Ideali amate voci
di coloro che sono
morti o come i morti
sono per noi perduti.
A volte ci parlano in
sogno
a volte esse vibrano
dentro.
E con il suono, per
un istante l'eco fa ritorno
della prima poesia di
nostra vita -
come lontana nella
notte una musica che dilegua.
(da "La poesia
salva la vita", Mondadori, Milano 1998, p. 168)
Come si può notare,
il grande poeta greco Costantinos Kavafis (Alessandria d'Egitto 1863 - ivi
1933) usa in questa stupenda poesia la prima persona plurale, e il motivo è
semplicissimo: parla per tutti coloro che hanno una persona cara che è
scomparsa e gli è rimasta nel cuore, così tanto che spesso ritornano a
discorrervi nei sogni; così intensamente che a volte, pensando ad essa e alle
sue parole, sentono delle strane vibrazioni dentro di loro, provano un'emozione
e una commozione indicibili. La stessa cosa succede a tutti coloro che, avendo
vissuto dei momenti poetici irripetibili, a volte gli capita di ripensarci.
L'ultimo verso, di una bellezza rara, indica il lento svanire dei ricordi più
cari di ognuno, a mano a mano che la vita prosegue ed essi divengono più
lontani: nella notte della nostra esistenza, la musica meravigliosa delle
nostre memorie si fa sempre più lontana e, a poco a poco, ci sfugge per sempre.
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