Perché, vedi, io
non so
aprirti le vie
serene
che portano a
Dio.
E non potrò
sorreggerti
con quelle mani
solari
ch'ebbero rudi e
persuasi
uomini, come mio
padre.
Perché a volte mi
prende una pietà
oscura di te che
sei la figlia
di un uomo
fragile e incerto
che troppo
aspetta dalla morte,
e ha paura di
spaventarti,
se un poco
t'avvicini al suo silenzio.
E un giorno dovrà
pure
domandarti
perdono del tuo sangue.
Tanti anni fa,
sfogliando una vecchia antologia scolastica, mi trovai a leggere una bellissima
poesia di Renato Filippelli (Cascano 1936 - Formia 2010). Pur non conoscendolo
ancora, rimasi immediatamente impressionato da pochi versi che questo grande poeta scrisse per
confessare la propria inadeguatezza di genitore alla figlia da poco nata.
L'aggettivo "nuove", che Filippelli fa precedere a "parole",
sta ad indicare la presenza di un'altra poesia dedicata alla figlia Fiammetta,
che è possibile leggere nel medesimo volume in cui si trovano questi versi,
intitolato Ombre dal sud (Istituto
Editoriale del Mezzogiorno, Napoli 1971); quindi, anche la congiunzione "perché"
del primo verso, vuole significare una continuazione, ovvero una ripresa
poetica di un discorso già iniziato, in cui un padre, dimostrando una rarissima
sincerità, confessa tutte le sue paure ed i suoi tormenti rispetto al compito
arduo che si trova a dover affrontare: essere un bravo genitore. Filippelli,
inizialmente ammette di non assomigliare al proprio padre, che, pur nella sua
rudezza, possedeva delle sicurezze ed una capacità di persuasione assai
spiccata. Poi, con estrema umiltà dice di provare un senso di pietà nei
confronti della sua bambina, perché conosce bene se stesso, e sa quanto sia
debole e incerto, e che troppo spesso questo suo stato esistenziale, fonte di
sofferenza morale, lo porta a desiderare la morte. Perfino la sua abitudine a
parlare poco, pensa possa nuocere alla figlia, e magari anche spaventarla.
Infine, l'uomo arriva a domandarsi se abbia fatto bene a mettere al mondo dei
figli, percependo l'enorme responsabilità che comporta essere padre, e, forse,
avendo la sensazione di non essere all'altezza del ruolo che si trova ora a
dover ricoprire. Ebbene, nella mia vita ho visto troppe volte genitori
sciagurati, insensibili ed egoisti, che, pur avendo più volte dato alla luce
dei nuovi nati, non si sono mai resi conto di quanto sia importante e nello
stesso tempo difficile essere padre o madre di un essere umano che ha il
diritto di crescere nel miglior modo possibile; per questo, le parole di
Filippelli mi hanno colpito, ma anche per la disarmante schiettezza e per
l'originalità (quante poesie ho letto, in cui il genitore usava parole trite e
inutili per declamare le virtù dei propri figli). Nuove parole alla figlia Fiammetta, che ho trascritto dal primo volume
dell'antologia scolastica Quante strade¹
(Loffredo, Napoli 1976), ora è possibile leggerla nel libro che raccoglie
l'intera opera in versi di Renato Filippelli: Tutte le poesie² (Gangemi, Roma 2015).
NOTE
1) Si trova a p.
282, nella sottosezione altri poeti
contemporanei.
2) È presente alla
p. 155, nella sezione Ombre dal sud, che
comprende tutte poesie precedentemente uscite nella raccolta omonima.
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