Sono tornato là
dove non ero mai
stato.
Nulla, da come
non fu, è mutato.
Sul tavolo
(sull'incerato
a quadretti)
ammezzato
ho ritrovato il
bicchiere
mai riempito.
Tutto
è ancora rimasto
quale
mai l'avevo
lasciato.
COMMENTO
Ritorno è il titolo di una poesia di Giorgio Caproni (Livorno
1912 – Roma 1990). La si può leggere nella raccolta Il muro della terra, che il poeta ligure pubblicò presso Garzanti
editore, a Milano nel 1975. É la seconda
poesia della sezione Feuilleton, che
si trova all’interno della medesima raccolta. Io l’ho trascritta dal volume Poesie 1932-1986 (Garzanti, Milano
1993); qui sono presenti tutti i versi che Caproni pubblicò in vita; è assente
invece Res amissa, pubblicata postuma
nel 1991. Ritorno ben rappresenta
l’ultima fase poetica di Caproni, che iniziò proprio con Il muro della terra; questa fase si caratterizza per una
scarificazione del testo, e con una totale differenziazione di luoghi,
argomenti e pensieri, rispetto alle raccolte precedenti. Ciò che colpisce, in
questi versi, è un profondo pessimismo, esternato dal poeta tramite paesaggi
desolati, domande esistenziali prive di risposta, ed una certezza: l’assenza,
nel mondo, di qualunque tipo di divinità; ciò rende la vita come qualcosa di
completamente insensato, e oscuro. In Ritorno,
Caproni dice di essere arrivato in un luogo che, come recita il titolo,
dovrebbe essere familiare e riconoscibile, ma in verità non lo è; tutto quello
che il poeta trova in tale luogo è nello stesso tempo reale e irreale; la sua
stessa presenza, è tutt’altro che certa. Probabilmente, in questi versi Caproni
vuole porre in risalto la totale insensatezza, così come l’assurdità della
vita; e il “ritorno”, rappresentato dalla morte, è in quel luogo dove ognuno di
noi si trovava prima di nascere; perché tutti gli esseri viventi provengono dal
nulla, e nel nulla dovranno, una volta morti, ritornare.
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