La “Via Crucis” è rappresentata dalle quattordici stazioni (croci di legno a cui si associano opere artistiche a tema), raffiguranti i momenti salienti della “Passione di Cristo”. Questo rito religioso si svolge la sera del Venerdì santo. Nelle 10 poesie che ho trascritto di seguito a questo preambolo, oltre alla dolorosa fase ultima della vita di Gesù, si parla, spesso tramite simboli, anche di un percorso dominato da una sofferenza particolarmente acuta, riguardante l’umanità intera o, più semplicemente, un individuo soltanto (che può essere il poeta stesso o una persona a lui vicina). Ho escluso dalla selezione due belle poesie – di Umberto Bellintani e David Maria Turoldo – solamente perché le avevo già incluse in altri post pubblicati già diversi anni or sono. Forse è superfluo aggiungere che quest’anno, la vera Via Crucis, è qualcosa di particolarmente toccante ed è, nello stesso tempo, estremamente significativa, poiché sappiamo tutti molto bene il difficilissimo momento della storia che l’umanità intera sta vivendo, e forse vivrà ancora per lungo tempo.
VIA CRUCIS
di Franco
Berardelli (1908-1932)
Lagrime e sangue
da la faccia accesa
cadono a stille
sulla veste bianca.
Lungo è il
cammino e già la forza manca,
ché sulle spalle
il rozzo legno pesa.
Ogni più lieve
sosta Gli è contesa:
e a poco a poco
la persona stanca
s'incurva e cede,
né una man l'affranca
dal pondo, o la
sorregge nell'ascesa.
Gemon le donne e
piangono sommesse,
in cuore e in
volto tristi addolorate,
procedono con Lui
verso la Croce.
«Non su me, non
su me, ma su voi stesse
sopra i nati
vostri, lacrimate!»
Sale dolente la
divina voce.
(da "Antologia della poesia cattolica italiana del Novecento", UPSIC, Roma 1959, p. 351)
VIA CRUCIS
di Vittorio
Emanuele Bravetta (1889-1965)
La via della
Croce
non è finita
sul monte
Calvario.
La Croce, come
una lancia
divelta da mano
feroce,
ha ripreso il
cammino, è partita
per un viaggio
che dura
da secoli e
secoli, e va
senza mai sosta,
errante
di terra in
terra,
di guerra in
guerra:
la Croce, eterna
viandante.
A volte si degna
di farsi portare
da un cireneo
volontario,
eroe, martire,
santo,
o anche soltanto
da un povero
cristo,
e va, nuda,
tetra,
a cercare in
abissi
d'orrore, altre
vittime umane
che il martello
inchioda, la spugna
attosca, la
lancia squarcia
tra gli scherni
dell'aguzzino.
Poi getta via i
crocefissi
e riprende, nuda,
il cammino.
(da "Il sole
dorme", Rebellato, Cittadella Veneta 1962, p. 36)
L'INCONTRO CON LA
MADRE
STAZIONE QUARTA
di Giovanni
Cristini (1925-1995)
Egli ti chiese un
giorno
d'entrare in noi,
nel nero fiume del mondo.
E con pazienza
attese che fiorisse
il bianco giglio
alle tue pure soglie,
e gli angioli
tremavano, e tu pure tremavi
su poca paglia,
il grembo aperto al mistero.
La notte era il
tuo grembo, il curvo cielo.
Il canto che
chiudeva
le due remote
rive
era di pace agli
uomini, ma il prezzo
scorreva già
nelle tue calde lacrime.
Grave fu il tuo
consenso.
Egli violò il tuo
grembo,
divenne albero
pietra sangue fuoco,
fiorì d'amore le
oscure radici.
La nostra lebbra
intanto
già s'attaccava
all'orlo
della sua rossa
veste. E non la scosse
per amore di te,
sua dolce Madre.
Quello era il prezzo
del tuo anteriore
riscatto
e del nostro che
dura e che vacilla.
Egli l'assunse, e
non curava gli angioli
che si velavano
il volto
e il cielo fatto
oscuro oltre le nubi.
Ora l'incontri, e
se gli allarghi le braccia
stringi sul cuore
un lebbroso, acuta spada.
Tutto fu già
scontato
in quell'istante
in cui chinasti il capo,
e un divino
consenso
come un soffio
spirò dalle tue labbra.
E il Signore
discese in mezzo a noi,
nel nero fiume
del mondo.
(da "Poesia
religiosa italiana", Edizioni Piemme, Casale Monferrato 1994, p. 768)
SOTTO LA CROCE
di Silvio
Cucinotta (1873-1928)
Egli non trema al
rombo del destino?
Ride l'idea. Con
serena faccia
a la sua croce
libero s'allaccia
e va sereno per
il suo cammino.
E coglie,
andando, fremiti e lamenti,
urli di fame e
gemiti di morte:
la sua parola su
le folle insorte
scende secura con
pacati accenti.
Ma più nera
d'intorno la procella
stride del male:
da le aperte gole
una folla di
livide parole
copre di fango
l'opera novella.
Un bagliore
sanguigno intanto rade
l'estremo dubitar
dell'orizzonte:
allor, fremendo,
al suol piega la fronte
e stanco sotto la
sua croce cade...
