Nacque a Genova nel
1888 e morì a Milano nel 1985. Debuttò nel mondo della letteratura con un libro
di poesie, per poi intraprendere una lunga e prestigiosa carriera di critico
musicale (specializzato in operistica); negli anni, collaborò con numerosi
giornali pubblicando saggi memorabili. Scrisse anche molti libri, tra i quali
vanno ricordati quelli concernenti le biografie del tenore Enrico Caruso e
della soprano Maria Callas. Giovanissimo, si dedicò alla poesia pubblicando un
volume ed altri versi sparsi in riviste d'inizio Novecento; le sue liriche
prediligono i temi cari al decadentismo e al crepuscolarismo, ma a volte
compaiono anche alcuni accenti romantici.
Opere poetiche
"La canzone del
salice", Stab. Tipografico S. Morano, Napoli 1910.
Presenze in antologie
"Poeti
simbolisti e liberty in Italia", a cura di Glauco Viazzi e Vanni
Scheiwiller, Scheiwiller, Milano 1967-1972 (vol. 1, pp. 96-99).
Testi
SPLEEN
Come diventa triste
la vita, triste e vana,
quando non si ha più
fede, o sorella lontana:
quando le foglie
secche de le nostre illusioni
si staccan da la rama
di nostra gioventù,
e fugan senza luci,
senza direzioni,
fugano solamente per
non tornar mai più:
quando l'anima nostra
con lo sguardo angosciato
affissa stranamente
lo specchio del passato,
e non si riconosce,
l'anima appesantita:
o sorella lontana,
com'è triste la vita!
Com'è triste la vita
quando non si ha una voce,
una piccola voce, che
c'insegni a sperare;
che ci guidi e ci
dica: - È questa la tua croce,
è questo il tuo
cammino: lo devi camminare.
Una piccola voce che
ne i giorni piovosi
ci sollevi lo spirito
con i canti armoniosi:
una vocina dolce che
ne le notti oscure
ci riconforti
l'anima, ingombra di paure:
quando non si ha una
voce, che a la nostra sia unita,
o sorella lontana, com'è
triste la vita!
Com'è triste la vita
quando non si ha una mano,
una manina piccola,
che ci guidi lontano:
che ci aiuti a salire
il periglioso colle:
che ci aiuti a
discendere su le invocate zolle:
una manina piccola,
che ci prenda pel viso
e c'imprima sul
labbro un allegro sorriso:
una piccola mano che
ci apra le pupille,
e ci additi i
fantasmi vaganti a mille a mille...
Quando non si ha una
mano che a la nostra sia unita,
o sorella lontana,
com'è triste la vita!
Adesso, sorellina, io
non so che viare,
viare lentamente,
senza giammai sostare:
io non so che viare
lungo i fondi sentieri
con il triste
fardello de' miei tristi pensieri:
viare senza mèta -
sia lontana o vicina -,
viare trascinando
l'anima pellegrina:
viare etrnamente
senza luce d'amore,
senza gloria di
cielo, col mio pesante cuore...
O sorella lontana, mi
vorresti aiutare?
Io non so che morire,
e viare, viare...
. .
. . .
. . .
. . .
. . .
(Da "La canzone
del salice")
Nessun commento:
Posta un commento