domenica 15 maggio 2022

"Il passero e il lebbroso" di Leonardo Sinisgalli

 

Il passero e il lebbroso è il titolo di una raccolta poetica di Leonardo Sinisgalli (Montemurro 1908 - Roma 1981), uscita nel 1970 grazie alla Mondadori di Milano. Questo libro rappresenta una definitiva svolta della poetica sinisgalliana; lo scrittore lucano, infatti, iniziò da qui un percorso che non mutò fino all'ultima raccolta, caratterizzato da un'ulteriore scarnificazione del testo poetico, che ha, come naturale conseguenza, la netta prevalenza di epigrammi su ogni altro tipo di componimento in versi. Il passero e il lebbroso, è un libro di 115 pagine, in cui si possono leggere 81 poesie, divise in sei sezioni senza titolo. 

Analizzando questi versi si nota che la prima sezione si differenzia dalle altre per la maggior presenza di poesie brevissime (per lo più di due o tre versi); nelle successive invece, è facile ritrovare il poeta arguto e fantasioso della raccolta immediatamente precedente: L’età della luna. Nei versi di alcune liriche, Sinisgalli cita alcuni personaggi del mondo della cultura, contemporanei e non, tra i quali spicca quello del collega Eugenio Montale, che, in modo sagace e divertente, viene additato da Sinisgalli quale suo imitatore (il riferimento è, ovviamente, alle raccolte che il poeta ligure pubblicò durante gli anni sessanta del XX secolo). Personalmente ritengo Il passero e il lebbroso un bel libro, probabilmente sottostimato, così come lo sono altri dell'ingegnere lucano. Mi meraviglio del fatto che molti critici concentrino la loro attenzione soltanto sulle prime raccolte di Sinisgalli, poiché rilevo un livello alto nell'intera sua opera poetica, che va da 18 poesie (1936) a Dimenticatoio (1978). La recente uscita di un volume che finalmente riunisce tutti i versi di Sinisgalli, dà la possibilità ai lettori di verificare in modo semplice questa costanza di livello, e anche di far percepire sia la capacità di sintesi che la genialità del poeta di Montemurro, il quale va considerato come uno dei migliori in assoluto del Novecento. Chiudo riportando cinque poesie presenti in Il passero e il lebbroso.

 

 

 


 

 

LA DISTANZA

 

Ogni anno muta la distanza

tra le cose che stanno d’intorno

anche se io resto inchiodato,

anche se le cose sono inanimate.

 

(da “Il passero e il lebbroso”, Mondadori, Milano 1970, p. 23)

 

 

 

 

AURORA

 

Mi sveglio in un bagno di sudore,

mi chiama da lontano

una vocina trafelata

proprio in cima all'aurora.

Che speri, che aspetti,

chi ti tiene legato?

Vieni a stenderti al mio lato,

è fresco buio ventilato.

 

(da “Il passero e il lebbroso”, Mondadori, Milano 1970, p. 37)

 

 

 

 

CERCHI CONCENTRICI

 

I vicini hanno messo a guardia

cani furenti.

Non vado oltre i mucchi di pietre.

Ripiego nei miei confini.

 

(da “Il passero e il lebbroso”, Mondadori, Milano 1970, p. 39)

 

 

 

 

UNO SPICCHIO DI PERA

 

Raramente mia madre

buttava via una pera fradicia.

Riusciva sempre col suo coltelluccio

che aveva la punta ricurva

e serviva a scappucciare le orecchiette

a salvarne almeno uno spicchio.

 

(da “Il passero e il lebbroso”, Mondadori, Milano 1970, p. 49)

 

 

 

 

TRIANGOLAZIONI

 

Va in cerca di poesia come di funghi.

Ama i luoghi più delle persone,

ma fa lunghi

sproloqui con gli straccivendoli.

 

(da "Il passero e il lebbroso", Mondadori, Milano 1970, p. 85)

 

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