domenica 8 settembre 2024

I ricordi nella poesia italiana decadente e simbolista

 A volte, questi ricordi che affiorano, hanno le caratteristiche di una favola (Ugo Betti), oppure sono molto vaghi (D’Annunzio, Mastri e Sinadinò); altre volte somigliano a sogni di un “incarnato spirito” (Gianelli). Nella poesia Le memorie, di Tito Marrone, i “morti” ricordi rivivono se qualcuno si prova a suonare un vecchio clavicembalo. Ci sono anche i ricordi tristi (Giorgieri Contri e Marcellusi) che, in alcuni casi, riguardano amori possibili mai realizzatisi. Spesso però, i poeti decadenti e simbolisti italiani si lasciano andare sulla corrente dei ricordi più lontani e più belli, inerenti all’amore e all’infanzia soprattutto; e, insieme al benessere mentale che essi suscitano in loro, emerge una amara consapevolezza che quei tempi felici evocati dalla memoria ancor viva, si sono dissolti per sempre; alcuni, come il Bongioanni, si chiedono il motivo per cui si vadano a cercare dei ricordi meravigliosi ma strazianti, perché alla fin fine non fanno altro che acuire il dolore di chi sa che il passato non può più ritornare; Civinini, invece, pur rievocando con rimpianto le memorie della sua infanzia, si riconsola pensando che, nel presente, in lui ancora esistono dei sogni e delle speranze simili a quelle ormai perdute. Sia Gabriele D’Annunzio che Italo Dalmatico, infine, ipotizzano la possibilità di dimenticare i ricordi di un passato amoroso che gli causa troppa sofferenza.

 

 

Poesie sull’argomento

 

Mario Adobati: "L'inutule ritorno" in "I cipressi e le sorgenti" (1919).

Diego Angeli: "Quello che è stato" in "La città di Vita" (1896).

Diego Angeli: "San Saba" in "L'Oratorio d'Amore" (1904).

Antonio Beltramelli: "Nostalgie" in "I Canti di Faunus" (1908).

Ugo Betti: "I ricordi" in "Il Re pensieroso" (1922).

Bino Binazzi: "Le nostre Pasque" in "La via della ricchezza" (1919).

Fausto M. Bongioanni: "Via Giulio, di sera" in "Venti poesie" (1924).

Carlo Chiaves: "Ne l'ora de le memorie" in «La Donna», febbraio 1910.

Guelfo Civinini: "Memorie dell'infanzia" in "L'Urna" (1900).

Guelfo Civinini: "Riverenza d'un ricordo veneziano" in "I sentieri e le nuvole" (1911).

Lucio D'Ambra: "Il rondò de i narcisi" in "Le Sottili Pene" (1896).

Italo Dalmatico: "Forse io di te mi scorderò..." in "Juvenilia" (1903).

Gabriele D'Annunzio: "Un ricordo" (3 poesie) in "Poema paradisiaco" (1893).

Giuseppe Del Guasta: "In questi occasi pallidi, sfumati" in «Le Varietà», febbraio 1894.

Francesco Gaeta: "Settimana santa" in "Poesie d'amore" (1920).

Diego Garoglio: "Ricordi e sogni" in "Sul bel fiume d'Arno" (1912).

Giulio Gianelli: "Ricordo di vita anteriore" in "Intimi vangeli" (1908).

Cosimo Giorgieri Contri: "Un'oasi" in "Primavere del desiderio e dell'oblio" (1903).

Cosimo Giorgieri Contri: "Un'ora" in «Nuova Antologia», luglio 1906.

Corrado Govoni: "Natale" in "Le Fiale" (1903).

Giuseppe Lipparini: "Madame Chrysanthème" in "Le foglie dell'alloro. Poesie (1898-1913)" (1916).

Enzo Marcellusi: "Ricordo d'un pomeriggio piovoso" in "Il giardino dei supplizi" (1909).

Tito Marrone: "Ricordi la marina" in "Le rime del commiato" (1901).

Tito Marrone: "Le memorie" in "Liriche" (1904).

Fausto Maria Martini: "I giorni" in "Poesie provinciali" (1910).

Pietro Mastri: "Contrasto" in "L'arcobaleno" (1900).

Ceccardo Roccatagliata Ceccardi: "Sogni d'ottobre" in "Il Libro dei Frammenti" (1895).

Agostino john Sinadinò: "Lied delle atonie" in "Melodie" (1900).

Alberto Sormani: "Ultima passeggiata" in «Cronaca d'Arte», aprile 1892.

Giovanni Tecchio: "Aurora" in "Mysterium" (1894).

Diego Valeri: "Dove fu? quando?..." in "Umana" (1916).

Giuseppe Villaroel: "Veglia" e "Le cose morte che tornano" in "La tavolozza e l'oboe" (1918).

 

 

 

Testi

 

 

QUELLO CHE È STATO

di Diego Angeli (1869-1937)

 

O memorie lontane come in bianche

stanze deserte e non aperte mai,

stanze chiuse ove il sol filtra dai fori

delle finestre. O mie memorie stanche,

laghi pieni di gigli ove già mai

nessuna man recise i bianchi fiori!

 

Il était un petit navire: oh vana

cantilena che i miei sonni cullava

aprendo agli occhi miraggi profondi:

navigli in rotta verso una lontana

isola, in mezzo ai flutti, ove raggiava

un sole ignoto, sopra ignoti mondi.

 

Memorie della Bella che a traverso

il bosco d'elci addussi in mia vittoria

mentre i merli fischiavano tra i rami,

della Bella cui pur ridea nel verso

l'illusione di futura gloria

e dolce cedeva ai miei richiami.

 

Memorie delle prime lotte quando

alzavo il capo in vano alla conquista

ultima, d'ogni più superba cima

e non vedevo il sangue che balzando

fuor dalle piaghe mi rendea la trista

battaglia inane, di quella ora prima.

 

O memorie, deserto ove già sono

le tombe delle cose che avverranno

e che saranno, come un tempo fu,

deserto immenso ove non giunge il suono

di voce umana e dove a schiera vanno

tutti i pensieri che non tornan più!

 

(da "La Città di Vita", Premiata Tip. dell'Umbria, Spoleto 1896, pp. 8-9)

 

 

 

 

RICORDI LA MARINA

di Tito Marrone (1882-1967)

 

Ricordi la marina

solitaria, quel giorno,

co' i brulli alberi a torno

umidi di pruina?

 

Ci rivolgemmo al sole

igneo su Favignana.

Due barche lente e sole

solcavan la fiumana

d'oro su l'acqua piana,

a 'l vespro novembrale.

L'anima autunnale

fu de 'l loco regina.

 

Arse l'estremo cielo

nel chiarore vermiglio.

La luna (parve un giglio

tenero su lo stelo,

 

un arco senza telo

apparso a l'orizzonte)

con la pallida fronte

vegliava la marina.

 

(da "Antologia poetica", Guida, Napoli 1974, p. 68)

 

Fernand Khnopff, "Memories"
(da questo sito web)



Nessun commento:

Posta un commento