresti d'un lumino così

lieve? Immagino, sì, che ce lo spegneresti.

   «Lucciola, lucciola, vien da me.»


Lasciale! Col lumino loro, il lumino verde,

a ciascun che si perde insegnano il cammino:

sono le nostre stelle, le stelle della terra,

o tu che ami la guerra, fanciulletto ribelle.

   «Lucciola, lucciola, vien da me.»




COMMENTO

Questa poesia sulle lucciole è di Marino Moretti (Cesenatico 1885 - ivi 1979) e si trova nel volume Poesie scritte col lapis, pubblicato dalla Mondadori di Milano nel 1970. Nei versi ivi presenti, lo scrittore romagnolo fa una supplica ad un bambino che, attratto dai "lumini verdi" di questi piccoli coleotteri, cerca di agguantarli mentre stanno volando nei suoi pressi. Per convincerlo a desistere da questa azione istintiva, che causerebbe la morte delle lucciole, il poeta gli confida che esse non sono animali, ma fate estive che, in forma di minuscoli insetti luminosi, aiutano chi si è perso nel fitto buio della notte a ritrovare la strada di casa.

Ho pensato alla mia lontana infanzia, e al fatto che, già a quei tempi, dalle mie parti non vi fosse alcuna traccia delle lucciole. Allora se ne parlava spesso della loro scomparsa, e si diceva che tale evento fosse causato da un cambiamento climatico, a sua volta causato dall'inquinamento atmosferico. Quindi io, le lucciole, le ho viste soltanto nei documentari o sui libri illustrati.


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