Pagina 713 del volume: "I problemi", D'Anna, Messina-Firenze 1975 |
I.
Elemosina triste
di vecchie arie
sperdute,
vanità di
un’offerta
che nessuno
raccoglie!
Primavera di
foglie
in una via
diserta!
Poveri ritornelli
che passano e
ripassano
e sono come
uccelli
di un cielo
musicale!
Ariette
d’ospedale
che ci sembra
domandino
un’eco in
elemosina.
II.
Vedi: nessuno
ascolta.
Sfogli la tua
tristezza
monotona davanti
alla piccola casa
provinciale che
dorme;
singhiozzi quel
tuo brindisi
folle di agonizzanti
una seconda
volta,
ritorni su` tuoi
pianti
ostinati di
povero
fanciullo
incontentato,
e nessuno ti
ascolta.
Questa è, insieme
a Desolazione del povero poeta
sentimentale, la poesia più famosa di Sergio Corazzini (Roma 1886 - ivi
1907). Fu pubblicata per la prima volta nel volumetto intitolato Piccolo libro inutile, stampato nella
Tipografia Operaia di Roma nel 1906. Questo libriccino, oltre alle poesie di
Corazzini, contiene anche i versi di Alberto Tarchiani (Roma 1885 - ivi 1964): un
amico di Sergio che in seguito abbandonò la poesia per intraprendere la
carriera diplomatica. Io lessi questa lirica tanti anni fa, in un libro
scolastico dei tempi del liceo da cui ho tratto la foto che apre questo post;
per la verità, non la lessi sui banchi di scuola, perché il programma di allora
non includeva i poeti crepuscolari. Soltanto alcuni anni dopo, recuperai chissà
come alcuni libri di scuola finiti nello sgabuzzino della mia casa; così, quasi
in modo casuale, ebbi la ventura di leggere questa bellissima poesia. Già il
titolo mi lasciò perplesso, poiché non sapevo cosa fosse un organo di Barberia;
immediatamente m'informai: trattasi di uno strumento musicale simile ad un piccolo
organo, montato su ruote e suonato utilizzando una manovella; era spesso usato
più di un secolo fa, dai suonatori ambulanti; era facile allora, soprattutto
nelle piazze delle città, incontrarne qualcuno che lo suonasse, affinché il
pubblico dei passanti apprezzasse la musica emessa, e donasse qualche moneta al
suonatore. Forse inutile aggiungere - poiché mi pare fin troppo evidente - che
il poeta in questi versi si paragona allo strumento musicale; i suoi versi sono
inutili e inascoltati, così come la musica monotona e obsoleta che proviene
dall'organetto; il ripetersi, l'ostinarsi del poeta a scrivere versi che
nessuno legge, è uguale al replicarsi delle ariette musicali dell'organo di
Barberia, che vibrano nell'aria tra la completa indifferenza della gente che
passa da quelle parti. Ricordo infine che la raccolta di Corazzini e Tarchiani
è stata ristampata in tempi piuttosto recenti (con una interessante
presentazione e introduzione), dall'editore San Marco dei Giustiniani di Genova
(vedi foto sottostante).
Frontespizio del volume: Sergio Corazzini e Alberto Tarchiani, "Piccolo libro inutile", introduzione di Stefania Iannella, San Marco dei Giustiniani, Genova 2013 |
Segnaliamo che questa poesia fu musicata da Goffredo Petrassi ed è stata registrata e pubblicata solo recentemente da Rosaria Angotti e Tiziana Cosentino nel loro CD dedicato ai Canti della Campagna Romana: https://davinci-edition.com/product/c00882/
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