domenica 7 maggio 2023

La poesia di Bartolo Cattafi

 

Bartolo Cattafi (Barcellona Pozzo di Gotto 1922 – Milano 1979) appartiene a quella che fu definita dal critico Piero Chiara, la “quarta generazione” dei poeti italiani del Novecento; secondo me, è anche uno dei migliori in assoluto dell’intero secolo. La sua poesia, come ben dissero i personaggi illustri che la lessero e se ne occuparono in diversi saggi, attraversò due fasi ben distinte. Nella prima, che va dalla raccolta d’esordio: Nel centro della mano, a Le mosche del meriggio, il poeta siciliano si distingue per la indubbia capacità di descrivere luoghi e paesaggi da lui visitati nei numerosi viaggi in Italia e all’estero fatti in gioventù; la seconda fase, che non abbandonerà più fino all’ultima raccolta (postuma) Chiromanzia d’inverno, ha caratteristiche ben differenti, e spicca soprattutto per una riduzione all’essenziale dei versi, che spesso divengono dei veri e propri epigrammi. Ma, per meglio spiegare questo periodo poetico di Cattafi, che è anche il più importante, ecco cosa ha scritto al riguardo Enzo Di Mauro nell’antologia Poesia italiana del Novecento (Skiria, Milano 1995):

 

[…] Lo sguardo di Cattafi si ripiega, si introverte. Forse dà l’impressione di diventare più minuzioso, più circoscritto, ma a costo di fermarsi a pochi centimetri dal proprio corpo. In realtà, sembra uno sguardo che smette di guardare. Il paesaggio comincia a scomparire, gli oggetti si rimpiccioliscono a tal punto da rendersi inafferrabili.

[…] Agisce, da un certo momento in avanti, una sorta di falso movimento, come se Cattafi scrivesse sempre la stessa poesia. Il ricorso a una moralità acre e disperata, una fissità solenne e priva di scatti, una compattezza coatta e senza sbocchi, sono le caratteristiche di quest’ultimo periodo.¹

 

Per concludere questo post, riporto l'elenco dei titoli di tutte le raccolte poetiche di Cattafi, che si chiude col volume in cui si ritrova l’intera opera in versi del poeta siciliano; da quest’ultimo ho trascritto cinque poesie che ritengo tra le sue migliori.

 

 

Opere poetiche

 

“Nel centro della mano”, Edizioni della Meridiana, Milano 1951.

“Partenza da Greenwich”, Quaderni della Meridiana, Milano 1955.

“Le mosche del meriggio”, Mondadori, Milano 1958.

“Qualcosa di preciso”, All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano 1961.

“L’osso, l’anima”, Mondadori, Milano 1964.

“L’aria secca del fuoco”, Mondadori, Milano 1972.

“Il buio”, All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano 1973.

“La discesa al trono, Mondadori, Milano 1975.

“Marzo e le sue idi”, Mondadori, Milano 1977.

“18 dediche”, All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano 1978.

“L’allodola ottobrina”, Mondadori, Milano 1979.

“Chiromanzia d’inverno”, Mondadori, Milano 1983.

“Segni”, Scheiwiller, Milano 1986.

“Occhio e oggetto precisi”, Scheiwiller, Milano 1999.

“Ultime”, Idola-Novecento, Palermo 2000.

“Simùn”, San Marco dei Giustiniani, Genova 2004.

“Tutte le poesie”, Le Lettere, Firenze 2020.

 

 


 

 

Testi

 

TIRATORE

 

Azzeccò qualche colpo da principio

poi perse quota nel punteggio

giunto a terra

ambiguamente brandì l'arma

fissò l'occhio sull'orlo della canna

oscillò nella mira

dal compagno più prossimo

a se stesso.

 

(da “Tutte le poesie”, Le Lettere, Firenze 2020, p. 129)

 

 

 

CAUTELA

 

Bastarono quattro o cinque lampi

sparati tra nuvole d’argento

a stendere secca l’estate.

Con l’orecchio appiattito contro il suolo

ascolti il sopraggiungere dei tonfi

d’uccelli maturi sotto i colpi

di marroni di mele

cotogne ed il franare

d’un alto inverno con nuvole con piogge.

Calzando cauta lana come fanno

i piedi clandestini degli dei

vai dietro alla porta

del Fato per sapere

che decreto borbotta

che botta ti prepara.

 

 (da “Tutte le poesie”, Le Lettere, Firenze 2020, p. 290)

 

 

 

 

AL DAVANZALE

 

Mentre affacciato al davanzale

il cielo guardi

e le cose celesti

un paio di formiche

s'aprono il passo

un sentiero tra peli d'avambraccio

malebestie in guerra con qualcuno

per pinzarti per dirti

toglietevi da qui

tu e la tua razza dalle finestre

scendi

vieni con noi

incolonnato nell'ombra.

 

(da “Tutte le poesie”, Le Lettere, Firenze 2020, p. 367)

 

 

 

 

QUEST'ARIA

 

Quest'aria cattiva

è soltanto abrasiva

non lama esigente

che taglia e ama

il rosso quando diventa dolce

sostanza interiore

il prosciutto nei pressi dell'osso.

 

(da “Tutte le poesie”, Le Lettere, Firenze 2020, p. 444)

 

 

 

 

RAMERINO

 

Ramerino

con fiore cilestrino

innocenza ci tenne per mano

bambini in girotondo

gonfiateli i palloni gonfiateli

coi gas con la putredine del mondo.

 

(da “Tutte le poesie”, Le Lettere, Firenze 2020, p. 661)

 

 

 

NOTE


1)     Da Poesia italiana del Novecento, Skiria, Milano 1995, pp. 723-724.

 

Nessun commento:

Posta un commento