In riferimento
alla storia della poesia italiana che comprende circa un cinquantennio,
partendo dall'ultima decade dell'Ottocento e giungendo agli anni trenta del
Novecento, alcuni critici letterari hanno intercettato una Linea ligure, ovvero una sorta di continuum che lega e accomuna varie generazioni di poeti nati nella
regione Liguria. I primi esponenti di questa presunta corrente o scuola,
andrebbero identificati in Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, Mario Morasso,
Alessandro Giribaldi ed altri poeti di un cenacolo che si formò a Genova
intorno al 1896, e che contribuì non poco al rinnovamento della poesia
italiana. Questo gruppo di poeti si rifaceva al simbolismo francese, ma non
soltanto. Dopo di loro, emersero altri autori di versi nati in Liguria, la
maggior parte dei quali trovò spazio nelle pagine di due riviste importanti: La Riviera Ligure e La Voce; tra di essi spiccano i nomi di Camillo Sbarbaro, Giovanni
Boine e, sebbene anagraficamente più anziani, i due fratelli Angiolo Silvio e
Mario Novaro (entrambi diressero La
Riviera Ligure). Infine, esiste un'ultima generazione "ligure",
che si fece conoscere nella terza e nella quarta decade del XX secolo, grazie
ad opere di indubbio valore; di questa fa parte addirittura il premio Nobel
Eugenio Montale, ma vanno anche ricordati altri nomi meritevoli come quelli di
Adriano Grande e di Angelo Barile (anche se quest'ultimo, per la data di
nascita, dovrebbe appartenere alla generazione precedente). A proposito di
questa generazione, c'è da ricordare che molti di loro pubblicarono poesie in
un'altra rivista memorabile, nata nel 1931 grazie ad Adriano Grande: Circoli.
Sinceramente,
devo dire che, come è piuttosto facile rintracciare i nomi dei poeti della citata Linea ligure, così è difficile trovare
un punto di unione che possa ritenersi attendibile per confermare la tesi
secondo la quale esistono delle somiglianze nel fare poetico di tre o quattro
generazioni nate, più o meno, negli stessi luoghi.
Alla fine ho
rinunciato all'impresa: almeno per me non esiste nemmeno un elemento che possa
fare da trade union tra tutti questi
poeti, spesso così differenti e distanti - poeticamente parlando - tra loro. Mi
limiterò perciò a fare un elenco dei loro nomi (scusandomi nel caso in cui ne abbia dimenticato qualcuno), inserendo alcuni dati
biografici e bibliografici, e quindi lasciando ancora aperta la possibilità,
forse recondita, di trovare qualcosa di unitario, ovvero un idem sentire
poetico tale da poter affermare con certezza l'esistenza di una Linea ligure della poesia italiana tardo-ottocentesca
e novecentesca.
Copertina di un numero della rivista "La Riviera Ligure" |
I POETI DELLA "LINEA LIGURE"
ITALO MARIO
ANGELONI (Genova 1876 - Torino 1957)
Scrittore,
pittore e artigiano, fu docente di lettere e di storia dell'arte. Dopo la fine
della Grande Guerra si trasferì a Torino, dove visse fino alla morte. Scrisse
versi in dialetto e in lingua; in questi ultimi,
pubblicati nei volumi La fantasia del
Crepuscolo (1899), Le Nevi (1900)
e Il Conquistatore (1910), il
suggestivo paesaggio alpino la fa da padrone.
ADELCHI BARATONO (Firenze
1875 - Genova 1947)
Pur nato a
Firenze, visse prevalentemente a Genova, e si distinse come filosofo. Praticò
la poesia soltanto in gioventù, pubblicando col fratello Pier Angelo un volume
di versi intitolato Sparvieri (1900),
dove si riscontrano temi vicini al decadentismo e qualche elemento che si
ritrova nella poesia di Eugenio Montale.
PIERANGELO
BARATONO (Roma 1880 - Trento 1927)
Al di là del
luogo di nascita, va considerato a tutti gli effetti un ligure, e in
particolare un genovese (a Genova dedicò diversi suoi scritti). Fu poeta in
giovanissima età, quando, col fratello Adelchi, pubblicò Sparvieri (1900); in seguito abbandonò la poesia per abbracciare la
prosa, ottenendo anche diversi riconoscimenti. I suoi versi, in parte,
anticipano quel mondo favolistico su cui si basano i suoi migliori romanzi.
