domenica 16 aprile 2023

Poeti dimenticati: Enrico Onufrio

 

Nacque a Palermo nel 1858 e morì ad Erice nel 1885. Oltre che poeta, fu narratore, giornalista e critico letterario; fu anche cofondatore e condirettore della rivista «La Farfalla», dove pubblicò memorabili articoli. Partecipò, da volontario combattente, alla guerra tra Epiro e Turchia. Morì a soli ventisette anni, dopo aver conseguito la libera docenza in letteratura italiana all’Università di Catania. Le sue sparute raccoltine di versi, mostrano a volte un’anima ribelle, che si scaglia contro i detentori del potere; esiste però anche un lato intimista dell'Onufrio, che in taluni casi, rivolgendosi ai migliori amici, mette in versi una dettagliata descrizione dei suoi ricordi più belli vissuti insieme a loro. Complessivamente, la sua poesia rappresenta un proseguimento della scapigliatura, pur possedendo alcuni elementi che la avvicinano anche al realismo.

 

 

Enrico Onufrio

 

 

Opere poetiche

 

“Barbarie”, Tip. Gaudiano, Palermo 1877.

“Momenti”, Tip. Gaudiano, Palermo 1878.

“Albàtro”, Sommaruga, Roma 1882.

 

 

 

 

Presenze in antologie

 

"Poeti della rivolta", a cura di Pier Carlo Masini, Rizzoli, Milano 1977 (pp. 207-210).

"Sicilia, poesia dei mille anni", a cura di Aldo Gerbino, Sciascia, Caltanissetta-Roma 2001 (pp. 348-352).

 

 

 

 

Testi

 

 

 

MOMENTI

 

Momenti, momenti

D'orribile noia,

Momenti di gioia,

 

Volate co' venti,

Correte le vie,

Leggiadre follie.

 

Se il mondo v’accoglie

Col riso e lo scherno;

Se un urlo d'inferno

 

Vi ferma alle soglie,

La folla lasciate...

Momenti, tornate!

 

(da "Momenti", Gaudiano, Palermo 1878, pp. 9-10)

 

 

 

 

IN VILLA

 

Quando viene la sera, e la campana

Spande nell'aria un suono di lamento,

E la nebbia s'addensa a la fiumana,

E corre i campi, sibilando, il vento,

 

O mio povero cor, cui lunga e arcana

Infermità va distruggendo a lento,

Te pur la nebbia de la vita umana

Fredda e greve ravvolge in quel momento.

 

Ma nel deserto de la vita mia,

Dolce conforto al mio lungo dolore,

Mi sorride una donna onesta e pia;

 

E brilla ne le sue luci serene

Solitaria una lacrima d'amore:

Povera mamma quanto mi vuol bene!

 

(da "Albàtro", Sommaruga, Roma 1882, p. 55)

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