domenica 15 dicembre 2019

10 poesie tratte da 10 opere in versi per l'infanzia, scritte da 10 poeti italiani del XX secolo


Quando, già diversi anni or sono, riandai a sfogliare dopo tanto tempo i vecchi libri di scuola, mi fece grandissimo piacere il ritrovarvi alcune poesie semplici, che a volte erano vere e proprie filastrocche, e che mi avevano accompagnato durante i favolosi anni dell'infanzia. Erano versi che avevo quasi dimenticato; ho detto quasi, perché in realtà, dentro di me, qualcosa era rimasto, e questo qualcosa è riemerso non appena ho riletto quelle pagine, suscitandomi un'emozione rara, ed una altrettanto intensa tenerezza, forse dovuta all'estrema ingenuità di quelle parole in rima che ritrovavo intatte, e che ora leggevo con altri occhi e con altri pensieri. Gli autori delle poesie per ragazzi che ho ritrovato nei testi scolastici dei miei tempi, sono più o meno famosi, e rispondono ai nomi di Giovanni Pascoli, Guido Gozzano, Angiolo Silvio Novaro, Renzo Pezzani, Lina Schwarz, Diego Valeri e altri ancora, che non conoscevo né conosco. Da quando mi è nata la passione per la poesia italiana, alcuni di questi poeti hanno riempito gli scaffali della mia personale libreria; però non tutti hanno scritto dei libri di versi destinati al solo pubblico infantile, anzi, ce n'è più di uno che non lo ha mai fatto. In questo mio post, intendo ricordare alcuni di coloro che scrissero e pubblicarono libri di versi per ragazzi o per bambini durante il XX secolo. Sono 10 poeti e 10 poesie; spiccano alcuni nomi, che sono, alla fine, quelli che ho già citato in precedenza. Il libro più vecchio è del 1904 e fu scritto da Lina Schwarz; il più recente, autore Nico Orengo, è del 2000, e quindi si pone al confine col nuovo millennio. I testi che ho scelto forse non sono tra i più famosi, ma proprio per questo ho voluto metterli in luce, visto che li ritengo particolarmente belli e meritevoli. I temi trattati sono svariati, e si può notare che in alcuni fa la sua prepotente comparsa l'argomento religioso; ciò è comprensibilissimo, considerando l'educazione prettamente cattolica che generazioni e generazioni di bambini del XX secolo hanno avuto (me compreso). Ci sono anche degli elementi drammatici: piccoli, nel caso in cui un canarino in gabbia viene catturato da un predatore; ma anche grandi, quando, in un cimitero di campagna, una madre che ha perduto la figlioletta si raccomanda a tutti coloro che dovessero visitare quello sperduto cimitero, affinché dedichino un canto o una preghiera a quella povera bambina che, sebbene sia morta, può ancora udire e rallegrarsi delle manifestazioni di affetto che riceve dalla buona gente.


10 poesie tratte da 10 opere in versi per l'infanzia scritte da 10 poeti italiani del XX secolo



ANGELO MIO
di Graziella Ajmone

Angelo mio custode,
che invisibile accanto
mi fosti dal fiorire dei miei giorni,
compagno silenzioso
al mio canto e al mio pianto,
forse un poco t'oblio nel mio cammino.
Ma talvolta, in cert'ore
incantate e sognanti,
io ti sento vicino
- trasparenza d'un'ala,
splendor d'un viso bianco -
come quando bambina,
umidi ancora gli occhi d'innocenza,
ti vedevo al mio fianco
e stavo cheta e buona
perché tu non fuggissi.
Non i bimbi soltanto;
per quel piccolo lume di poesia,
che il Signor m'ha donato
e che tu reggi acceso
a illuminarmi il cuore,
io ti vedo talora, angelo mio,
così come ti vidi
sulle strade d'allora.

(da "Mattutino", Vita e Pensiero, Milano 1942)






LA CICALA
di Vittorio d'Aste

Nel querceto assolato
la cicala ha cantato.
Frii, frii, frii, qua e là,
ha cantato e canterà:
gli occhi bevono il sole.
Tutto per sé lo vuole.
Ha l'ala trasparente
e canta assiduamente;
ma se il cielo s'oscura,
la pioggia la impaura.
Stremo sole d'agosto,
in autunno bolle il mosto;
quando l'uva s'ammora
la cicala canta ancora.
Il sole la gioia le dà:
Frii, frii, frii: Dove sarà?

(da "I flauti azzurri", Vallecchi, Firenze 1926)






IL MANTO DELLA PRIMAVERA
di Idilio Dell'Era

La primavera è come una regina,
appende drappi d'oro alle finestre,
inargenta di gigli la collina,
mette zecchini in bocca alle ginestre,
e specchia dentro gli occhi dei ruscelli
la sua giovane grazia innamorata
e ci lascia l'odore dei capelli
come una lucentissima cascata
di petali ed il suo bel manto rosa
perde una frangia in mezzo ai biancospini,
la sera si addormenta luminosa
dietro l'ombra di rondini e bambini.

(da "Il canzoniere del fanciullo", Effigi, Arcidosso 2000)






PICCOLO DRAMMA
di Matilde Fondi Caccia

Avevo un canarino nella gabbia,
vicino al rampicante, sul balcone.

