Quando, già
diversi anni or sono, riandai a sfogliare dopo tanto tempo i vecchi libri di
scuola, mi fece grandissimo piacere il ritrovarvi alcune poesie semplici, che a
volte erano vere e proprie filastrocche, e che mi avevano accompagnato durante
i favolosi anni dell'infanzia. Erano versi che avevo quasi dimenticato; ho
detto quasi, perché in realtà, dentro di me, qualcosa era rimasto, e questo
qualcosa è riemerso non appena ho riletto quelle pagine, suscitandomi
un'emozione rara, ed una altrettanto intensa tenerezza, forse dovuta
all'estrema ingenuità di quelle parole in rima che ritrovavo intatte, e che ora
leggevo con altri occhi e con altri pensieri. Gli autori delle poesie per
ragazzi che ho ritrovato nei testi scolastici dei miei tempi, sono più o meno
famosi, e rispondono ai nomi di Giovanni Pascoli, Guido Gozzano, Angiolo Silvio
Novaro, Renzo Pezzani, Lina Schwarz, Diego Valeri e altri ancora, che non
conoscevo né conosco. Da quando mi è nata la passione per la poesia italiana,
alcuni di questi poeti hanno riempito gli scaffali della mia personale
libreria; però non tutti hanno scritto dei libri di versi destinati al solo
pubblico infantile, anzi, ce n'è più di uno che non lo ha mai fatto. In questo
mio post, intendo ricordare alcuni di coloro che scrissero e pubblicarono libri
di versi per ragazzi o per bambini durante il XX secolo. Sono 10 poeti e 10
poesie; spiccano alcuni nomi, che sono, alla fine, quelli che ho già citato in
precedenza. Il libro più vecchio è del 1904 e fu scritto da Lina Schwarz; il
più recente, autore Nico Orengo, è del 2000, e quindi si pone al confine col
nuovo millennio. I testi che ho scelto forse non sono tra i più famosi, ma
proprio per questo ho voluto metterli in luce, visto che li ritengo
particolarmente belli e meritevoli. I temi trattati sono svariati, e si può
notare che in alcuni fa la sua prepotente comparsa l'argomento religioso; ciò è
comprensibilissimo, considerando l'educazione prettamente cattolica che
generazioni e generazioni di bambini del XX secolo hanno avuto (me compreso).
Ci sono anche degli elementi drammatici: piccoli, nel caso in cui un canarino
in gabbia viene catturato da un predatore; ma anche grandi, quando, in un
cimitero di campagna, una madre che ha perduto la figlioletta si raccomanda a
tutti coloro che dovessero visitare quello sperduto cimitero, affinché
dedichino un canto o una preghiera a quella povera bambina che, sebbene sia
morta, può ancora udire e rallegrarsi delle manifestazioni di affetto che
riceve dalla buona gente.
10 poesie tratte
da 10 opere in versi per l'infanzia scritte da 10 poeti italiani del XX secolo
ANGELO MIO
di Graziella
Ajmone
Angelo mio
custode,
che invisibile
accanto
mi fosti dal
fiorire dei miei giorni,
compagno
silenzioso
al mio canto e al
mio pianto,
forse un poco
t'oblio nel mio cammino.
Ma talvolta, in
cert'ore
incantate e
sognanti,
io ti sento vicino
- trasparenza
d'un'ala,
splendor d'un
viso bianco -
come quando
bambina,
umidi ancora gli
occhi d'innocenza,
ti vedevo al mio
fianco
e stavo cheta e
buona
perché tu non
fuggissi.
Non i bimbi
soltanto;
per quel piccolo
lume di poesia,
che il Signor
m'ha donato
e che tu reggi
acceso
a illuminarmi il
cuore,
io ti vedo
talora, angelo mio,
così come ti vidi
sulle strade
d'allora.
(da
"Mattutino", Vita e Pensiero, Milano 1942)
LA CICALA
di Vittorio
d'Aste
Nel querceto
assolato
la cicala ha
cantato.
Frii, frii, frii,
qua e là,
ha cantato e
canterà:
gli occhi bevono
il sole.
Tutto per sé lo
vuole.
Ha l'ala
trasparente
e canta
assiduamente;
ma se il cielo
s'oscura,
la pioggia la
impaura.
Stremo sole
d'agosto,
in autunno bolle
il mosto;
quando l'uva
s'ammora
la cicala canta
ancora.
Il sole la gioia
le dà:
Frii, frii, frii:
Dove sarà?
(da "I
flauti azzurri", Vallecchi, Firenze 1926)
IL MANTO DELLA
PRIMAVERA
di Idilio
Dell'Era
La primavera è
come una regina,
appende drappi
d'oro alle finestre,
inargenta di
gigli la collina,
mette zecchini in
bocca alle ginestre,
e specchia dentro
gli occhi dei ruscelli
la sua giovane
grazia innamorata
e ci lascia
l'odore dei capelli
come una
lucentissima cascata
di petali ed il
suo bel manto rosa
perde una frangia
in mezzo ai biancospini,
la sera si
addormenta luminosa
dietro l'ombra di
rondini e bambini.
(da "Il
canzoniere del fanciullo", Effigi, Arcidosso 2000)
PICCOLO DRAMMA
di Matilde Fondi
Caccia
Avevo un canarino
nella gabbia,
vicino al
rampicante, sul balcone.
Stamani nel
portargli il biscottino
e l'acqua e il
miglio per la colazione,
ho visto, ahimé,
che vuota era la gabbia!
Il canarino mio
non c'era più!
