Di riferimenti alla
mitologia se ne possono trovare a non finire in tutta la poesia di ogni epoca,
ed anche, ovviamente, nelle poesie dei decadenti e dei simbolisti italiani;
quella greca è, per forza di cose, la più presente: miriadi di versi sono
dedicati a divinità, mostri e personaggi vari che compongono la stupenda e altamente affascinante mitologia della Grecia antica. In minor misura, ma ben
presenti, sono altre figure leggendarie, spesso appartenenti alla storia della
letteratura. Ancora più rari sono i versi in cui la fanno da protagonisti i
santi o comunque i personaggi della religione cristiana che, col tempo, furono
ammantati da un'aura leggendaria (tanto potente e convincente da divenire veri
e propri miti). C'è infine qualche poeta che rievoca le mitologie nordiche:
anch'esse colme di personaggi fantasiosi e di storie suadenti, ma evidentemente
meno conosciute nel nostro paese. Inutile aggiungere che ogni storia ed ogni
personaggio di queste poesie hanno un riferimento più o meno chiaro ai tempi in
cui furono scritte, e di conseguenza possono essere il simbolo di qualcosa o di qualcuno.
Poesie sull'argomento
Mario Adobati:
"Circe" in "I cipressi e le sorgenti" (1919).
Vittoria Aganoor:
"L'ultimo canto di Saffo" in "Poesie complete" (1912).
Diego Angeli:
"Dafne" in "L'Oratorio d'amore" (1904).
Alfredo Baccelli:
"Miti silvestri" in "Poesie" (1929).
Gustavo Botta:
"Medusa" in "Alcuni scritti" (1952).
Giovanni Camerana:
"Su, galoppate adunque..."
in "Poesie" (1968).
Guglielmo Felice
Damiani: "Leggenda" in "Lira spezzata" (1912).
Gabriele D'Annunzio:
"Diana inerme" in "L'Isotteo. La Chimera" (1890).
Gabriele D'Annunzio:
"Psiche giacente" in "Poema paradisiaco" (1893).
Luisa Giaconi:
"Philomela" in «Dai nostri poeti viventi» (1896).
Luisa Giaconi:
"Il pianto di Agar" in "Tebaide" (1912).
Cosimo Giorgieri
Contri: "Il viale delle Muse" in "Mirti in ombra" (1913).
Domenico Gnoli:
"Ostia" in "Fra terra ed astri" (1903).
Domenico Gnoli:
"Via Appia" in "Poesie edite e inedite" (1907).
Corrado Govoni:
"Siringa fioca", "San Giorgio", "Gruppo" e "Graal" in
"Le Fiale" (1903).
Corrado Govoni
"Loengrino" in "Gli aborti" (1907).
Guido Gozzano:
"L'invito" in "poesie e prose" (1961).
Arturo Graf: "Le
Danaidi" in "Le Danaidi" (1905).
Luigi Gualdo:
"Venere nera" in "Le Nostalgie" (1883).
Virgilio La Scola:
"Delo" in "La placida fonte" (1907).
Giuseppe Lipparini:
"Il fauno" in "Le foglie dell'alloro. Poesie (1898-1913)"
(1916).
Gian Pietro Lucini:
"Protesa Ella fatale e sovrumana",
"La "Chimera" e "Penelope
moderna, dalle spole" in "Il Libro delle Figurazioni Ideali"
(1894).
Gian Pietro Lucini:
"Adone" e "Klingsor" in "Il Libro delle Imagini
Terrene" (1898).
Marino Marin: "È l'Ellade..." in "Sonetti secolari"
(1896).
Tito Marrone:
"La Gorgone" in "Sonetti dell'estate e dell'autunno"
(1900).
Tito Marrone:
"Nummus" in "Le Gemme e gli Spettri" (1901).
Tito Marrone:
"La morte dei centauri" in "Liriche" (1904).
Fausto Maria Martini:
"Il Cavaliere" in "Le piccole morte" (1906).
Angiolo Orvieto:
"Le Chimere" in "La Sposa Mistica. Il Velo di Maya" (1898).
Ceccardo
Roccatagliata Ceccardi: "Apua, Ninfa" in «Riviera Ligure», 1903.
Umberto Saffiotti:
"Le Sirene" in "Le Fontane" (1902).
Giulio Salvadori:
"Saffica ascolana" in «Nuova Antologia», ottobre 1920.
Fausto Salvatori:
"La Chimera" in "La Terra promessa" (1907).
Emanuele Sella:
"I Numi" in "Rudimentum" (1911).
Pietro Sgabelloni:
"Fauno" in «Il Tirso», aprile 1907.
Agostino John
Sinadinò: "La morte di Parsifal" in «Poesia»,
ottobre/novembre/dicembre/gennaio 1906/1907.
Agostino john
Sinadinò: "La Dea nel sonno" e "L'Ara d'Apolline" in
"Il Dio dell'attimo" (1924).
Giovanni Tecchio:
"Alastor" in "Canti" (1931).
Domenico Tumiati:
"Aretusa" in "Liriche" (1937).
Alfredo Tusti:
"L'arco" in «Roma Flamma», luglio 1904.
Domenico Zarlatti:
"Nascono le Walkirie" in «Cronache latine», gennaio 1906.
Testi
VENERE NERA
di Luigi Gualdo
Era una notte chiara
e tropicale.
Nell'aria torrida
Passava un soffio di
languor letale,
Afrodisiaco.
Sul mar brillava un
luccichìo di fosforo,
Misterïoso;
Parca forier di
cósmiche battaglie
L'alto riposo,
Morivan lenti in su
la calda riva
I flutti languidi,
L'onda lambendo la
rena moriva
Con lungo murmurare.
Tutto era bruno: e
terra e cielo e oceano;
Taceano i venti,
Eppur movea lassù un
arcano palpito
Le stelle ardenti.
Stendeasi in là,
vastissima pianura,
Il suol dell'India;
Il sacro suoi della
gran fede oscura
Pieno di tènebre.
Pareva il mar d'alto
portento gravido.
Irrequieto,
Ma la natura già
potea conoscere
Il suo segreto.
Ecco, d'un tratto,
l'onda si divide,
E sorge argentea
In mezzo al mar che
intorno ad essa ride
Una conchiglia,
Vasta conchiglia
illuminata, rosea,
Che par dischiuda
Cosa di ciel, poiché
vi sorge Venere
Divina e nuda,
Ma paurosa ancor più
della greca
Bellezza candida,
Ché bianca no, ma è
d'un color che acceca,
Di bronzo splendido.
S'allieta il ciel, la
luna vibra un raggio...
Ed ecco altera
Incanta allora in sua
beltà terribile
Venere Nera.
(da "Le
nostalgie")
IL FAUNO
di Giuseppe Lipparini
Appresso a la fontana
ove perenni
sgorgan dal seno del
granito l'acque,
a un antico signor
del loco piacque
erger un Fauno con
lascivi cenni.
Danzavan le fanciulle
quando venni
nel magico recesso.
Tosto tacque
ogni danzare; ognuna
d'esse giacque
a' pie de l'Erma con
arguti accenni.
Una sottile voluttà
ne l'aria
era; dal suolo un
umido languore
saliva; ed elle co i
procaci gesti
destavano ne l'anima
una varia
brama di baci, o di
tranquillo amore,
o di abbracci
malefici funesti.
(da "Le foglie
dell'alloro")
Gaston Bussière, "Le Nereidi" (da questa pagina web) |
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