L’Angelus o Ave Maria, è una preghiera della religione cristiana, in onore
dell’Incarnazione. Il nome latino, deriva dalla parola iniziale. Caratteristico
di questa orazione, è il suono della campana, che rintocca tre volte al dì - al
mattino, al mezzogiorno e alla sera – per indicare ai fedeli l’ora in cui si
recita la preghiera. Quest’ultima, è composta da tre versetti, ognuno seguito
da un’Ave Maria (per questo è
chiamata anche in tal modo); segue, a mo’ di chiusura, un’ altra orazione. Pare
che l’Angelus, divenne una consuetudine
per il popolo cristiano della penisola italiana, a partire dal XIII secolo; fu
probabilmente il re Luigi XI, a far sì che venisse recitata in modo
tradizionale (ossia tre volte al giorno) anche a Parigi. Col tempo, questa
preghiera assunse un’importanza particolare, divenendo qualcosa di fondamentale
per i credenti e non solo. Nel secolo XIX, e all’inizio di quello successivo, l’Ave Maria era ancora imprescindibile, e
scandiva le principali fasi delle giornate del popolo italiano. Poi, col tempo,
perse d’importanza, tant’è vero che io non ho alcun ricordo di questo rito,
così come del suono caratteristico della campana della chiesa che non era (e
non è) molto lontana dalla mia abitazione. C’è da dire che, sempre attraverso
gli anni, l’Angelus della sera divenne
- dei tre tradizionali - quello più rappresentativo; ciò lo si deduce anche
dalle poesie che ho trascritto di seguito a questa introduzione, alcune delle
quali ben trasmettono quell’atmosfera mistica e particolarmente affascinante
che aveva il suono delle campane, sia per coloro che si trovavano nei luoghi
d’appartenenza, sia per tutti gli altri, che avevano l’occasione di unirsi
mentalmente, grazie alla comune preghiera, alle persone care, fossero anche
molto lontane.
L'AVE
di Vittoria Aganoor
(1855-1910)
Alfine, alfine!
ecco tutte
le cose tacciono;
il mondo
tace. Regina o
schiava
qual mi vuoi
abbimi! è questo
il momento, per
questo
l'universo
aspettava.
Certo aspettava
da cento
secoli, e tutti
chiedeano:
— Che attende? E
perchè questa
tenace estasi, e
tanto
accendersi di
stelle
come faci a una
festa?
Ecco la febbre
dell'ora,
scote di palpiti
novi
le Pleiadi e nel
vento
passa
l'annuncio... O mio amore,
unico amore,
udisti
l'Ave del
firmamento?
(da
"Leggenda eterna", Roux & Viarengo, Torino 1903, p. 16)
AVE MARIA
di Guglielmo
Felice Damiani (1875-1904)
Fatemi un po' di
sito, o gente pia,
qui sulla soglia:
anch'io la fronte chino,
anch'io tra
caprifoglio e gelsomino
torno fanciullo a
riverir Maria.
E voi fratelli
siete qua venuti
mossi dalla pietà
d'un cuore afflitto;
io qua giunsi
ramingo e derelitto
seguendo certi
miei sogni perduti
di giustizia e di
gloria. Onde mi giova
pregar con voi
per quanti han già patito
o patiranno un
dì: lunghesso il lito
dura il singulto
e l'onda si rinnova.
(da "Lira
spezzata", Zanichelli, Bologna 1912, vol. I, p. 73)
ALL'AVEMARIA
di Diego Garoglio
(1866-1933)
Mite settembre,
nella calma sera
dolce tornar con
l'anima tranquilla
quando argentina
dalla chiesa squilla
l'invito alla
preghiera;
e l'invito alla
famigliare cena
mentre già
l'ombra chiude l'orizzonte,
e come un'ostia
d'oro sopra il monte
spunta la luna
piena.
Il passo affretti
sulla bianca via
per quelli che
t'aspettano al ritorno,
rimormorando nel
morir del giorno
l'antica
"Ave, Maria!":
il saluto
virgineo della Fede,
che da millenni
mormoraron gli avi,
che t'insegnò con
pie labbra soavi
la mamma in cui
si crede.
E come in notte
il dì si trascolora
teneramente, già
presso le porte,
nel pensiero
congiungi vita e morte
senza tremar
dell'Ora.
Tacitamente, prossimi
e lontani
nell'intima
preghiera benedici,
ansio che Dio
sorrida agli infelici
col nuovo sol
domani.
I tocchi estremi
dell'Avemaria
oscillan nel
ricordo... Fuori tace
la vita, e ferve
entro le case... Pace
al mondo! Così
sia.
Tassello (Monferrato)
agosto 1925
(da «La Festa», 6
settembre 1925)
L'ANGELUS
di Corrado Govoni
(1884-1965)
Come deve essere
grande quella campana,
che riempie tutto
il cielo della sua sonorità!
Si dondola lassù,
placida e lenta,
si ferma, va e
viene.
Ed io vedo e non vedo,
nell' oscurità
dèlia stanza
terrena,
il chierichetto,
metà nero e metà bianco,
che suona con il
piede,
in una languida
posa sonnolenta,
ed è portato su
nell'aria
poi scende adagio
adagio, quando cessa di suonare,
distintissimo e
piccolino: come uno di quei razzi spenti
che vagano sulla
campagna
con, in coda, il
loro dondolante lumicino.
