domenica 25 settembre 2022

"Panem nostrum..." di Fausto Maria Martini

 

Panem nostrum… è il titolo della seconda raccolta poetica di Fausto Maria Martini (Roma 1886 - ivi 1931), uscita nel 1907. Fu preceduta da Le piccole morte - pubblicata l'anno precedente - che sancì l'esordio poetico del ventenne scrittore romano. Questo libriccino, che contiene 15 liriche, fa parte della collana dei cosiddetti “piccoli libri inutili” pubblicati, a spese degli autori, dalla Cromo-tipografia Commerciale che si trovava a Roma (esattamente in via Tomacelli), nei primissimi anni del XX secolo. Panem nostrum… è il terzo della serie. La raccolta si apre con una dedica al padre del poeta, seguita una breve citazione in francese, tratta da Les trésor des humbles di Maurice Maeterlinck. Quasi tutte le poesie sono dedicate agli amici dello scrittore romano, ovvero a molti di coloro che formarono un vero e proprio cenacolo poetico, al cui centro si trovava Sergio Corazzini; questo che in seguito venne chiamato “gruppo romano”, pose le fondamenta della corrente poetica che, a partire dal 1910, fu identificata col nome di crepuscolarismo. Tornando alla raccolta, la prima poesia: La sfinge, è ispirata ad un disegno di Dante Gabriel Rosseti (probabilmente The question, del 1875); la terza poesia: Invito francescano, fu riproposta dal Martini in Poesie provinciali - terza e più famosa raccolta del 1910 – leggermente tagliata e modificata; la quarta lirica, è una libera traduzione di un testo dello scrittore francese Henri Barbusse. Sfogliando ancora il libro, ci si imbatte in Il rosario dell’anima, che porta la dedica: per Sergio Corazzini; in questi versi Martini raggiunge uno dei livelli più alti della sua poesia, raffigurando il poeta-bambino immerso in un atmosfera notturna e misteriosa, che via via si arricchisce di personaggi inerenti alla religione cristiana, osservati malinconicamente dal fanciullo malato, già presago della sua imminente morte. Altra poesia di grande valore, è La canzonetta; qui, una musica da pianoforte (probabilmente lo strumento è suonato da un bambino) che giunge nella stanza di una casa dove si trova il poeta, suggerisce una serie di sensazioni particolarmente tristi, dovute all’assenza della donna amata; il poeta ripensa al giorno in cui, accompagnata da un pianoforte, essa intonava una canzonetta il cui ritornello è rimasto nell’aria della stanza, così come il profumo della donna. Concludo con la trascrizione di queste due ultime poesie, che sono, a mio avviso, le migliori di Panem nostrum…

 

 

Frontespizio di Panem nostrum...

 

 

IL ROSARIO DELL'ANIMA

 

                                                         Per Sergio Corazzini

 

Sanguina, fra le tegole, la sera.

 

Anima, non guardare:

   la vita, oggi, è vestita di giaggiolo.

   Ripensa quel che fu: tu leggerai

   il tuo passato nei messali d'oro!

 

I mobili più lunghe ombre protendono...

 

Anima, non guardare:

   per consolazione

   hai Sant'Anna che prega con Maria,

   e i piccoli re magi di cartone...

 

Il tarlo inizia l'opera notturna.

 

Tu resti sempre solo,

   romantico poeta, ammalerai!

   Anima, non udire, se ti chiama

   la Vita, ch'è vestita di giaggiolo.

 

Il bambino malato è a la finestra.

 

Anima, non guardare:

   fra gli alberi, sereni sacerdoti

   dell'ombra, leggerai, con la sorella,

   il tuo passato nei messali d'oro!

 

Sul bambino malato un pipistrello...

 

Anima, poverella,

   io so perché rimpiangi la mattina...

   era candida come tortorella:

   Anima, il tuo passato è il tuo destino!

 

La notte, senza palpebre, ti guarda!

 

Ma nell'ombra, Sant'Anna

   ora non prega più...

   con i doni regali, in processione,

   partirono i re magi di cartone.

 

Una lampada accesa s'è già spenta.

 

Verso un altro presepe

   partirono i re magi di cartone:

   con Maria non c'è più

   Anna, Sant'Anna, la nonna di Gesù...

 

(da Panem nostrum..., pp. 35-37)

 

 

 

 

LA CANZONETTA

 

                                           Per Alberto Tarchiani

 

Una mano ha toccato il pianoforte:

   il suono, nel meriggio sonnolento

   domandava l'accordo e s'è già spento...

   quale mano ha toccato il pianoforte?

 

Certo, un bambino che non arrivava,

   anche dritto sui piedi, ai tasti neri:

   suonò, perché fra gli altri suoi pensieri,

   uno, forse, dolcissimo passava...

 

Nella tua stanza, Dio! quanto squallore!

   che desiderio di dimenticare!

   appena cade, per non ridestare

   i mobili, la cenere dell'ore...

 

Ho mosso, sul divano, i due cuscini;

   oh! come gravi! E pieni mi parevano

   dell'oblio di colei che prometteva

   di ritornare... poveri cuscini!

 

La canzonetta che dalla tua bocca

   sull'anima mi scese ultimamente,

   è rimasta profumo tra le mente

   della finestra e con la violacciocca...

 

Se tu ritorni (e tu non tornerai!)

   apri la stanza con la chiave d'oro:

   se rechi la mia vita, nel canoro

   piccolo tempio tu risuonerai!

 

Ma se invece tu rechi la mia morte

   nel ritornello d'una canzonetta,

   oh! vieni ancora! Per la canzonetta

   della mia morte è pronto il pianoforte!


(da Panem nostrum..., pp. 49-51)

 

 

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