Sparvieri è il titolo di una raccolta poetica pubblicata
dall’editore Montorfano di Genova nel 1900, in cui si trovano versi scritti dai
fratelli Adelchi (Firenze 1875 – Genova 1947) e Pier Angelo Baratono (Roma 1880
– Trento 1927). Entrambi, dopo questa prima esperienza in campo poetico, si
dedicarono ad altro. Adelchi insegnò filosofia in varie università italiane,
non disdegnando l’interesse - da studioso - per la psicologia e la pedagogia; inoltre fu, per qualche anno, anche deputato socialista. Pier Angelo invece, rimase
letterato a tutto tondo, pubblicando soprattutto novelle e racconti. Sono
rarissimi i versi dei due fratelli successivi a Sparvieri; alcuni di essi, si possono leggere sulle pagine della
rivista La Riviera Ligure e, per quel
che riguarda il solo Pier Angelo, su quelle di Poesia. Sono pochissimi anche i critici che si occuparono di questa
raccolta uscita agli albori del XX secolo; fu il critico Glauco Viazzi
(1920-1980) che, dopo ottant’anni di oblio, li volle recuperare ed
antologizzare nei due tomi intitolati Dal
simbolismo al déco (Einaudi, Torino 1981). I versi di entrambi i fratelli
leggibili in Sparvieri, molto
risentono del clima letterario che si avvertiva in Europa tra la fine del XIX e
l’inizio del XX secolo; in particolare, tutti e due furono attratti dal
decadentismo e dal simbolismo. Mentre Adelchi, per alcuni aspetti, si rivela da
una parte un precursore del crepuscolarismo e dall’altra un seguace dei poeti
“maledetti” francesi; il fratello Pier Angelo è più portato per l’estro
fantasioso, ed alcune sue poesie, che sembrano dei racconti in versi,
anticipano i temi che predilesse allorché abbandonò la poesia per dedicarsi
alla prosa.
Il volumetto, di 70 pagine, si apre con una brevissima prosa poetica senza titolo e senza autore, che vede protagonisti proprio gli uccelli del titolo; segue una prima parte intitolata Poesie sparse e Gli Epigoni, in cui compaiono sette poesie e tre prose poetiche di Adelchi, divise nelle seguenti sezioni: Sentimentali, L’aurora che sveglia, Sui ritmi del cuore, Gli Epigoni. Seguono tredici liriche di Pier Angelo, anch’esse divise in sezioni e sottosezioni; la prima sezione s’intitola Novalba e racchiude le seguenti sottosezioni: Motivi dell’infanzia triste, Fiabe, Ombre di lanterna, Intime; la seconda ed ultima sezione s’intitola Congedo e contiene una sola poesia: Libecciata. Chiudo questo post trascrivendo due poesie (una di Adelchi e una di Pier Angelo) tratte dalla raccolta Sparvieri.
Da "L'AURORA CHE SVEGLIA"
I.
Un pianto
d'acque, avanti giorno, insiste
e desta un
trillo, due; più nulla. Pare
di sera. Pare,
l'alba, ancor più triste
dopo una notte
senza riposare.
O pianti
soffocati! e in gola il sangue
aspro trabocca, e
irrigidisce esangue
il volto, e
l'occhio vaga dilatato.
Giunge l'aurora,
e gridi gridi ai monti
ai mari ai fiumi
col fiato fiammato
vanno squarciando
i pallidi orizzonti.
Veggono la malata
ed il malato
ai vetri lunghe
scale di cristallo,
un lumeggiar
cangiante, rosa, giallo.
Poi batte il sole
sulla croce d'oro,
fa suonar le
campane, filtra in chiesa,
bacia un languido
volto, alluma il coro,
ride su l'orlo
della lampa accesa.
(da “Sparvieri”, Montorfano, Genova 1900, p. 21)
I SETTE DORMIENTI
Sette barbe
fluenti,
fiocchi di neve,
sovra il petto incolti,
nei velluti
biancheggiano e sui volti
di sette re
dormienti.
Sette bocche
contorte,
vuote son de' lor
denti le mascelle,
come di frati
abbandonate celle
riposan mute e
smorte.
Sette cuori
ghiacciati,
ove si stagna
denso e nero il sangue;
nei petti antichi
la memoria langue
degli affetti
passati.
Sette nebbiose
menti
non soffron più,
nella continua pace
che sui paesi
sonnolenti giace,
della vita i
tormenti.
Ma un giorno
quelle sette
teste invecchiate
rivedran la luce,
e al mondo
ansioso doneranno un duce
solo, profuso in
sette.
(da “Sparvieri”,
Montorfano, Genova 1900, pp. 39-40)
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