domenica 20 novembre 2022

Gli amici in 10 poesie di 10 poeti italiani del XX secolo

 

Col passare degli anni, un po’ tutta l’umanità - a seconda delle personali esperienze e della soggettiva sensibilità - comprende quanto sia importante avere amici; l'amicizia è un sentimento umano intenso e rarissimo, che può rivelarsi fondamentale per affrontare le difficoltà e i dolori che la vita spesso ci propina. Ovviamente, più l'amicizia è intima e sincera, più ci scalda il cuore. Purtroppo, molto spesso riteniamo di avere degli amici che, a ben guardare, non sono tali; ciò comporta profonde delusioni e anche rabbia, se non addirittura odio, verso persone che hanno barato, che ci hanno ingannato e, in alcuni casi, si sono rivelati veri e propri nemici. Tuttavia, è difficile che nel percorso esistenziale, un uomo o una donna non abbiano mai trovato almeno un amico o un'amica autentici. In queste 10 poesie si parla raramente delle amicizie "vere", mentre prevalgono i versi diretti ad amici perduti; tali perdite si devono a svariati motivi: per lontananza, per decesso, per provata falsità o per sopravvenuta incompatibilità di carattere. Insomma, anche in queste poesie c'è la prova che l'amicizia è qualcosa di estremamente prezioso e raro, e, una volta trovato il vero amico, è probabile che il rapporto confidenziale possa interrompersi facilmente. Si può rinunciare all'amicizia, magari per non soffrire quando questa viene a mancare, ma non si può smentire il fatto che la vita priva di amici è assai dolorosa e difficile, per qualsiasi essere umano. 

 

 

L’AMICIZIA IN 10 POESIE DI 10 POETI ITALIANI DEL XX SECOLO

 

 

AGLI AMICI

di Gian Carlo Artoni (1923-2017)

 

Come più strettamente ramo a ramo

lega l'inverno, ridotti all'essenza

di cose che smarrito

hanno l'ombra e l'incanto:

così di noi si possa dire, quando

giunga al fine la vita lentamente

sia spezzato nel cuore quel silenzio

che affollava di noi le più segrete

ore ed i giorni,

perché chi mai si potrà abbandonare

tra braccia amiche - e non sentirsi affranto

come a una resa - se ognuno raccoglie

per sé sicuro al volto un orizzonte

e d'altri fuochi arde, né la fiamma,

altra che sia, ora nasconde?

 

[da "Lo stesso dolore e altre poesie nel tempo (1949-1966)", Diabasis, Parma 2014, p. 103]

 

 

 

 

CANZONE PER L'AMICO PERDUTO

di Carlo Bernard (1909-1992)

 

Quando anche tu partisti,

compagno rovinato,

io compresi che al mondo

non v'è forza che possa trattenere

gli amici intorno a noi.

 

S'era ancora nel tempo

in cui sembrano atroci

le più lievi pene;

quando per poco nel volto

si assume un'aspra piega

e si muta il saluto in una sfida.

 

Per ritrovare intatta

fuor degli anni l'immagine

della nostra vita di allora,

oggi mesto ritorno

sulla sinistra riva del gran fiume,

ove, tra l'erbe dure,

sorgeva chiara, improvvisa,

tante finestre al sole,

l'ultima casa che abitammo insieme.

 

Qui sereni perdemmo l'allegria

in facili riposi, contemplando,

sulla bianca parete di calce

il maestoso e vuoto

paesaggio di fronde.

 

Odorava allora anche l'inverno,

di nebbia umida e frolla

e di campagne sommerse

nella molle estate;

quando il fiume nel suo corso lento

flutti sonori e pieni ci recava

di notturni acquarii.

 

Come peggiorato è il nostro sentimento

così anche il fiume è oggi cambiato:

un triste viale separa le case

che chiudono le rive in bianchi steli,

simile a lunga e fredda tomba d'acqua.

 

(da «Circoli», giugno 1937)

 

 

 

 

LETTERA AD UN AMICO MORTO

di Elena Bono (1921-2014)

 

Tu siedi solo presso le Nere Correnti,

non sai più nulla di me.

Io vado solo per l'Ingannevole Strada

ed ho perduto il tuo volto.

Oggi ho trovato quei versi che scrissi per te:

«I fiori del sambuco».

- I fiori del sambuco su dal veloce torrente:

pallore di isole

galleggiare immoto

odore senza memoria... -

Sopra il dolore del cuore

lungamente ho versato

l'odore senza memoria

dei fiori del sambuco,

odore pesante

pesante

sul peso del cuore.

Un giorno...

un giorno, di me, di te che cosa?

«I fiori del sambuco...».

 

(da "Poesie. Opera omnia", Le Mani, Recco 2007, p. 345)

 

 

 

 

AMICA...

di Gustavo Brigante Colonna (1878-1956)

 

Amica, il nome buono onde vi chiamo

Non cela insidioso empio pensiero:

Limpido è il nome, ed il mio cor sincero

Assente in dirlo al candido richiamo.