(da
"Brume", Trinchera, Messina 1913, p. 13)
LA VIA DEL
CALVARIO
di Saverio Fino
(1874-1937)
Figliolo di Gesù,
prendi la croce,
e portala al
Calvario. Una feroce
turba l'opprime.
Ei cade e sorge e cade
e sorge e cade
disfatto. L'invade
lo scoramento:
l'anima gli manca,
cosa, ah!, più
trista del corpo che sfianca.
Intorno abbuia
l'universo e tutto.
Maria, lo vedi di
tua carne il frutto?
Giovanni, vedi la
tua Madre? Gli occhi
guardano aridi;
tremano i ginocchi.
Con Te, Gesù, nel
fango la mia stolta
umanità morde la
terra; ascolta
i suoi gemiti!
Hai rotta la persona,
ma io piango e
ancora Tu, Gesù, perdona.
Ecco, è il
Calvario: è l'ultima agonia;
pendi ai chiovi,
Gesù, l'anima mia!
(da
"Elevazione e altri versi", Società Editrice Internazionale, Torino
1923, pp. 30-31)
VIA CRUCIS
di Luigi Grilli
(1858-1931)
Sta la solinga
vetta,
Che arride al
viandante,
Alta nella
raggiante
Gloria del sole
eretta.
Ei tra gli sterpi
affretta,
Acceso il volto,
ansante,
Ma il piede
riluttante
A terra, ecco, lo
getta.
E il sognatore in
alto
Guarda, sospira e
tace,
Vinto nell'arduo
assalto:
Vinto non già
fiaccato;
Ché pel suo cor
pugnace
È la battaglia
fato.
(da «Natura ed
Arte», dicembre 1899)
MOMENTI DELLA
PASSIONE (III)
di Margherita
Guidacci (1921-1992)
Senza bellezza né
vigore. L'arbusto secco, piegato
dal vento del
deserto, che lo ricopre di sabbia grigia.
L'animale
condotto al macello,
il corpo una
rigida angoscia, lo sguardo un muto tremito.
Noi lo vorremmo
lontano, lo abbiamo respinto dal nostro mondo!
Non sopportiamo
la sua vista né il suo ricordo.
Perché dunque ci
perseguita sempre, perché torna a balenarci davanti
come una spada
che ferisce ed illumina?
Perché ci
appartiene più di quanto noi stessi ci apparteniamo?
Chiudiamo invano
gli occhi: anche il buio più nero,
come il candido
panno della Veronica,
fa soltanto da
sfondo al volto doloroso
del Figlio
dell'Uomo.
(da "Le
poesie", Le Lettere, Firenze 1999, p. 327)
VIA CRUCIS
di Angiolo
Orvieto (1869-1967)
Su su per l'erta
del dolore umano
vanno schiere
infinite di viventi,
lente movendo
sempre innanzi, invano,
per l'aer bigio,
tra' vapor dolenti.
Decine di
milioni, a mano a mano,
passano i vivi
pallidi e silenti;
il volto e la
persona d'un arcano
duolo ha
l'impronta ed ha gli atteggiamenti.
E vanno e vanno e
vanno senza tregua
verso la mèta
oscura della morte,
che chiude nel
mister la cupa strada.
E mentre che un
esercito dilegua,
erompe un altro
fuor da ignote porte,
e dietro a lui
convien che a morte vada.
(da "Poesie
scelte", Olschki, Firenze 1979, p. 46)
LA VIA CRUCIS...
di Michele Pierri
(1899-1988)
La via crucis che con tanta spontaneità e
contribuzione riesco a seguire è quella della tua vita stazione per stazione,
che la memoria di continuo mi mostra nella sua conosciuta realtà. E questo
m'induce a pensare che tu sei stata la presenza umana di Dio a me più vicina
anche negli altri atti dell'esistenza, col tuo evangelo domestico dalle nozze
di Cana in poi. Voglia Gesù concedermi l'ultimo evento, la sua resurrezione da
te rappresentata a illuminare la mia pochezza di cieco.
(da "E ti
chiamo - libera verità", La Finestra, Trento 2002, p. 219)
LA VIA CRUCIS
di Maria Luisa
Spaziani (1922-2014)
La bronchite
stanotte mi trasforma
in una quercia
carica di neve.
Crocifissa alla
terra con radici
di debolezza e
brividi,
sento i rami che
grevi si curvano
sotto il peso di
mille cristalli.
Conobbi un giorno
un ragazzetto, molto
più malato di me.
Respirava a
fatica, ed un veliero
insabbiato pareva
nel suo letto,
ma il pensiero in
alto era il rigogolo
sulla cima
dell’olmo fulminato.
Questa notte lo
penso, io che so bene
che presto
guarirò.
E simile mi sento
a quel fedele
che vidi a Bruges
nel suo manto di lontra.
Guardava una via
Crucis e si sforzava
d’immaginare il
fiele e ogni tormento.
E forse
oscuramente anche sentiva
che non soltanto
il Cristo delle icone
il passo
sterminato delle tenebre
lo varca in
nostro nome.
(da "Tutte
le poesie", Mondadori, Milano 2012, p. 101)
Duccio da Buoninsegna, "Le stazioni della Via Crucis" (da questa pagina web) |
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