Strade vuote,
attraversate nelle mattine estive sotto il sole battente o sotto un forte
acquazzone. Strade lunghe e larghe, da percorrere lentamente, rilassati e senza
fatica. Strade alberate, ombreggiate, che invogliano il viandante ad
addentrarsi, a esplorare il tragitto che contengono. Strade strette e buie,
percorse per lavoro, che non hanno alcuna attrattiva, che trasmettono un senso
di soffocamento. Strade piene di buche, rattoppate, sgretolate, deteriorate: le
povere strade della mia povera città. Strade sterrate, che d'estate vanno
attraversate adagio, per non far polvere. Strade di campagna, in cui domina la
Natura, che ti aprono l'anima, ti riconciliano col mondo. Strade bagnate,
infangate, che inducono a rallentare, a fare molta attenzione. Strade belle,
pulite, dei quartieri alti, attorniate da ville e villini, da giardini e
parchi.
Strada che mi
vede transitare oggi, in un giorno di fine agosto, con la solita malinconia nel
cuore, con la solita voglia di arrivare alla solita, agognata mèta chiamata
"Casa".
STRADA BIANCA
di Ettore
Botteghi (1874-1900)
Va lo stradale
candido fin dove
s'alza il monte
gigante di verzura;
gracidano le rane
a la frescura:
una frescura dai
platani piove.
Due rondini
saettano. Che lieve
gorgoglio d'acque
e che cantilenare:
cantan curve su
voi le lavandare,
o freschissime
gore della Pieve!
O lavandare
robuste nell'anche,
ci vuol marito,
cantate e cantate!
Sentite, a' campi
c'è le serenate:
son degli sposi e
non sono mai stanche.
Dice la serenata:
Su le gore
c'è le fanciulle
che vogliono amare.
Gorgoglia l'acqua
ed il cantilenare
levan alto le
belle ebre d'amore.
Ascoltano le rane
saltellanti
pesantemente su
la mota e: - Ggrà, -
si tuffano, -
ranocchi, o che si fa?
caliamo a fondo
ché cantan gli amanti! -
(da "Poesie",
Tip. A. Valenti, Pisa 1902, p. 23)
LA STRADA
di Alberto
Cavaliere (1897-1967)
Bella è la strada
ed ha per me sussurri
d'amore
inesprimibili: la notte,
canta al mio
cuore strane piedigrotte
di nenie lente e
di silenzi azzurri.
Strade delle
città, diritte, storte,
- città
dell'uomo, che in mattoni e pietre
irrigidì il suo
sogno e nelle tetre
case si chiuse a
meditar la morte -
siete il mio
mondo: questi strani visi,
li riconosco
tutti, ad uno ad uno,
pieni di vita o
smunti di digiuno,
con dentro gli
occhi lacrime o sorrisi;
umanità che passa
e che si strugge
e si rinnova e
va: verso qual mèta,
non lo sa il
savio, non lo sa il poeta:
in cerca di
qualcosa che le sfugge...
Va, nell'albe
perlate, al suo lavoro,
alla sua pena,
stanca e rassegnata,
va verso la sua
fragile giornata;
va, gaia e
svelta, nei meriggi d'oro;
va, nelle sere
che trascinan lente
verso l'occaso
l'offuscata luce,
nel sogno che
l'avvince e la conduce,
nel sogno della
vita, eternamente...
Bella è la
strada; e in cuor sento la grande
nostalgia
dell'Eterno, quando giro
lungo il suo
nastro lucido e sospiro
stelle nel cielo
e donne alle verande.
È il mio unico
mondo: è l'infinita
gioia del sempre
nuovo; e, pur ch'io vada,
trovo il mio cuor
di bimbo, nella strada
trovo l'infanzia
eterna della vita.
[da "Poesie
scelte (1918-1928)", Mecenate, Milano 1948, pp. 156-157]
STRADA
di Primo Conti
(1900-1988)
e passo anch’io
fra tanti,
solo con me nella
strada di tutti,
forse l’unico a
quest’ora
ricercatore
d’armonie sottili
(da “L’incauta
vetta 1915-1985”, Scheiwiller, Milano 1986, p. 7)
LA STRADA DIETRO
IL CAMPO
di Nino Crimi
(1929-1997)
Il tuo timore
che troppo a
lungo i baci,
come il viale col
grano...
che notte si
facesse percorrendo
tutta la strada,
la sorpresa alla
fine
che il sole fosse
ancora
sopra l'ultimo
filo;
la sera dopo, il
grido
di gioia nel
vedere
ch'era puntuale a
noi:
«È un gomito -
dicesti -
la strada dietro
il campo
e in mezzo è
buia».
E sorpreso
risposi:
«La luce è
uguale!»
Perché non
replicasti?
(da
"Poesie", Effegieffe Arti Grafiche, Messina 2010, p. 110)
STRADINA, IL TUO
PENSIERO È LUCIDO...
di Claudio
Damiani (1957)
Stradina, il tuo
pensiero è lucido, la tua bellezza è nuova,
la tua età è
senza fine, esistevi
già prima
d’essere concepita.
