Questo volume
pubblicato, dalla Società Editrice Internazionale nel 1950, insieme alla
raccolta di poesie dialettali Oc luster,
uscita nello stesso anno, rappresenta l'apice della lirica di Renzo Pezzani
(Parma 1898 - Castiglione Torinese 1951). È anche una delle ultime
pubblicazioni del poeta emliano, spentosi prematuramente in seguito ad un coma
diabetico a 53 anni. Ricordo, un po' di anni or sono, quando lo ebbi tra le
mani per la prima volta, che fui sorpreso e felice di ritrovarvi alcuni dei
versi che mi erano rimasti nel cuore, perché provenienti dai libri di scuola
della cara infanzia. In effetti, leggendo le poesie di Innocenza, è facile accorgersi che il libro sia stato progettato da
Pezzani, per soddisfare il gusto dei bambini e dei ragazzi, piuttosto che degli
adulti. Con tutto ciò, l'estrema e disarmante semplicità che si respira in
questi versi, hanno fatto in modo di affascinare un pubblico senza età. Gli
argomenti spesso ricorrono: si parla di angeli, poveri, bambini, animali,
paesi, santi... tutti accomunati da, come recita il titolo, una inconfutabile
"innocenza"; molto spazio è anche assegnato alla natura, sia essa
della campagna o della montagna (probabilmente i luoghi dell'Emilia, cari al
Pezzani). In quasi tutte le poesie, inoltre, si nota la presenza di una fede
cristiana sincera, che permette all'autore di trovare il lato buono in ogni
situazione spiacevole; a tal riguardo, è facile rintracciare dei versi che abbiano
come protagonisti i diseredati del mondo, gli ultimi, che, sempre con l'aiuto
della religione, trovano il loro momento di riscatto dopo la morte, nel regno di Dio dove Pezzani, assetato di giustizia, pone queste sfortunate anime con
una compassione tangibile, con un coinvolgimento che è difficile ritrovare in
altri poeti del Novecento. Ad illustrare alcune delle poesie di Pezzani,
provvide con maestria il pittore Piero Furlotti. Concludo riportando la breve
prosa senza titolo che apre, a mo' di presentazione, questa memorabile raccolta
di versi.
Un viandante
passò da un paese. La gente era al lavoro: gli uomini nei campi, le donne al
lavatoio, i bambini a scuola.
Non c'era che un
agnellino per la strada: brucava erba tra i sassi e suonava un campanello.
— Benedetto
questo paese - disse il viandante - che invece di un cane mette di guardia un
agnello. La pace è meglio custodita dall'innocenza che dalla forza.
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