Nacque a Castel
Baronia, in provincia di Avellino, nel 1848. Dopo i primi studi effettuati a
Benevento, si trasferì a Napoli, dove conseguì la laurea in Giurisprudenza. Fu
quindi a Roma, dove conobbe, tra gli altri, scrittori famosi come Gabriele
D'Annunzio e Matilde Serao. Professò l'avvocatura, spostandosi, durante la sua
carriera, in varie città italiane. Morì nella capitale a soli quarantaquattro
anni.
La poesia di
Errico, che si distingue per una sapiente musicalità e per una sincera
malinconia, può essere inserita nelle correnti tardo-romantiche e
pre-crepuscolari che contraddistinsero la seconda metà del XIX secolo.
Opere poetiche
"Malinconie",
Casali, Forlì 1870.
"Versi",
Galeati, Imola 1878.
"Convonvoli",
Sommaruga, Roma 1883.
"Convolvoli"
(2° ed. ampliata), Campitelli, Foligno 1894.
Presenze in
antologie
"Poeti
minori del secondo Ottocento italiano", a cura di Angelo Romanò, Guanda,
Bologna 1955 (p. 392).
"I poeti
minori dell'Ottocento", a cura di Ettore Janni, Rizzoli, Milano 1955-1958
(vol. IV, pp. 54-61).
"Poeti
minori dell'Ottocento italiano", a cura di Ferruccio Ulivi, Vallardi,
Milano 1963 (pp. 597-599).
Testi
UNA VIOLA
China sul gambo
gracile
La delicata
testa,
O violetta
mammola,
Passavi i giorni,
mesta.
Sola, sul clivo
florido,
Dove l'april fa
festa,
Gemevi sola.
Modesta, in tuo
silenzio
Tu di un arcano
amore
Parlavi, o vera
immagine
Di chi sospira e
muore:
Parlavi, e
malinconica,
Dolce scendeva al
core
La tua parola.
Trista, ne l'ora
tacita
Che si scolora il
giorno,
Errando solitaria
Al molle clivo
intorno
Una pietosa
vergine,
Ti tolse al tuo
soggiorno
E al tuo dolore.
Ne le tue foglie
pallide,
O fior senza
speranza,
Cadde la mesta
lagrima
D'una pia
ricordanza,
E pegno
d'amicizia
A me venisti. Or
stanza
Hai qui, sul core.
E mi sei cara. Un
palpito
Tu mi ridesti in
petto,
E i dolci
desideri
D'un innocente
affetto.
Sempre, o viola
mammola,
Mio fiorellin
diletto,
Con me sarai.
Te rimirando, al
subito
Svanir dei cari
inganni,
Ed ai giorni
incantevoli,
Ed ai presenti
affanni
Ripenso. Ahimè
non tornano
I miei
dieciassette anni:
Vissi, ed amai.
(da
"Versi")
MARINA
Ne l'ampia
solitudine
Del vespero
d'estate
Le paranzelle
dormono
Su l'acque
addormentate.
Con le vele
senz'aria,
Accidiose e lente
Si cullano ne
l'ultimo
Raggio del sol
morente.
Stanno. In grembo
a la tenue
Nebbia
crepuscolare
S'immergono,
dileguano
Lungi, tra cielo
e mare.
Per l'aere non
palpita
Nessun'ala di
canto;
Di vita nessun
fremito
Move dai campi.
Intanto
Pe 'l mar de le
memorie,
Come una vela
bianca,
Pe 'l mar dei
sogni naviga
L'anima oppressa
e stanca.
E, nel vasto
silenzio
De la notte che
scende,
La tua gentile
imagine
Agli occhi miei
risplende.
Invocata, a
l'Angelico
Più serena e più
bella
Non apparve la
Vergine
Ne la deserta
cella.
(da
"Convolvoli")
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