Sotto la torre
cadente, nitido
splendeva l'orto
al sole;
tra l'erbe e
l'umili piante domestiche
olezzavano
all'ombra le viole,
nell'aria mite
fresche olezzavano
dentro ai
cespugli ascose;
rovi e stellate
pervinche cerule
faceano siepe
alle crescenti rose.
E la mia giovine
madre, nel vespero
versava su gli
steli
l'acqua, e
benigni su lei versavano
la bionda luce
del tramonto i cieli.
Acri del tenue
fior di basilico
si diffondean gli
aromi,
con lieve crepito
qua e là sbocciavano
i bottoncini dei
non nati pomi;
pendean le
ciocche delle robinie
gravi di miele, e
scosse
dal vespertino
soffio di zeffiro
lucean precoci le
ciliege rosse;
ad ora ad ora gli
ultimi petali
sul capo
dell'amata
innaffiatrice
lenti cadevano
come fiocchi di neve
immacolata.
Mia madre è
morta... da un pezzo. Crebbero
gli arbusti in
tronchi enormi.
Madre, da tanto
tempo si chiusero
gli occhi tuoi
buoni e nella tomba dormi.
Ed io ti vedo
sempre, nel vespero,
chinata su gli
steli
Versar nell'orto
l'acqua, e a te versano,
madre, la luce
del tramonto i cieli.
Questa poesia di
Costantino Nigra (Villa Castelnuovo 1928 - Rapallo 1907) mi sta particolarmente
a cuore, perché, in alcuni tratti, mi ricorda la mia mamma scomparsa da quasi
tre anni. L'autore, è superfluo che io lo descriva, poiché è un celebre
personaggio della nostra storia, in particolare di quella dell'Ottocento.
Certamente Nigra è meno conosciuto come poeta; non scrisse molte poesie, e
tutti i suoi versi sono stati raccolti in un libriccino pubblicato da
Zanichelli nel 1961 (da questo ho estratto la poesia qui presente). Le cose
migliori del diplomatico piemontese si possono rintracciare negli Idilli, usciti per la prima volta in un
volumetto, nel 1893; anche Nell'orto
fa parte di quest'ultimi. Le otto quartine parlano, con evidente nostalgia e
con tangibile malinconia, del periodo in cui il poeta viveva insieme alla
giovane madre, la quale amava dedicare un po' del suo tempo alle piante ed ai
fiori, coltivando un orto situato al di sotto di una torre cadente, nei pressi della casa di residenza. Nigra
descrive alcune delle piante presenti nell'orto: viole, pervinche, rovi, rose,
fiori di basilico, robinie ecc. Quando, diversi anni or sono, anche mia madre
si dedicava alla cura del nostro giardino, tutte queste piante, a parte le
rose, non c'erano; ma ricordo le bellissime ortensie, i tagete, i ciclamini, le
pansé, i gerani... Lei, come la madre di Nigra, le curava con amore, non
facendogli mai mancare l'acqua e, se necessario, intervenendo con maestria per
non farle soffrire. Ora, come il poeta, io me la immagino viva e ancor giovane,
annaffiare le sue piante ed i suoi fiori in un tramonto estivo, mentre
l'estrema luce del sole la illumina e la rende meravigliosa.
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