La tua grazia
somiglia una fanciulla
che si rivolta e
si tira su, con le mani, i capelli.
Tu scendi e sali
e non ti riposi mai
ma ecco a volte,
tutt’ad un tratto, ti addormenti:
le tue ciglia
sono socchiuse, le tue labbra appena schiuse,
sui sassi bianchi
riposi e è tutto immobile intorno,
gli uccellini
abbassano la loro voce,
gli alberi stanno
immobili muti;
tu respiri piano
e dei sogni dorati
entrano
lentamente nella tua mente
con moti pieni di
una speranza nuova.
(da "La
miniera", Fazi Editore, Roma 1997, p. 46)
STRADA D'ARGENTO
di Giacomo Falco
(1901-1959)
Gelidi vanno ai
loro traguardi invisibili
Lucenti canali
diritti su strade d'un sogno recente.
Il cielo che le
acque specchiano è grigio di vaganti nuvole,
Nessuna primavera
su quel cielo apparirà.
Forse, tragici e
lenti come gli angeli nei sogni dei morituri,
Appariranno su le
acque i cigni alteri.
Io affido gli
stanchi pensieri a questo fluire d'argento,
La giovinezza
consunta io senza rimpianto consegno
Alle acque che
vanno, inscrutabili, verso mete che non so.
(da «Quaderni di
poesia», 7 aprile 1931)
LA STRADA
di Gentucca
(pseud. Di Gilda Cian, 1894-1968)
Vedo una strada
lunga
nel buio, tra due
campi,
un po' più chiara
dei due campi neri,
ma confusa
nell'ombra;
e non so dove
vada
la strada che si
perde
nella notte
profonda ove sommersi
sono i colli ed
il piano.
Pesante un carro
passa,
con rotolar di
ruote,
laggiù, scuro nel
buio,
partito da remote
altre vie, sul
calar forse del sole;
ma sotto il carro
oscilla
un piccolo fanale
acceso che
rischiara
un po' di rosso,
dove
passa, la lunga
strada.
E vorrei
camminare
sopra la strada
lunga,
fin dove giunga,
dove
ignoro, per
seguire il carro greve
con la piccola
luce
rossastra, o per
non stare
ferma, soltanto.
Camminare. Cade
scivolando una
stella
silenziosa per la
volta bruna
del cielo: un
segno di fortuna. Andare
sopra una lunga
strada,
nell'ombra; e la
mia vita
altro non è che
questo camminare,
per non star
ferma, od anche per seguire
una piccola luce
che rischiara,
dove passa, la
via.
(da
"Contemplazioni", Sandron, Palermo 1930, pp. 86-87)
STRADA DI COLLINA
di Renzo Modesti
(1920-1993)
Una strada fuori
mano, in collina,
tra due mura. A
tratti un tralcio
sconfina, un ramo
di fico, le ombre
esigue
dell'estate. Ferma nel ricordo
come quel gatto
nero, quel cipresso
alto, schietto.
Oh se non era un gioco
salire a te,
ansante, sudato per le corse
di una svagata
libertà malandrina.
Ora il gioco
difficile s'è fatto
guardingo e della
strada fuori mano,
in collina, resta
la paretina
di Rosai.
(da
"Romanzo", Novarco, Milano 1968, p. 59)
VEDI DA UN’ALTRA
STRADA…
di Michele
Ranchetti (1925-2008)
Vedi da un’altra
strada: fra te
E il paesaggio
distante scorre il prato.
Il filare di viti
aggiunge
Una riga, due
righe: di fronte
La casa di
campagna: accanto
Chi ti nutriva:
ora
Per tutto il
lungo arco dei campi
La parola che non
ha più terra:
che tu sei vinto
sopra quel colle,
sopra
la strada che vi
porta
ucciso da ogni
balza, distrutto
per ogni segno
della natura che
guardi.
(da “La mente
musicale”, Garzanti, Milano 1988, pp. 102-103)
C’É UNA STRADA CHE VA VERSO
IL TRAMONTO
di Carlo Ravasio
(1897-1979)
C’è una strada che va verso
il tramonto;
c’è, fra le nubi fosche, un
lago chiaro;
il sole nuota entro quel
lago chiaro;
sposta, nel cielo, lunghe
onde il tramonto.
C’è, su due colli, qualche
pino raro;
un vecchio inverno li vestì
di neve;
bianca, la neve, d’un
silenzio raro.
Anche la strada è tutta
pura neve;
c’è solo un passo, qua e
là, ma raro;
un sogno, forse, che, di
tra la neve,
passò diretto ai laghi del
tramonto.
(da “Poesie”, Bramante
Editrice, Milano 1966, p. 95)
Steele Theodore Clement, "Meridian Street Thawing Weather"
(da questa pagina web)
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