Panem nostrum… è il titolo della seconda raccolta poetica di Fausto
Maria Martini (Roma 1886 - ivi 1931), uscita nel 1907. Fu preceduta da Le piccole morte - pubblicata l'anno precedente - che sancì l'esordio poetico del ventenne scrittore romano. Questo libriccino, che contiene 15 liriche, fa
parte della collana dei cosiddetti “piccoli libri inutili” pubblicati, a spese
degli autori, dalla Cromo-tipografia Commerciale che si trovava a Roma
(esattamente in via Tomacelli), nei primissimi anni del XX secolo. Panem nostrum… è il terzo della serie.
La raccolta si apre con una dedica al padre del poeta, seguita una breve
citazione in francese, tratta da Les
trésor des humbles di Maurice Maeterlinck. Quasi tutte le poesie sono
dedicate agli amici dello scrittore romano, ovvero a molti di coloro che
formarono un vero e proprio cenacolo poetico, al cui centro si trovava Sergio
Corazzini; questo che in seguito venne chiamato “gruppo romano”, pose le
fondamenta della corrente poetica che, a partire dal 1910, fu identificata col
nome di crepuscolarismo. Tornando alla raccolta, la prima poesia: La sfinge, è ispirata ad un disegno di
Dante Gabriel Rosseti (probabilmente The
question, del 1875); la terza poesia: Invito
francescano, fu riproposta dal Martini in Poesie provinciali - terza e più famosa raccolta del 1910 – leggermente
tagliata e modificata; la quarta lirica, è una libera traduzione di un testo
dello scrittore francese Henri Barbusse. Sfogliando ancora il libro, ci si imbatte
in Il rosario dell’anima, che porta
la dedica: per Sergio Corazzini; in
questi versi Martini raggiunge uno dei livelli più alti della sua poesia,
raffigurando il poeta-bambino immerso in un atmosfera notturna e misteriosa,
che via via si arricchisce di personaggi inerenti alla religione cristiana,
osservati malinconicamente dal fanciullo malato, già presago della sua
imminente morte. Altra poesia di grande valore, è La canzonetta; qui, una musica da pianoforte (probabilmente lo strumento
è suonato da un bambino) che giunge nella stanza di una casa dove si trova il
poeta, suggerisce una serie di sensazioni particolarmente tristi, dovute
all’assenza della donna amata; il poeta ripensa al giorno in cui, accompagnata
da un pianoforte, essa intonava una canzonetta il cui ritornello è rimasto
nell’aria della stanza, così come il profumo della donna. Concludo con la
trascrizione di queste due ultime poesie, che sono, a mio avviso, le migliori
di Panem nostrum…
Frontespizio di Panem nostrum...
IL ROSARIO
DELL'ANIMA
Per Sergio Corazzini
Sanguina, fra le
tegole, la sera.
Anima, non
guardare:
la vita, oggi, è vestita di giaggiolo.
Ripensa quel che fu: tu leggerai
il tuo passato nei messali d'oro!
I mobili più
lunghe ombre protendono...
Anima, non
guardare:
per consolazione
hai Sant'Anna che prega con Maria,
e i piccoli re magi di cartone...
Il tarlo inizia
l'opera notturna.
Tu resti sempre
solo,
romantico poeta, ammalerai!
Anima, non udire, se ti chiama
la Vita, ch'è vestita di giaggiolo.
Il bambino malato
è a la finestra.
Anima, non
guardare:
fra gli alberi, sereni sacerdoti
dell'ombra, leggerai, con la sorella,
il tuo passato nei messali d'oro!
Sul bambino
malato un pipistrello...
Anima, poverella,
io so perché rimpiangi la mattina...
era candida come tortorella:
Anima, il tuo passato è il tuo destino!
La notte, senza
palpebre, ti guarda!
Ma nell'ombra,
Sant'Anna
ora non prega più...
con i doni regali, in processione,
partirono i re magi di cartone.
Una lampada
accesa s'è già spenta.
Verso un altro
presepe
partirono i re magi di cartone:
con Maria non c'è più
Anna, Sant'Anna, la nonna di Gesù...
(da Panem nostrum..., pp. 35-37)
LA CANZONETTA
Per
Alberto Tarchiani
Una mano ha
toccato il pianoforte:
il suono, nel meriggio sonnolento
domandava l'accordo e s'è già spento...
quale mano ha toccato il pianoforte?
Certo, un bambino
che non arrivava,
anche dritto sui piedi, ai tasti neri:
suonò, perché fra gli altri suoi pensieri,
uno, forse, dolcissimo passava...
Nella tua stanza,
Dio! quanto squallore!
che desiderio di dimenticare!
appena cade, per non ridestare
i mobili, la cenere dell'ore...
Ho mosso, sul
divano, i due cuscini;
oh! come gravi! E pieni mi parevano
dell'oblio di colei che prometteva
di ritornare... poveri cuscini!
La canzonetta che
dalla tua bocca
sull'anima mi scese ultimamente,
è rimasta profumo tra le mente
della finestra e con la violacciocca...
Se tu ritorni (e
tu non tornerai!)
apri la stanza con la chiave d'oro:
se rechi la mia vita, nel canoro
piccolo tempio tu risuonerai!
Ma se invece tu
rechi la mia morte
nel ritornello d'una canzonetta,
oh! vieni ancora! Per la canzonetta
della mia morte è pronto il pianoforte!
(da Panem nostrum..., pp. 49-51)
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