domenica 25 luglio 2021

Per organo di Barberia

 

Pagina 713 del volume: "I problemi", D'Anna, Messina-Firenze 1975


I.

Elemosina triste

di vecchie arie sperdute,

vanità di un’offerta

che nessuno raccoglie!

Primavera di foglie

in una via diserta!

Poveri ritornelli

che passano e ripassano

e sono come uccelli

di un cielo musicale!

Ariette d’ospedale

che ci sembra domandino

un’eco in elemosina.

 

II.

Vedi: nessuno ascolta.

Sfogli la tua tristezza

monotona davanti

alla piccola casa

provinciale che dorme;

singhiozzi quel tuo brindisi

folle di agonizzanti

una seconda volta,

ritorni su` tuoi pianti

ostinati di povero

fanciullo incontentato,

e nessuno ti ascolta.

 

 

Questa è, insieme a Desolazione del povero poeta sentimentale, la poesia più famosa di Sergio Corazzini (Roma 1886 - ivi 1907). Fu pubblicata per la prima volta nel volumetto intitolato Piccolo libro inutile, stampato nella Tipografia Operaia di Roma nel 1906. Questo libriccino, oltre alle poesie di Corazzini, contiene anche i versi di Alberto Tarchiani (Roma 1885 - ivi 1964): un amico di Sergio che in seguito abbandonò la poesia per intraprendere la carriera diplomatica. Io lessi questa lirica tanti anni fa, in un libro scolastico dei tempi del liceo da cui ho tratto la foto che apre questo post; per la verità, non la lessi sui banchi di scuola, perché il programma di allora non includeva i poeti crepuscolari. Soltanto alcuni anni dopo, recuperai chissà come alcuni libri di scuola finiti nello sgabuzzino della mia casa; così, quasi in modo casuale, ebbi la ventura di leggere questa bellissima poesia. Già il titolo mi lasciò perplesso, poiché non sapevo cosa fosse un organo di Barberia; immediatamente m'informai: trattasi di uno strumento musicale simile ad un piccolo organo, montato su ruote e suonato utilizzando una manovella; era spesso usato più di un secolo fa, dai suonatori ambulanti; era facile allora, soprattutto nelle piazze delle città, incontrarne qualcuno che lo suonasse, affinché il pubblico dei passanti apprezzasse la musica emessa, e donasse qualche moneta al suonatore. Forse inutile aggiungere - poiché mi pare fin troppo evidente - che il poeta in questi versi si paragona allo strumento musicale; i suoi versi sono inutili e inascoltati, così come la musica monotona e obsoleta che proviene dall'organetto; il ripetersi, l'ostinarsi del poeta a scrivere versi che nessuno legge, è uguale al replicarsi delle ariette musicali dell'organo di Barberia, che vibrano nell'aria tra la completa indifferenza della gente che passa da quelle parti. Ricordo infine che la raccolta di Corazzini e Tarchiani è stata ristampata in tempi piuttosto recenti (con una interessante presentazione e introduzione), dall'editore San Marco dei Giustiniani di Genova (vedi foto sottostante).  


Frontespizio del volume: Sergio Corazzini e Alberto Tarchiani, "Piccolo libro inutile", introduzione di Stefania Iannella, San Marco dei Giustiniani, Genova 2013 


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