La nebbia è un fenomeno meteorologico che caratterizza gran parte della stagione autunnale e di quella invernale. Nei versi dei poeti italiani del XX secolo la nebbia è ben presente, ed è descritta in modi assai diversi, ma quasi tutti riconducibili a sentimenti di tristezza e di malinconia. Si parla di paesaggi sfocati, confusi, in cui domina un misto di sonnolenza e immobilità; tutto è spento, desolato, vuoto, e il silenzio domina incontrastato. La nebbia, quando avvolge i luoghi in cui gli esseri umani si ritrovano abitualmente, sembra portatrice di una sorta d'incantesimo, capace di paralizzare qualsiasi attività. Eppure anche la nebbia ha un suo particolarissimo fascino, perché dove arriva lei, tutto ciò che esisteva in precedenza si dissolve, e nasce un mondo quasi invisibile, favoloso e misterioso; per questo motivo sono molti i poeti che amano la nebbia.
LA NEBBIA IN 10 POESIE DI 10 POETI ITALIANI DEL XX SECOLO
LE CANDIDE NEBBIE
di Antonio Chiarelotto (1908-1996)
Le candide nebbie ora salgono
e s'affondano lenti i casolari.
Da logge,
su abissi di lucide notti,
gemme cadono
e rugiade di luna.
Tra rocce e declivi
lunghe vele tessono i pini.
Nei sentieri sepolti
si spengono le fontane.
Sta la tristezza dei crocifissi.
[da "Poesie (1937-1985)", All'Insegna del Pesce d'Oro, Milano 1986, p. 33]
NEBBIA BASSA
di Carlo Chiaves (1882-1919)
Su la pianura e sovra i colli è scesa
la nebbia del mattino, e li ha sepolti:
posan deserti entro la nube avvolti
i campi in lunga e placida distesa.
L'occhio non squarcia il vel: solo la Chiesa
del cimitero si distingue: e, sciolti
fuori dal bigio mar, diritti e folti
spuntano i pioppi, con la chioma accesa,
Però che il sole è sorto, e già le alture
somme ed i campanili, esili, eccelsi,
col primo lume de' suoi raggi, indora.
Ma in lunghe file, gelide ed oscure
come la plebe ignara, i bassi gelsi
stan fra le nebbie, sonnecchiando ancora.
(da "Tutte le poesie edite e inedite", IPL, Milano 1971, p. 205)
ORA DI NEBBIA
di Alda Cortella (1924-1954)
a Giorgio
Ogni canzone è muta.
La nebbia dona alle mie ciglia
perle di spazi infiniti,
echi di cieli lontani,
sofferte ombre d'amore
fatte d'immenso.
Io dormo:
le forme sospese dei rami
si sciolgono in pietre sommerse.
La nebbia si nutre
di larve di sogni:
e tu
hai il viso bagnato.
(da "Poesie edite e inedite", Rebellato, Verona 1983, p. 58)
EFFETTO DI NEBBIA
di Corrado Govoni (1884-1965)
Sono sempre ubbriaco della pioggia
marcia del natio Po
in cui le foglie morte
dei pioppi sono state in infusione;
e la grappa infuocata della nebbia
che sommerge in autunno il mio paese
mi vien fuori dagli occhi di turchese.
(da "Preghiera al trifoglio", Casini, Roma 1953, p. 148)
COLTRE D'UMIDA NEBBIA
di Margherita Guidacci (1921-1992)
Coltre d’umida nebbia, di muschio e di silenzio.
Il colchico prorompe dal cuore dei morti.
La stagione ha compiuto il suo arco e noi con essa.
Come un grande perdono che a nessuno si nega
sarà l’ultimo sonno.
(da "Le poesie", Le Lettere", Firenze 1999, p. 168)
NEBBIA E SOLE
di Mario Rivosecchi (1894-1981)
Il rombo del mare senza luce
s'accorda al cielo, privo di sole.
Ogni ridente aspetto d'alberi e case,
avvolto nella nebbia, tace.
Quando un raggio vince la foschia,
e torna vivo il sentiero di sole e d'ombra,
in petto a me l'atteso palpito rischiara,
vince la mestizia dell'ora.
Di quanta paziente attesa,
mi siete maestre, piante amiche.
(da "Tutte le poesie e le prose poetiche", Fast Edit, Acquaviva Picena 2008, p. 281)
TRA GLI ALBERI
di Lalla Romano (Graziella Romano, 1906-2001)
Tra gli alberi
tu ti allontani
ti volgi ogni tanto
e rispondi
al cenno della mia mano
Io sento
pulsare il sangue
e nel mio capo il rombo
crescere
fin che una nebbia scende
sugli occhi e sul paese intorno
Alto
fanno gli uccelli e disperato strido
(da "Poesie", Einaudi, Torino 2001, p. 33)
STRACCI DI NEBBIA LENTI
di Camillo Sbarbaro (1888-1967)
Stracci di nebbia lenti
e cenere d'ulivi.
Quasi a credere stenti
che vivi.
È la pioggia una ninna‐
nanna di triste fanciulla;
al corpo che giace
la terra, una culla.
Romano di Ezzelino, 1918
(da "L'opera in versi e in prosa", Garzanti, Milano 1985, p. 123)
LA NEBBIA
di Enrico Thovez (1869-1925)
Nebbia argentina d'agosto, tenue fantasma d'autunno!
Fluttua leggera sui prati, fuma negli alberi foschi
e mi ricinge da torno di un impalpabile velo.
Ne sento l'umido abbraccio, il vago brivido dolce,
sento l'odor dell'autunno! La vasta pace serena
cui sorge incontro col vento dai prati verdi e dai boschi,
e il caro tempo ineffabile risorge a un tratto nell'anima.
Le vigne brune di grappoli, l'acuto odore del mosto
dai tini colmi, i richiami miti e sommessi dei tordi,
e i lunghi gridi ed i mesti cori dei vendemmiatori!
E lo svanito profumo dei sogni spenti, e lo stanco
desio di sogni più dolci, e il tardo incredulo ardore,
e la serena dolcezza dispensatrice d'oblìo.
(da «Nuova Antologia», 1° maggio 1903)
LA NEBBIA
di Cesare Vivaldi (1925-1999)
Oh l'apparenza incerta
delle cose! La via
annebbiata, e quest'erta
scala dell'osteria
dove chiedo un caffè!
Nella malinconia
dell'alba penso a te,
e il cuore mi si strappa
dal petto. Fino a che
la nebbia non s'aggrappa
ai più chiari pensieri,
con un gusto di grappa
dentro spessi bicchieri.
(da "Poesie 1952/1992", Newton Compton, Roma 1993, p. 10)
Charles Monet, "The_Houses_of_Parliament" (Effect_of_Fog) (da questa pagina web) |