La simbologia della
pioggia è in genere legata a quella dell'acqua, tuttavia si possono evidenziare
delle differenze; tra di esse, per esempio, si può pensare alla pioggia come un
"pianto del cielo", e quindi accomunarla a sentimenti di tristezza,
noia e malinconia (il tutto acuito dal grigiore che domina nelle giornate
piovose). Ma le piogge possono divenire anche simbolo di voluttà o di benessere
fisico e mentale, specialmente se la precipitazione piovosa avviene durante il
periodo estivo (esempio eloquente ne è La
pioggia nel pineto di Gabriele D’Annunzio).
Poesie sull’argomento
Mario Adobati:
"Canzonetta della pioggia" in "I cipressi e le sorgenti".
Diego Angeli:
"Sera d'inverno ad Acqua Traversa" in "La città di Vita"
(1896).
Gustavo Botta:
"Balbettìo" in "Alcuni scritti" (1952).
Gustavo
Brigante-Colonna: "Piove. Dal ciel
discende un velo denso" in "Gli ulivi e le ginestre" (1912).
Paolo Buzzi:
"Sera d'uragano" in "Aeroplani" (1909).
Giovanni Camerana:
"Maggio" in "Poesie" (1968).
Enrico Cavacchioli:
"Il terrore raccolto" in "L'Incubo Velato" (1906).
Guelfo Civinini:
"Pioggia d'ottobre" in "I sentieri e le nuvole" (1911).
Gabriele D'Annunzio:
"La pioggia nel pineto" in "Alcyone" (1904).
Adolfo De Bosis:
"O nel tardo novembre" in
"Amori ac Silentio e Le rime sparse" (1914).
Federico De Maria:
"Pioggia voluttuosa" in "La leggenda della vita" (1909).
Luigi Donati.
"L'acqua" in "Le Ballate d'Amore e di Dolore" (1897).
Corrado Govoni:
"La pioggia rugginosa" in "Armonia in grigio et in
silenzio" (1903).
Corrado Govoni:
"Sotto la pioggia" in "Poesie elettriche" (1911).
Marco Lessona:
"Piove" e "Parla un'altra donna" in "Versi
liberi" (1920).
Tito Marrone:
"La pioggia d'estate" in «Cronache della Civiltà Elleno-Latina»,
settembre 1904.
Nicola Moscardelli:
"Pioggia" in "Abbeveratoio" (1915).
Arturo Onofri: "Cade una pioggia soave sull'orto fiorito"
in "Canti delle oasi" (1909).
Nino Oxilia: "E piove, piove, piove..." e "È notte e piove..." in "Canti
brevi" (1909).
Nino Oxilia:
"Alla finestra mentre piove" in "Gli orti" (1918).
Guido Ruberti:
"Mattino di pioggia" in "Le Evocazioni" (1909).
Diego Valeri: "Pioviggina" in "Umana" (1916).
Testi
PIOGGIA VOLUTTUOSA
di Federico De Maria
Piove. Folgora. C'è
qualche cosa
nell'aria attristita
che quasi c'invita
al raccoglimento.
E, forse pel freddo,
io sento
un brivido, un
tremito strano:
è come se una lama
voluttuosa
mi pungesse,
spingendomi a poco
a poco verso di te.
Perché non vieni tu,
o sposa
del mio mistero, a
illuminar di gioia
la lasciva noia
di quest'ora tediosa?
Da gran tempo qui
tutto t'aspetta
nell'ornata
stanzetta.
Per te ò acceso un
buon fuoco
che sfriggola e
scoppietta
tentando rallegrar
tutti gli oggetti
che attorno stan,
poveretti,
imbronciati nel lento
crepuscolo
che il cielo loro
concede
da la finestra. E il
tuo poeta siede
presso a quel fuoco,
di faccia
a una vuota poltrona
che tiene aperte le
braccia
invocandoti. Da le
pareti
tutti i ritratti dei
cari
mi guardano immobili,
ma
sogghignandomi, anche
i men lieti.
Ed io vedo la mia
persona
ripetuta da
l'attaccapanni
ove pare che i miei
abiti
cadenti siano la
caricatura
della mia dolente
figura
abattuta da continui
disinganni.
E t'attende pure il
letto
bianco, come la
castità,
ove crebbi e mai fui
solo
fantasticando e
sognando...
Oh, lì da gran tempo
t'aspetto,
con questa pioggia
infingarda
che più dispone ad
amare.
Ti sentirei, sul mio
petto
allacciata,
trasalire, palpitare
per lunghe,
lunghissime ore...
E sentiremmo la
pioggia scandir la cadenza
del nostro furtivo
amore.
picchierellando su i
vetri
maliziosa... A ogni
tuon rimbombante
balzeremmo, fatti
rossi dal pudore...
e soffocheremmo in un
bacio
uno scroscio
irresistibile di riso.
Quante parole diremmo
e poi quante
pazzie faremmo, senza
parlar più !...
Poi, tardi, si
spegnerebbe
il fuoco, col giorno,
e tu
diresti: «Che
freddo!» con quella
voce fatta più lunga
dal languore, col viso
contro il mio viso,
stringendoti a me
più forte, con i
capelli arruffati,
gli occhi di nero
cerchiati,
discinta
nell'inverecondia
divina dell'amor che
fa più bella.
— Però non avremmo
più legna;
ed io riattizzerei le
fiamme
coi versi che scrissi
per te
in questi lunghi sei
mesi
che attesi...
(da "La leggenda della vita", Edizioni di «Poesia», Milano 1909)
È NOTTE E PIOVE...
di Nino Oxilia
È notte e piove. Ò
avanti
il mare che lamenta
coll'onda grigia e
lenta
una storia di pianti.
Dalla finestra in
luce
d'una casa abitata
il vento mi conduce
un suono - una risata
-
...a tratti - Il
canto lieto
di una fanciulla
bionda.
Una voce profonda
d'uomo. Un passo sul
greto.
Le nubi in cielo
vanno
tacite, senza rombo,
verso un ignoto
affanno,
sotto il cielo di
piombo.
Il cuore, oggi, mi
pesa
come non mai. Mi pare
che tutto, e cielo e
mare,
voglia recarmi
offesa.
E che la terra esali
qualche veleno ignoto
e qualche pianto
ignoto
singhiozzi tra i
mortali.
Vorrei sotto la mesta
pioggia che cade,
sulla
spiaggia chinar la testa
come a una dolce
culla,
e in silenzio
ascoltare
tutti i ritmi
trasfusi
nell'aria e già
confusi
col risucchio del
mare.
(da
"Poesie", Guida, Napoli 1973)
Gustave Calilebotte, "Paris street; Rainy day" (da questa pagina web) |
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