domenica 15 settembre 2019

Poeti dimenticati: Giuseppe Vannicola


Nacque a Montegiorgio, in provincia di Fermo, nel 1876 e morì in circostanze misteriose nell'isola di Capri, nell'agosto del 1915. Musicista, in gioventù fu valido violinista ed entrò a far parte della prestigiosa orchestra diretta da Arturo Toscanini. Si dedicò, in seguito, alla letteratura, collaborando con suoi scritti a giornali, periodici e riviste come Il Mattino, La Voce, Poesia e Prose; di quest'ultima rivista fu anche direttore. Dopo qualche anno trascorso a Firenze, andò ad abitare a Roma. Qui si ammalò e rimase, per il resto della sua vita, fortemente segnato dalla malattia. Attratto dal simbolismo e dal decadentismo francese, scrisse poesie, prose poetiche ed articoli che ne ricalcano gli echi. Solo recentemente è stata pubblicata un'opera che raccoglie la sua produzione letteraria.



Opere poetiche

"Trittico della Vergine", Voghera, Roma 1901.
"Sonata Patetica", Libreria Editrice Nazionale, Milano 1904.
"De profundis clamavi ad te", Tip. della Biblioteca di Cultura Liberale, Firenze 1905.
"Da un velo", Revue Du Nord, Roma, 1905.
"Corde della grande Lira", Tip. Cooperativa Sociale, Roma 1906.
"Distacco", Lux, Roma 1908.
"Il veleno", Baldoni, Firenze 1912.
"Tetano metafisico. Tutte le opere", Aragno, Milano 2017.

 
Frontespizio del volume "Giuseppe Vannicola: Tetano metafisico. Tutte le opere", Aragno, Milano 2017

Presenze in antologie

"Poeti simbolisti e liberty in Italia", a cura di Glauco Viazzi e Vanni Scheiwiller, Scheiwiller, Milano 1967-1972 (vol. 1, pp. 195-197; vol. 2, pp. 275-276; vol. e, pp. 281-285).
"Dal simbolismo al déco", a cura di Glauco Viazzi, Einaudi, Torino 1981 (tomo primo, pp. 245-248).



Testi

CAUSA NOSTRAE LAETITIAE (frammento)

- Adorate! Plaudite! -
l'inno del Sole clamava esultando -
Io la magna, io la terribile
Gloria, principio e fine,
potente Dea - potente demone,
bugiardo libro de l'Enigma eterno:
una insidiosa face brillante,
tropicale di sogni iridescenti.
  E corro e mi spazio,
e incorono di porpora la terra
vibrando, irragiando!
Poi a meriggio, avvivata la fiamma
del suo desiderio, io scendo a l'occaso
accarnandola a vespero,
e la rimuto in un agro di sangue,
Io triumphe! Plaudite! Adorate!
Tra le mie braccia disserro
a le anime, nobili sogni
e nobili chimere,
d'un'altra vita armoniosa a' cieli
vol di speranze inutilmente altere.
Come m'invengo in un'anima pura
che, rutilante di nativo lume
salva non so per quali forze arcane
alta si tiene per l'immane fiume
a spiare del ciel luci lontane
e lontano parlar di vita eterna,
bugiarda gloria a la sua fronte attorco
col caldo fluttuar di baci e il raggio
d'appetiti terreni impreveduti.
...

(da "Trittico della Vergine", 1901)




DE PROFUNDIS CLAMAVI AD TE (frammento)

Beethoven è l'uomo del silenzio.
L'uomo che la parola può appena avvicinare; l'uomo che, avviluppato di silenzio, ispira e comanda il silenzio; l'uomo per cui il silenzio è atmosfera musicale.
Le montagne s'alzano nel suo profondo su le montagne; le montagne gettano nel suo profondo un'ombra densa e vastissima; le montagne nel suo profondo fanno silenzio.
Un silenzio che abbraccia tutto nelle sue profondità.
Un silenzio che non determina, ma che riposa e comprende.
Un silenzio che comprende nel suo riposo le musiche che hanno aperto al silenzio orizzonti nuovi, le musiche per cui il silenzio si solleva sul silenzio e le montagne su le montagne, in un Infinito più infinito, in un Silenzio più silenzioso.

(da "De profundis clamavi ad te", 1905)




CORDE DELLA GRANDE LIRA (frammento)

Dio: Figura sublime dell'uomo; vigna degli umani desideri; catena delle umane speranze; risultato delle umane volontà; sintesi delle umane idee; nome perfetto dell'umana scienza; Uomo dell'uomo.

(da "Corde della grande Lira", 1906)

Nessun commento:

Posta un commento