Poche piume
leggiere tra due sbarre
con un grumo
nerastro appiccicato.
«Un uccellaccio?
La civetta! Oh è certo!
Questa notte
cantava...»
E m'ha serrato
tra le braccia la
mamma, consolando
in silenzio il
mio pianto desolato.
(da "Voci
sommesse", Tip. Rondoni, Roma 1964)
LA BUONA NOTTE
DELLE RONDINI
di Angiolo Silvio
Novaro
Quando muore il
dì perduto
dietro qualche
oscura vetta,
quando il buio
òccupa muto
ogni vuota erbosa
via,
una strana
frenesia
tra le rondini
scoppietta.
Come bimbi sopra
l’aia
giocan elle con
giulive
grida intorno
alla grondaia,
e poi su pel
cielo rosa
vanno vanno senza
posa
dove Iddio
soletto vive.
Gaie arrivano in
presenza
del buon Dio, che
tutto accoglie;
una bella
riverenza
fa ciascuna; e
poi dice:
- Sia la notte
tua felice! -
Dice, e il volo,
quindi, scioglie.
Scioglie il volo,
e giù si china
con un poco di
tremore
per la lieve aria
turchina;
e ritrova le sue
orme,
trova il nido, e
vi si addorme
col capino sopra
il cuore.
(da "Il
Cestello", Mondadori, Milano 1939)
LA SABBIA
di Nico Orengo
Non scompare mai
la sabbia
dell'estate,
riappare fra le
lenzuola,
nello zaino di
scuola,
fresca saltella
in tasca,
da Natale a
Pasqua
e giù ancora
quando è l'ora
di tornare al
mare.
(da
"Spiaggia, sdraio e solleone", Einaudi, Torino 2000)
CIMITERO DI
CAMPAGNA
di Renzo Pezzani
Campetto fuori
mano
col muro
inamidato di calce
dove non passa la
falce,
dove non cresce
mai grano;
più piccolo d'un
cortile,
più povero d'un
sagrato,
ma verde come un
prato,
prato di
mezzaprile;
se non ci fosse
la povera gente
che si china per
un fuscello
e viene a pregare
al tuo cancello
aguzzo come un
tridente;
se non ci fosse
di tanto in tanto
un morto da
seminare,
una croce da
piantare,
povero
camposanto.
Chi vive, chi
cerca pane
- e i giorni sono
così corti -
non ha tempo di
pensare ai morti
dei paesi verdi e
sotterranei.
Solo una mamma
che so io,
quando butta le
briciole agli uccelli,
dice loro: - O
benedetti da Dio,
quella bambina di
così bei capelli,
ricordate? quella
bambina
che pettinavo
sulla porta
e le facevo una
treccina
per ogni spalla,
è morta.
Sui ginocchi me
la son vista mancare.
Era così savia
che l'ha voluta Gesù.
(Gli uccellini
per ascoltare
sono lì che non
beccano più).
Se mai passaste
dal cimitero
così verde col
muro di gesso,
fermatevi. C'è un
cipresso.
Ma buono, anche
se nero.
Cantate l'aria
che volete.
La mia piccola vi
sentirà.
Ancora briciole,
prendete:
carità per
carità.
(da
"Belverde", Società Editrice Internazionale, Torino 1935)
ARMI
DELL'ALLEGRIA
di Gianni Rodari
Eccole qua
le armi che
piacciono a me:
la pistola che fa
solo pum
(o bang, se ha letto qualche fumetto)
ma buchi non ne
fa...
il cannoncino che
spara
senza far tremare
nemmeno il
tavolino...
il fuciletto ad
aria
che talvolta per
sbaglio
colpisce il
bersaglio,
ma non farebbe
male
né a una mosca né
a un caporale...
Armi
dell’allegria!
Le altre, per
piacere,
ma buttatele
tutte via!
(da "Il
libro degli errori", Einaudi, Torino 1980)
LA BAMBOLA
DIMENTICATA
di Lina Schwarz
La bimba dorme
nel suo lettino,
Dorme tranquilla,
sogna beata...
E la sua bambola,
fuori in giardino,
Sta sola sola,
dimenticata.
Piove a dirotto
tutta la notte...
Povera bambola,
che infreddatura!
Star lì
inzuppata, con l'ossa rotte,
Liquefacendosi
per la paura.
Ma quella bimba,
poi, domattina,
Quanti rimproveri
farsi dovrà,
Quando la cara
sua bambolina,
In quello stato
ritroverà!
(da "Il
libro dei bimbi", Bemporad, Firenze 1928)
CHIARO
di Diego Valeri
Quando il trenino
campagnuolo
sosta alle
piccole stazioni
(cubetti rossi di
mattoni
su un sfondo di
verde oro),
nel silenzio
improvviso immenso
odi cantare
uccelli, frusciare
tra le fronde
fresche e rare
il respiro
piumoso del vento.
Vedi levarsi tra
rosei pèschi
un ciliegio
bianco verdino,
segnando nel
grigio celestino
del cielo i suoi
teneri rabeschi.
Di qua di là, tra
gelsi verdoni,
vedi casolari
spalancati,
coi materassi
arrotolati
che traboccano
dai balconi.
Donne si fanno su
la soglia,
le braccia nude
arcate sui fianchi,
bimbi sollevano
le gambe stillanti
dall'acqua
azzurra della roggia.
Ombre trascorrono
su la faccia
del piano, che
sospira profondo:
ombre di angeli
che vanno intorno
per il cielo, in
pallida traccia.
(da "Poesie
piccole", All'Insegna del Pesce d'Oro, Milano 1969)
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