 

Inganni ad altri voi tendete; io tramo

Sottili intrighi ad altre, e ne vo fiero:

Infidi entrambi, nel gioco leggiero

Parafrasando la menzogna: - t'amo...

 

Infidi ad altri; a noi, se l'ora inclini

Su la futile danza cortigiana,

Giova sentirci semplici e vicini,

 

E, dimessi la maschera e il sorriso,

Motteggiatori nella farsa vana,

Securamente riguardarci in viso.

 

(da «Vita Letteraria», marzo 1910)

 

 

 

 

AGLI AMICI

di Franco Fortini (1917-1994)

 

Si fa tardi. Vi vedo, veramente

eguali a me nel vizio di passione,

con i cappotti, le carte, le luci

delle salive, i capelli già fragili,

con le parole e gli ammicchi, eccitati

 

e depressi, sciupati e infanti, rauchi

per la conversazione ininterrotta,

come scendete questa valle grigia,

come la tramortita erba premete

dove la via si perde ormai e la luce.

 

Le voci odo lontane come i fili

del tramontano tra le pietre e i cavi...

Ogni parola che mi giunge è addio.

E allento il passo e voi seguo nel cuore,

uno qua, uno là, per la discesa.

 

(da "Tutte le poesie", Mondadori, Milano 2014, p. 214)

 

 

 

 

PER LA MORTE DI UN AMICO

di Gino Geròla (1923-2006)

 

Il tuo tempo s'è spento, sulla terra

il peso dei tuoi occhi

apre una notte immensa.

Corrono l'aria brividi. È crollato

il mondo fra le tue pareti.

Vive solo la fiamma

dei doppieri. Smarrita

rompe la nostra voce nella veglia

del tuo volto vetrato.

E fuori il giorno già risveglia i tetti,

sciami di canti portano gli uccelli

per le strade dell'alba. Il cuore antico

delle stagioni imperturbato pulsa.

 

[da "La valle e periferia (1943-1995)", Edizioni Osiride, Rovereto 2001, p. 54]

 

 

 

 

AGLI AMICI

di Daria Menicanti (1914-1995)

 

Quando come un convitato sazio

lascerò il vostro banchetto, amici,

sola e persuasa

sola e guardinga

senza salutare nessuno nessuna,

non richiamatemi indietro, per favore:

così sono stanca di tante vite

di tutte queste possibilità.

Dunque lasciatemi scendere ai morti

restare insieme con i miei morti

ricchezza della mia solitudine.

Al tempo lasciatemi, il tempo fraterno,

che su di me leggermente si chiuda.

 

(da "Il concerto del grillo", Mimesis, Milano-Udine 2013, p. 209)

 

 

 

 

CANZONETTA DEL FALSO AMICO

di Renzo Pezzani (1898-1951)

 

Anforetta di veleno

cuore di serpentello

annidato nel nome di fratello

come lo spino del buon fieno.

 

Spiga tarda e maligna

che sole e piova si busca

poi che tra buone spighe alligna,

ma al mulino dà solo crusca.

 

O velato d'effimera grazia,

fiore di cicuta greca!

Nuvola bassa e bieca

che il giardino guata e strazia.

 

Piccola putrida fogna:

se canti è il rospo che canta:

contro il cielo il tuo fango vanta

contro l'ala, la carogna.

 

La luce del dì gli occhi ti fora

come il lombrico ti denuda;

trenta danari bastarono a Giuda

tu per tradirmi ne chiedi ancora.

 

Viperetta di nova pelle

che piangi con falso lagno

mi morderai il calcagno

ma l'anima è con le stelle.

 

(da «L'Eroica», marzo 1930)

 

 

 

 

AMICO TI CONOSCO

di Gianni Rodari (1920-1980)

 

Amico, ti conosco, sei di quelli

che bisogna far vivere a spintoni,

cacciare avanti a calci,

sempre in cerca d'una spalla, d'una giacca

per piangervi sopra lacrime troppo dolci,

sempre in crisi come uno che ha perso l' ombrello

in un giorno di nubifragi,

con le tasche piene di drammi, di fiammiferi

che non si accendono,

di passioni scadenti,

di lamenti appiccicaticci,

sempre in caccia di qualcuno che porti il tuo zaino,

con le orecchie piene di buone parole

che rubi agli altri,

ruberesti il lecca-lecca a un bambino,

nel filobus ti appoggi sulla schiena del vicino,

amico, vorrei tanto non conoscerti,

poterti cambiare con un miliardo di zanzare.

 

(da "Il cavallo saggio", Editori Riuniti, Roma 1990, p. 60)

 

 

 

 

IL GRANDE AMICO

di Leonardo Sinisgalli (1908-1981)

 

È qui l'amico a cui diedi

metà della mia anima.

Conserva le mie lettere

di ragazzo dentro un cofanetto.

Mimì non si è mosso

da cinquant'anni, sfascia

le sedie, le botti, rilegge

gli stessi libri.

Gli vado incontro

ma passa oltre,

deve pensare che io sia morto.

 

(da "Mosche in bottiglia", Mondadori, Milano 1975, p. 16)

 

 

 

JC Mar, "Amistad - Friendship"
(da questa pagina web)

 


 

 


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