Nacque a Trani
nel 1858 e morì a Roma nel 1910. Sposatosi in giovane età, ebbe la sfortuna di
perdere in breve tempo sia la moglie che il figlio; lasciata la sua terra
natale, si stabilì a Roma dove si risposò e lavorò, col ruolo di
amministratore, presso il Fondo per il Culto. Morì a 52 anni, mentre stava
declamando i suoi versi, a causa di una congestione cerebrale. La sua poesia è
variegata, e risulta difficile inserirla in un determinato gruppo o contesto
letterario, anche se qualche critico l'ha avvicinata a quel clima estetizzante
della Roma dell'ultimo ventennio del XIX secolo, in cui si sviluppò e si
consacrò anche la lirica di Gabriele D'Annunzio. Dedicò alla città di Roma un
intero poema che ne celebra la storia, i personaggi, i luoghi ed i monumenti.
Opere poetiche
"Crisantemi",
Vecchi, Trani 1895.
"Canzoni a
ballo", Unione Cooperativa Editrice, Roma 1901.
"Roma.
Liriche", Vecchi, Trani 1911.
"Le
Liriche", Vecchi, Trani 1911.
Presenze in
antologie
"Le più
belle pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe,
Carabba, Lanciano 1928 (vol. IV, pp. 162-169).
"I poeti
minori dell'Ottocento", a cura di Ettore Janni, Rizzoli, Milano 1955-1958
(vol. IV, pp. 156-160).
"Poeti
minori dell'Ottocento italiano", a cura di Ferruccio Ulivi, Vallardi,
Milano 1963 (pp. 713-718)
"Poeti
simbolisti e liberty in Italia", a cura di Glauco Viazzi e Vanni
Scheiwiller, Scheiwiller, Milano 1967-1972 (vol. III, pp. 108-110).
Testi
BALLATA GRIGIA
Raccogliendo ella
va con lenta mano
ogni foglia che
da gli alberi cade;
ogni foglia su
cui le sue rugiade
versò presago il
cielo antelucano.
A lo sguardo de
gli occhi di viola
si stempra in un
pulviscolo pallente
l'immensità de
l'unico zaffiro.
La pensosa, la
pia, tacita e sola,
incede in mezzo
al vespero silente;
e, ad ogni foglia
che aduna, un sospiro,
un sospir lungo
esala. Ella un papiro
sa che in
ciascuna de le tristi foglie
sempre angusto e
non ultimo raccoglie,
a formar l'albo
del dolore umano.
(da
"Crisantemi")
ORTO CLAUSTRALE
Dorme il vecchio
orto claustrale
nel meriggio
accidioso;
ma letèo, ma
sepolcrale
è del vecchio
orto il riposo.
L'edera, su pel
muscoso
muro, s'abbarbica
e sale:
un arancio,
sospiroso,
sogna un sogno
nuziale.
In van l'edera la
fuga
tenta e vien
l'arancio, intanto,
sognando una
bianca fronte.
Qual pel solco
d'una ruga,
scorre in rivolo
di pianto,
per il vecchio
orto, una fonte.
(da "Le
liriche")
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