(da "Il
quaderno dei sogni e delle stelle", Mondadori, Milano 1924, p. 29)
ANGELUS
di Augusto Garsia
(1889-1956)
Dalle eteree
vetrate
filtra nel tempio
del mondo
l'estremo sole
profondo,
o soavissima
estate:
filtra la tremula
prima
luce di luna nel
sole,
sbiancando cupe
viole
sciolte nell'oro;
e la lima
fine dei grilli
ancor s'ode
dal vagabondo che
giunge
dall'ombra in
alto e da lunge
recando un canto
di lode.
*
L'Angelus dice: È
finita!
Scendere a valle
bisogna:
tornare. E
l'anima sogna,
nell'ombra, vasta
fiorita
di fiordalisi e
gerani,
dove si snoda,
s'affonda
il canto tacito,
l'onda
del canto,
incontro al domani:
l'onda del canto
che s'erge
incontro
all'eternità
dopo un sol
attimo e tra
fiori di cielo
s'immerge.
(da «Il Giornale
di Politica e di Letteratura», luglio 1926)
L’AVE
di Marino Marin
(1860-1951)
Il cielo, ne la
mesta ora de l’ave,
sembra, là verso
occaso, un miel sereno,
che si riversi,
per le nubi cave,
su l'orizzonte
dove il dì vien meno:
un miel che,
traboccando ampio e soave
dal lucid’orlo
d'un gran vase pieno,
coli pel cupo
verde e l’acqua grave
sovra ogni
eccelsa cima entro ogni seno.
O incanto de la
mesta ora! Par quasi
che tutte le
recondite viole
morte esalando
una sottile ebbrezza,
tutti i fiori non
colti, i fiori rasi
da la stridente
falce arsi dal sole,
sian lì dentro
quel fiume di dolcezza.
(da "Luci e ombre", Zanichelli, Bologna 1904, p. 96)
ANGELUS
di Gino Novelli
(1899-1975)
La luce blanda
s'addensa nel mare,
le ombre azzurre
scendono sulla terra.
Il giorno si
confonde con la sera.
I campanili neri
e diritti
s'innalzano verso
il cielo
e parlano con gli
Angeli.
Tutti, a capo
scoperto, salutano la Madonna.
Io non riesco a
muovere le labbra.
Guardo oltre il
mare
e odo lo
squittire delle ultime rondini
che hanno paura
delle stelle nascenti.
Non ricordo le
preghiere, ma le ho nel cuore
serrate come
gemme, e mi fanno male.
Ad un tratto il
petto mi si allarga d'innocenza e di ricordi
come se il cuore
delle cose volesse
entrare nel mio
cuore
e il mio cuore
volesse raggiungere le stelle.
Ora qualcuno è
con me,
dentro di me
e mi parla e mi
conforta.
(da
"Migliore stella", La Tradizione, Palermo 1931, pp. 43-44)
L'ANGELUS
di Raffaele
Sabelli (?-?)
O Signore, chi
suona
le campane
dell'Angelus?
Invisibili mani
le destano dal
sonno,
le fanno
ondoleggiare,
cantilenare,
cullarsi nel
cielo;
ma non sei Tu che
le chiami?
che le fai
palpitare
e vivere di gioia
dell'andare e
venire
ora di qua, ora
di là
dal campanile,
per salutare ogni
lato
del creato?
Non è la Tua
voce,
che fa
risollevare
la mano accidiosa
d'ogni creatura
incontro a Te,
nel segno de la
Croce?
(da «Quaderni di poesia», 6 agosto 1935)
AVE MARIA!
di Giuseppe
Urbani (1877-1946)
Vengon di lungi
murmuri uniformi
come di tenui
zampillìi di fonti;
e, punti neri de
l'azzurro, a stormi
vanno gli
augelli. È l'ora dei tramonti!
Intorno, intorno
ai limpidi orizzonti,
come le gobbe di
camelli enormi,
emergono le cime
alte dei monti
illuminate e tra
di lor difformi.
Da la pieve
lontana in cima al colle,
come una voce di
malanconìa
si spande il
suono dell'avemaria;
lascia la vanga
sulle patrie zolle
il bifolco e si
scopre, e a me si svela
la dolce di
Millet fulgida tela.
(da "Il
rosario del cuore", Edizioni de "La Vita Letteraria", Roma 1907,
p. 51)
L'AVE
di Diego Valeri
(1887-1976)
La campana ha
chiamato,
e l’angelo è
venuto.
Lieve lieve ha
sfiorato
con l’ala di
velluto
il povero paese;
v’ha sparso un tenue
lume
di perla e di
turchese
e un palpito di
piume;
ha posato i dolci
occhi
sulle più oscure
soglie...
Poi, con gli
ultimi tocchi,
cullati come
foglie
dal vento della
sera,
se n’è volato
via:
a portar la
preghiera
degli umili a
Maria.
(da "Poesie
piccole", All'Insegna del Pesce d'Oro, Milano 1969, p. 9)
"The Angelus" di Aleksander Gierymski - cyfrowe.mnw.art.pl, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29886151
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