A volte, questi ricordi che affiorano, hanno le caratteristiche di una favola (Ugo Betti), oppure sono molto vaghi (D’Annunzio, Mastri e Sinadinò); altre volte somigliano a sogni di un “incarnato spirito” (Gianelli). Nella poesia Le memorie, di Tito Marrone, i “morti” ricordi rivivono se qualcuno si prova a suonare un vecchio clavicembalo. Ci sono anche i ricordi tristi (Giorgieri Contri e Marcellusi) che, in alcuni casi, riguardano amori possibili mai realizzatisi. Spesso però, i poeti decadenti e simbolisti italiani si lasciano andare sulla corrente dei ricordi più lontani e più belli, inerenti all’amore e all’infanzia soprattutto; e, insieme al benessere mentale che essi suscitano in loro, emerge una amara consapevolezza che quei tempi felici evocati dalla memoria ancor viva, si sono dissolti per sempre; alcuni, come il Bongioanni, si chiedono il motivo per cui si vadano a cercare dei ricordi meravigliosi ma strazianti, perché alla fin fine non fanno altro che acuire il dolore di chi sa che il passato non può più ritornare; Civinini, invece, pur rievocando con rimpianto le memorie della sua infanzia, si riconsola pensando che, nel presente, in lui ancora esistono dei sogni e delle speranze simili a quelle ormai perdute. Sia Gabriele D’Annunzio che Italo Dalmatico, infine, ipotizzano la possibilità di dimenticare i ricordi di un passato amoroso che gli causa troppa sofferenza.
Poesie sull’argomento
Mario Adobati:
"L'inutule ritorno" in "I cipressi e le sorgenti" (1919).
Diego Angeli:
"Quello che è stato" in "La città di Vita" (1896).
Diego Angeli:
"San Saba" in "L'Oratorio d'Amore" (1904).
Antonio Beltramelli:
"Nostalgie" in "I Canti di Faunus" (1908).
Ugo Betti: "I
ricordi" in "Il Re pensieroso" (1922).
Bino Binazzi:
"Le nostre Pasque" in "La via della ricchezza" (1919).
Fausto M. Bongioanni:
"Via Giulio, di sera" in "Venti poesie" (1924).
Carlo Chiaves:
"Ne l'ora de le memorie" in «La Donna», febbraio 1910.
Guelfo Civinini:
"Memorie dell'infanzia" in "L'Urna" (1900).
Guelfo Civinini:
"Riverenza d'un ricordo veneziano" in "I sentieri e le
nuvole" (1911).
Lucio D'Ambra:
"Il rondò de i narcisi" in "Le Sottili Pene" (1896).
Italo Dalmatico:
"Forse io di te mi scorderò..."
in "Juvenilia" (1903).
Gabriele D'Annunzio:
"Un ricordo" (3 poesie) in "Poema paradisiaco" (1893).
Giuseppe Del Guasta:
"In questi occasi pallidi, sfumati" in «Le Varietà», febbraio
1894.
Francesco Gaeta:
"Settimana santa" in "Poesie d'amore" (1920).
Diego Garoglio:
"Ricordi e sogni" in "Sul bel fiume d'Arno" (1912).
Giulio Gianelli:
"Ricordo di vita anteriore" in "Intimi vangeli" (1908).
Cosimo Giorgieri
Contri: "Un'oasi" in "Primavere del desiderio e dell'oblio"
(1903).
Cosimo Giorgieri
Contri: "Un'ora" in «Nuova Antologia», luglio 1906.
Corrado Govoni:
"Natale" in "Le Fiale" (1903).
Giuseppe Lipparini:
"Madame Chrysanthème" in "Le foglie dell'alloro. Poesie
(1898-1913)" (1916).
Enzo Marcellusi:
"Ricordo d'un pomeriggio piovoso" in "Il giardino dei
supplizi" (1909).
Tito Marrone: "Ricordi la marina" in "Le rime
del commiato" (1901).
Tito Marrone:
"Le memorie" in "Liriche" (1904).
Fausto Maria Martini:
"I giorni" in "Poesie provinciali" (1910).
Pietro Mastri:
"Contrasto" in "L'arcobaleno" (1900).
Ceccardo
Roccatagliata Ceccardi: "Sogni d'ottobre" in "Il Libro dei
Frammenti" (1895).
Agostino john
Sinadinò: "Lied delle atonie" in "Melodie" (1900).
Alberto Sormani:
"Ultima passeggiata" in «Cronaca d'Arte», aprile 1892.
Giovanni Tecchio:
"Aurora" in "Mysterium" (1894).
Diego Valeri:
"Dove fu? quando?..." in "Umana" (1916).
Giuseppe Villaroel:
"Veglia" e "Le cose morte che tornano" in "La
tavolozza e l'oboe" (1918).
Testi
QUELLO CHE È STATO
di Diego Angeli
(1869-1937)
O memorie lontane
come in bianche
stanze deserte e non
aperte mai,
stanze chiuse ove il
sol filtra dai fori
delle finestre. O mie
memorie stanche,
laghi pieni di gigli
ove già mai
nessuna man recise i
bianchi fiori!
Il était un petit
navire: oh vana
cantilena che i miei
sonni cullava
aprendo agli occhi
miraggi profondi:
navigli in rotta
verso una lontana
isola, in mezzo ai
flutti, ove raggiava
un sole ignoto, sopra
ignoti mondi.
Memorie della Bella
che a traverso
il bosco d'elci
addussi in mia vittoria
mentre i merli
fischiavano tra i rami,
della Bella cui pur
ridea nel verso
l'illusione di futura
gloria
e dolce cedeva ai
miei richiami.
Memorie delle prime
lotte quando
alzavo il capo in
vano alla conquista
ultima, d'ogni più
superba cima
e non vedevo il
sangue che balzando
fuor dalle piaghe mi
rendea la trista
battaglia inane, di
quella ora prima.
O memorie, deserto
ove già sono
le tombe delle cose
che avverranno
e che saranno, come
un tempo fu,
deserto immenso ove
non giunge il suono
di voce umana e dove
a schiera vanno
tutti i pensieri che
non tornan più!
(da "La Città di Vita", Premiata Tip. dell'Umbria, Spoleto 1896, pp. 8-9)
RICORDI LA MARINA
di Tito Marrone (1882-1967)
Ricordi la marina
solitaria, quel
giorno,
co' i brulli alberi a
torno
umidi di pruina?
Ci rivolgemmo al sole
igneo su Favignana.
Due barche lente e
sole
solcavan la fiumana
d'oro su l'acqua
piana,
a 'l vespro
novembrale.
L'anima autunnale
fu de 'l loco regina.
Arse l'estremo cielo
nel chiarore
vermiglio.
La luna (parve un
giglio
tenero su lo stelo,
un arco senza telo
apparso a
l'orizzonte)
con la pallida fronte
vegliava la marina.
(da "Antologia
poetica", Guida, Napoli 1974, p. 68)
Fernand Khnopff, "Memories"
(da questo sito web)
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