ANGELO BARILE
(Albissola Marina 1888 - ivi 1967)
Collaboratore di
varie riviste, tra cui Solaria, cofondò Circoli. Iniziò a pubblicare libri di
versi oltre i quarant'anni. Nelle sue opere (Primasera, 1933; Quasi sereno,
1957; Poesie, 1965) spiccano una
forte e pur sofferta religiosità, un'attenzione particolare agli ultimi della
terra e la descrizione appassionata dei luoghi dove ha vissuto.
GUGLIELMO BIANCHI
(Lavagna 1899 - ivi 1966)
Di famiglia
benestante, fu poeta, giornalista e pittore; fu redattore e condirettore della
rivista Circoli. Pubblicò due libri
di versi: Sciamiti (1923) e Sestante (1937). La sua poesia si rifà
al migliore Cardarelli, con, in aggiunta, una rara fantasia e una prevalenza di
temi pittorici (come detto, il Bianchi fu anche pittore di fama).
GIOVANNI BOINE
(Finale Marina 1887 - Porto Maurizio 1917)
Cofondatore della
rivista Rinnovamento, collaboratore
della Voce e della Riviera Ligure, fu uno spirito
fortemente tormentato; nei suoi scritti filosofici si nota spesso un travaglio
interiore di chi si trova a metà strada tra una visione della realtà
prettamente razionale e una tendenza istintiva verso la religione cristiana e i
suoi principi incontestabili. Scrisse delle poesie in prosa molto originali,
che vennero pubblicate in volume dopo la sua morte col titolo Frantumi (1918).
GINO BORZAGHI
(1872 - 1935)
Di lui si sa pochissimo.
Pubblicò due volumetti di versi, il primo dei quali, intitolato Sinfonie luminose (1893), contiene anche
alcune liriche di Mario Morasso. Qui, come anche in alcuni versi di Nel passato (1902), si notano alcune
caratteristiche riconducibili al simbolismo ed altre che lo avvicinano ai poeti
minori del secondo Ottocento.
GIOVANNI DESCALZO
(Sestri Levante 1902 - ivi 1951)
Autodidatta,
nella vita fece vari mestieri tra cui il tipografo, l'operaio e l'archivista;
fu per lungo tempo marinaio, e il mare è protagonista in molte delle sue prose
e delle sue poesie; quest'ultime furono raccolte nei volumi: Ulgine (1929), Risacca (1933) e Interpretazioni
(prose liriche, 1934).
ALESSANDRO
GIRIBALDI (Porto Maurizio 1874 - Chiavari 1928)
Lettore
entusiasta della poesia simbolista, tentò di importarla in Italia, sia
pubblicando una serie di testi poetici in riviste come Endymion e Vita nova (di
quest'ultima fu fondatore e direttore), sia dando alle stampe un volumetto a
tre mani insieme ad Alessandro Varaldo e Mario Malfettani: Il 1° libro dei trittici, in cui attuò una forma sperimentale di
scrittura e di lettura. Finito in carcere dopo aver ucciso accidentalmente un
uomo, non pubblicò più nulla in vita. Postumo uscì il volume I canti del prigioniero e altre liriche (1940),
che comprende anche molti testi scritti nel periodo di prigionia, e che
conferma l'anima decadente e simbolista di questo sfortunato poeta.
ADRIANO GRANDE
(Genova 1897 - Roma 1972)
Poeta e
giornalista, fondò le riviste Circoli e Maestrale. Il suo primo libro di prose
e versi: Avventure, uscì nel 1927; seguirono La tomba verde (1929), Nuvole sul
greto (1933), Alla pioggia e al sole (1935), Poesie in Africa (1938), Strada la
mare (1943), Fuoco bianco (1950), Preghiera di primo inverno (1951), Canto a
due voci (1954). Poeta assai prolifico, inizialmente vicino al Cardarelli, poi
al Montale, andò maturando una sua personale scrittura, con sempre più evidenti
tracce di una religiosità sincera e tormentata.
MARIO MALFETTANI
(Genova 1875 - ivi 1911)
Ottenuta la
laurea in legge si dedicò alla letteratura e frequentò alcuni poeti
dell'ambiente genovese fra cui Alessandro Giribaldi; appassionatosi di politica,
entrò nel partito socialista. Morì suicida. Le sue poesie risentono del clima
decadente e simbolista che aleggiava nel cenacolo dei poeti di Genova. Opere
poetiche: Il 1° libro dei trittici (con A. Giribaldi e A. Varaldo,
1897), Fiori vermigli (1906).
