domenica 1 settembre 2024

Antologie: «Officina»

 

«Officina» (sottotitolo: Cultura, letteratura e politica negli anni cinquanta) è il titolo di un’antologia dedicata ad una delle migliori riviste letterarie italiane del secondo Novecento. Officina ebbe breve ma intensissima vita - i suoi numeri uscirono tra il 1955 ed il 1959 - e potè avvalersi di redattori e collaboratori molto prestigiosi; questi infatti furono inizialmente Francesco Leonetti, Pier Paolo Pasolini e Roberto Roversi; col tempo, ad essi si aggiunsero Franco Fortini, Angelo Romanò e Gianni Scalia. Nata come «Fascicolo bimestrale di poesia», in quella che potremmo definire la sua prima parte (1955-1958), fu pubblicata dalle Arti Grafiche Calderini; la seconda, invece, di brevissima durata (marzo-giugno 1959), vide la luce grazie all’editore Bompiani. Nelle pagine di Officina, oltre ai versi, alle prose e ai saggi dei collaboratori e dei redattori sopra citati, comparvero anche scritti di vario genere di altri scrittori famosi, come Clemente Rebora, Camillo Sbarbaro, Giuseppe Ungaretti, Carlo Emilio Gadda, Sandro Penna, Italo Calvino, Attilio Bertolucci, Mario Luzi, Giorgio Bassani, Paolo Volponi, Elio Pagliarani, Edoardo Sanguineti e altri ancora. Ma per meglio chiarire il contenuto di questa antologia (pubblicata per la prima volta da Einaudi di Torino nel 1975), ho trascritto due frammenti esplicativi; il primo è tratto da un Nota del curatore Gian Carlo Ferretti, che precede il saggio introduttivo dello stesso:

 

Questo lavoro si propone anzitutto di valutare il significato che «Officina» ebbe nella seconda metà degli anni cinquanta (e risulta oggi) nel suo insieme, considerando perciò l’analisi delle sue singole personalità e dei suoi vari versanti sempre in funzione di quel significato più generale; e, ancora, esso si propone anzitutto di cogliere i nuclei ideali e culturali e metodologici e letterari del discorso complessivo della rivista, considerando perciò la verifica di ogni posizione o testo particolare sempre in funzione di quel discorso. Tutto questo con un’impostazione che vuol essere al tempo stesso informativa e sistematica, ma anche calata nel vivo del dibattito critico attuale. In tal senso si muovono l’introduzione, l’antologia, i vari apparati e le appendici degli inediti. Nell’impianto generale, perciò, e nella cura delle sezioni dei testi ripubblicati o pubblicati per la prima volta, si è cercato di applicare un criterio che fosse al tempo stesso agevole e pratico, ma rigoroso e documentato. […]¹

 

Il secondo frammento, che trascrivo interamente, fa parte della “Scheda bibliografica Einaudi”, ovvero un foglio di piccole dimensioni presente all’interno della seconda edizione (1978) di quest’antologia:

 

Le esperienze letterarie e culturali e politiche degli anni cinquanta, sono oggi al centro di un diffuso interesse. E questo libro porta appunto un prezioso contributo di riflessione storico-critica e di attualizzazione problematica e di documentazione in tal senso, perché ricostruisce per la prima volta una delle vicende intellettuali più vivaci di quegli anni, e perché al tempo stesso interviene attivamente su nodi che sono ancora da sciogliere.

«Officina», infatti, non rappresentò soltanto il terreno d’incontro (e di scontro) tra personalità che avrebbero avuto, in diverso modo, una parte sempre più rilevante nella vita culturale italiana (Fortini e Leonetti, Pasolini e Romanò, Roversi e Scalia, Calvino, Sanguineti e Volponi, oltre a certi «ospiti», come Gadda e Luzi e altri ancora); ma segnò anche una fase di fondamentale trapasso (1955-59), le cui implicazioni sono arrivate a investire gli stessi anni sessanta e settanta. Dall’«impegno» alla crisi del 1956, all’avvento del neocapitalismo, dallo storicismo alla stilistica ai primi apporti strutturalisti, dal crocianesimo a Gramsci a Auerbach, da Lukacs a Della Volpe a Barthes e Goldmann, dal «marxismo critico» all’esistenzialismo al neopositivismo, dall’antinovecentismo al realismo allo sperimentalismo, e così via: «Officina» si misurò con tutti i principali problemi (ideali e culturali, metodologici e letterari) di quel periodo, portando nel dibattito proposte originali e talora anche anticipatrici, e sviluppando – attraverso la sua concomitante ricerca poetica e critica – il tentativo più consapevole e avanzato di vivere intimamente le contraddizioni, gli attriti e le difficoltà del rapporto tra privato e pubblico, io e storia, linguaggio e realtà.

Rivista insieme antologica e di gruppo, eclettica e di tendenza, neoaccademica e militante, divisa tra vocazione artigiana e tensione scientifica, tra consapevole istanza extraletteraria e tenace letterarietà, tra rifiuto del mondo borghese e attrazione per esso, «Officina» concluse il suo ciclo proprio nel momento in cui l’intero orizzonte politico e culturale italiano cominciava a cambiare profondamente, e proprio nel momento in cui si profilava la stagione trionfante della nuova avanguardia. Ma la sua travagliata esperienza sarebbe ben presto apparsa ricca di insegnamenti fecondi e di indicazioni attive, al di là di ritardi e limiti e irrisolti contrasti (e, talora, anche grazie ad essi).

Impostato su un organico saggio introduttivo, su una vasta scelta di testi della rivista (tanto più utile, quanto più introvabili sono ormai da tempo i suoi tredici fascicoli), e su una serie di esaurienti apparati, questo libro si vale largamente delle dirette testimonianze attuali dei protagonisti e presenta alcuni documenti inediti di vivo interesse.

 

In conclusione, ecco l’elenco dei nomi - in ordine alfabetico - degli scrittori presenti nella sezione antologica (coloro che vi compaiono con dei versi sono contrassegnati con un asterisco).

 


«Officina»

Cultura, letteratura e politica negli anni cinquanta

 

Attilio Bertolucci*, Italo Calvino, Massimo Ferretti*, Franco Fortini*, Carlo Emilio Gadda, Francesco Leonetti*, Mario Luzi*, Elio Pagliarani*, Pier Paolo Pasolini*, Clemente Maria Rebora*, Angelo Romanò, Roberto Roversi*, Edoardo Sanguineti*, Camillo Sbarbaro, Gianni Scalia, Paolo Volponi*

 

NOTE

1)     Da «Officina», Einaudi, Torino 1978, p. XI.

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