Stamani nel portargli il biscottino
e l'acqua e il miglio per la colazione,
ho visto, ahimé, che vuota era la gabbia!
Il canarino mio non c'era più!

Poche piume leggiere tra due sbarre
con un grumo nerastro appiccicato.

«Un uccellaccio? La civetta! Oh è certo!
Questa notte cantava...»

E m'ha serrato
tra le braccia la mamma, consolando
in silenzio il mio pianto desolato.

(da "Voci sommesse", Tip. Rondoni, Roma 1964)






LA BUONA NOTTE DELLE RONDINI
di Angiolo Silvio Novaro

Quando muore il dì perduto
dietro qualche oscura vetta,
quando il buio òccupa muto
ogni vuota erbosa via,
una strana frenesia
tra le rondini scoppietta.

Come bimbi sopra l’aia
giocan elle con giulive
grida intorno alla grondaia,
e poi su pel cielo rosa
vanno vanno senza posa
dove Iddio soletto vive.

Gaie arrivano in presenza
del buon Dio, che tutto accoglie;
una bella riverenza
fa ciascuna; e poi dice:
- Sia la notte tua felice! -
Dice, e il volo, quindi, scioglie.

Scioglie il volo, e giù si china
con un poco di tremore
per la lieve aria turchina;
e ritrova le sue orme,
trova il nido, e vi si addorme
col capino sopra il cuore.

(da "Il Cestello", Mondadori, Milano 1939)






LA SABBIA
di Nico Orengo

Non scompare mai
la sabbia dell'estate,
riappare fra le lenzuola,
nello zaino di scuola,
fresca saltella in tasca,
da Natale a Pasqua
e giù ancora
quando è l'ora
di tornare al mare.

(da "Spiaggia, sdraio e solleone", Einaudi, Torino 2000)






CIMITERO DI CAMPAGNA
di Renzo Pezzani

Campetto fuori mano
col muro inamidato di calce
dove non passa la falce,
dove non cresce mai grano;

più piccolo d'un cortile,
più povero d'un sagrato,
ma verde come un prato,
prato di mezzaprile;

se non ci fosse la povera gente
che si china per un fuscello
e viene a pregare al tuo cancello
aguzzo come un tridente;

se non ci fosse di tanto in tanto
un morto da seminare,
una croce da piantare,
povero camposanto.

Chi vive, chi cerca pane
- e i giorni sono così corti -
non ha tempo di pensare ai morti
dei paesi verdi e sotterranei.

Solo una mamma che so io,
quando butta le briciole agli uccelli,
dice loro: - O benedetti da Dio,
quella bambina di così bei capelli,

ricordate? quella bambina
che pettinavo sulla porta
e le facevo una treccina
per ogni spalla, è morta.

Sui ginocchi me la son vista mancare.
Era così savia che l'ha voluta Gesù.
(Gli uccellini per ascoltare
sono lì che non beccano più).

Se mai passaste dal cimitero
così verde col muro di gesso,
fermatevi. C'è un cipresso.
Ma buono, anche se nero.

Cantate l'aria che volete.
La mia piccola vi sentirà.
Ancora briciole, prendete:
carità per carità.

(da "Belverde", Società Editrice Internazionale, Torino 1935)






ARMI DELL'ALLEGRIA
di Gianni Rodari

Eccole qua
le armi che piacciono a me:
la pistola che fa solo pum
(o bang, se ha letto qualche fumetto)
ma buchi non ne fa...
il cannoncino che spara
senza far tremare
nemmeno il tavolino...
il fuciletto ad aria
che talvolta per sbaglio
colpisce il bersaglio,
ma non farebbe male
né a una mosca né a un caporale...
Armi dell’allegria!
Le altre, per piacere,
ma buttatele tutte via!

(da "Il libro degli errori", Einaudi, Torino 1980)







LA BAMBOLA DIMENTICATA
di Lina Schwarz

La bimba dorme nel suo lettino,
Dorme tranquilla, sogna beata...
E la sua bambola, fuori in giardino,
Sta sola sola, dimenticata.

Piove a dirotto tutta la notte...
Povera bambola, che infreddatura!
Star lì inzuppata, con l'ossa rotte,
Liquefacendosi per la paura.

Ma quella bimba, poi, domattina,
Quanti rimproveri farsi dovrà,
Quando la cara sua bambolina,
In quello stato ritroverà!

(da "Il libro dei bimbi", Bemporad, Firenze 1928)





CHIARO
di Diego Valeri

Quando il trenino campagnuolo
sosta alle piccole stazioni
(cubetti rossi di mattoni
su un sfondo di verde oro),

nel silenzio improvviso immenso
odi cantare uccelli, frusciare
tra le fronde fresche e rare
il respiro piumoso del vento.

Vedi levarsi tra rosei pèschi
un ciliegio bianco verdino,
segnando nel grigio celestino
del cielo i suoi teneri rabeschi.

Di qua di là, tra gelsi verdoni,
vedi casolari spalancati,
coi materassi arrotolati
che traboccano dai balconi.

Donne si fanno su la soglia,
le braccia nude arcate sui fianchi,
bimbi sollevano le gambe stillanti
dall'acqua azzurra della roggia.

Ombre trascorrono su la faccia
del piano, che sospira profondo:
ombre di angeli che vanno intorno
per il cielo, in pallida traccia.

(da "Poesie piccole", All'Insegna del Pesce d'Oro, Milano 1969)





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