EUGENIO MONTALE
(Genova 1896 - Milano 1981)
Su un insigne
poeta come Montale mi sembra inutile aggiungere qualcosa rispetto a ciò che è
stato già scritto e detto; mi limito quindi a riportare un elenco delle sue
opere poetiche: Ossi di seppia
(1925); La casa dei doganieri e altri
versi (1932); Le occasioni
(1939); Finisterre (1943); La bufera e altro (1956); Xenia (1966); Satura (1971); Diario del '71
e del '72 (1973); Quaderno di quattro
anni (1977); Altri versi e poesie
disperse (1981).
MARIO MORASSO
(Genova 1871 - Torino 1938)
Fu un
avanguardista a tutto tondo, a partire dai suoi versi sperimentali, molto
vicini all'area simbolista, che pubblicò in gioventù nei volumi: Sinfonie luminose (con Gino Borzaghi,
1893); I Prodigi (1894); Profezia (1902). Nelle sue prose si dimostrò
un convinto teorico del macchinismo estetico e, per certi aspetti, anticipò di
circa un decennio le idee futuriste di Marinetti.
ANGIOLO SILVIO
NOVARO (Diano Marina 1866 - Imperia 1938)
Fratello di
Mario, diresse nei primi anni di vita La
Riviera ligure: rivista tra le più celebri del primo Novecento, in cui
compaiono i nomi di scrittori di altissimo livello; autore di prose narrative,
di prose liriche e di versi, dedicò molti libri al pubblico infantile. Nei suoi
migliori versi (e volendo anche in alcune prose poetiche) influenzati
certamente dall'opera di Giovanni Pascoli, emergono alcuni elementi costanti,
tra i quali la semplicità, la cantabilità ed una tormentata religiosità. Opere
poetiche: La casa del Signore (1905);
Il Cestello (1910); Il fabbro armonioso (prose poetiche,
1920); Il cuore nascosto (1920), Dio è qui (prose poetiche, 1927), Il piccolo Orfeo (1929); La madre di Gesù (1936) e Tempietto (1939).
MARIO NOVARO
(Diano Marina 1868 - Imperia 1944)
Fratello di
Angiolo Silvio, filosofo, direttore per un ventennio della rivista La Riviera Ligure, scrisse un unico
libro di versi: Murmuri ed echi, che
fu pubblicato per la prima volta nel 1912, e che ebbe varie edizioni che
includevano nuove poesie. Novaro è stato un poeta innovativo sia per quel che
concerne la forma, sia per i temi trattati; nei suoi versi e nelle sue prose
poetiche ha privilegiato il paesaggio ligure, inserendovi emozioni personali,
interrogativi esistenziali, riflessioni e meditazioni.
CECCARDO
ROCCATAGLIATA CECCARDI (Ortonovo 1871 - Genova 1919)
La sua vita
irregolare e tormentata fece sì che venisse accostato ai "poeti
maledetti"; tant'è vero che, questa abitudine al randagismo e
all'irrequietezza gli procurò un precoce logoramento del corpo. Fu carducciano,
pascoliano e dannunziano, lesse e in parte imitò i poeti decadenti francesi, ma
soprattutto fu poeta originale, cantore del paesaggio apuano e versiliese.
Anche Eugenio Montale parlò di lui come un fondamentale maestro. Le sue opere poetiche principali sono: Il libro dei frammenti (1895); Sonetti e poemi (1910) e Sillabe e ombre (postumo, 1925).
CAMILLO SBARBARO
(Santa Margherita Ligure 1888 - Savona 1967)
Traduttore
eccellente, studioso e collezionista di licheni, collaborò alla Voce e alla Riviera Ligure con poesie e prose poetiche. Dopo l'esordio di Resine (1911), si fece conoscere grazie
alla raccolta Pianissimo (1914), in
cui la lezione leopardiana si unisce alla crisi esistenziale dell'uomo del XX
secolo, inaridito dalla vita cittadina e dall'assenza di valori. Ottime anche
le sue prose, che cominciò a riunire a partire dal 1920, in un volume
intitolato Trucioli. In seguito
diradò le sue pubblicazioni; tra di esse non è da considerarsi rilevante la
nuova edizione di Pianissimo, che
presenta diverse rielaborazioni e modifiche rispetto al testo originale.
ALESSANDRO
VARALDO (Ventimiglia 1876 - Roma 1953)
Giornalista,
critico, commediografo e prosatore, scrisse versi in gioventù che pubblicò sia
in alcune riviste, sia nei tre volumi: Il
1° libro dei trittici (comprende anche poesie di A. Giribaldi e di M.
Malfettani, 1897); Marine liguri
(1898) e Romanze e notturni (1904).
Poeticamente parlando, il Varaldo mostrò varie tendenze che vanno da un
accentuato simbolismo ad un ben curato e intenso paesaggismo, in cui prevalgono
i luoghi cari della Liguria.
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