Il termine
"ombra", almeno nell'ambito della poesia decadente e simbolista, è
stato molto usato ed abusato. Il significato così come la simbologia, non ha
riferimenti stabili e precisi; nella maggior parte dei casi però, l'ombra o le
ombre sono collegate col buio, con le tenebre e comunque con un concetto
relativo all'oscurità in generale. Nella poesia di Diego Angeli, l'ombra di
qualcosa o di qualcuno rimane impressa sul muro, come una macchia indelebile, e
sembra presagire una sventura imminente. Nei versi di Galletti, un paesaggio
lacustre, brumoso, in cui le ombre, al calar della sera, s'infittiscono sempre
più, sta a simboleggiare l'anima del poeta, ormai stanca e rassegnata. Nella
poesia di Baganzani, invece, l'ombra del corpo, che accompagna l'uomo dovunque
esso sia, viene descritta come qualcosa di molto prezioso e amato, e viene
definita "malinconia"; simile a quest'ultima, è la poesia di Garoglio,
che aggiunge, alla vaga sensazione melanconica, una profonda e lapidaria
meditazione sulla vita e sulla morte. Luisa Giaconi, nella poesia visionaria
intitolata L'immagine, si vede
apparire davanti agli occhi meravigliati l'ombra di sé stessa, com'era in un
non precisato passato: forma pallida, dolente, muta, che racchiude nella sua
delicata anima qualcosa di estremamente misterioso. Nella poesia di Gianelli
l'ombra (o, meglio, il buio) è il poeta stesso, che generosamente ha donato i
suoi raggi di luce a chi glieli chiedeva, fino a rimanerne totalmente privo; in
questi versi il buio ha valenza di delusione nei confronti dell'umanità, che
egoisticamente prende tutto ciò che può e non dà nulla. Girardini vede
l'umanità come una fitta schiera di ombre che passano e ripassano per poi
finire tutte in un "angol nero" che le inghiotte e che, ovviamente,
rappresenta il misero della morte. D'insondabile mistero sono avvolti anche i
versi di Tumiati, che descrive una tela raffigurante il ritratto di un
filosofo, i cui lineamenti risultano imprecisati a causa dell'ombra fitta;
soltanto si distingue lo sguardo fisso dell'uomo pensante. Più volte, in queste
liriche, le ombre rappresentano le anime morte; esse, si materializzano quasi
sempre durante le ore notturne, quando l'oscurità avvolge ogni cosa; spesso,
questa sorta di fantasmi si lamentano per dei torti o delle violenze subite
nella loro vita. Rare volte l'ombra rappresenta qualcosa di estremamente
piacevole, come la sognata e rimpianta presenza di una donna amata, che fa
risorgere nel poeta i momenti più belli vissuti insieme in un passato ormai
lontano.
Diego Angeli:
"Un'ombra" in "L'Oratorio d'Amore" (1904).
Antonino Anile:
"L'ombra" in "I Sonetti dell'Anima" (1907).
Sandro Baganzani:
"Senzanome" in "Senzanome" (1924).
Gustavo
Brigante-Colonna: "Il convento" in "Gli ulivi e le
ginestre" (1912).
Dino Campana:
"Il canto della tenebra" in "Canti Orfici" (1914).
Enrico Cavacchioli:
"L'ombra del nemico" in "Le ranocchie turchine" (1909).
Giovanni Alfredo
Cesareo: "Annera l'ombra innanzi a te..." in "Poemi
dell'ombra" (1923).
Arturo Colautti:
"L'ombra" in "Canti virili" (1896).
Gabriele D'Annunzio:
"Nel bosco" in "Elegie romane" (1892).
Federico De Maria:
"La Tenebra" in "Voci" (1903).
Riccardo Forster:
"L'ombra" in "La Fiorita" (1905).
Alfredo Galletti:
"Ombra" in "Odi ed elegie" (1903).
Diego Garoglio:
"L'ombra" in "Sul bel fiume d'Arno" (1912).
Luisa Giaconi:
"L'immagine" e "Senz'ombra d'amore" in "Tebaide"
(1912).
Giulio Gianelli:
"Buio" in "Intimi vangeli" (1908).
Cosimo Giorgieri
Contri: "La danzatrice dell'ombra" in "Primavere del desiderio e
dell'oblio" (1903).
Emilio Girardini:
"Guardando il soffitto" in "Ruri" (1903).
Corrado Govoni
"L'ombra Danaide" in "Gli aborti" (1907).
Remo Mannoni,
"Ombre amiche" in «Gran Mondo», agosto 1904.
Pietro Mastri:
"Tenebra marina" in "L'arcobaleno" (1900).
Arturo Onofri:
"Uno sguardo" in "Liriche" (1914).
Angiolo Orvieto:
"Risposta" in "La Sposa Mistica. Il Velo di Maya" (1898).
Nino Oxilia: "E
una candela nella sala enorme" in "Canti brevi" (1909).
Ceccardo
Roccatagliata Ceccardi: "Sensazione d'ombra a valle" in «Idea
Liberale», marzo 1896.
Umberto Saffiotti:
"Le ombre" in "Le fontane" (1902).
Domenico Tumiati:
"Ombra" e "Ombra di coro" in "Musica antica per
chitarra" (1897).
Diego Valeri:
"Nell'ombra" in "Umana" (1916).
Remigio Zena: "Toccata. In minore" in "Tutte le poesie" (1974).
Testi
L'OMBRA
di Riccardo Forster
Il tramonto con
l'ultima favilla
si spegne in mare. Io
vedo le colline
perder la luce e
tacite d'un crine
nero chiomarsi. È
notte nella villa.
Come sempre, come
ieri, la tranquilla
sua Ombra non indugia
sulle chine
rose, sull'erbe che
han sete di brine
in ogni lor recondita
fibrilla.
A poco a poco, tutta
s'è raccolta
l'Ombra calata
dall'illune cielo
nel gran mistero
della notte folta.
Più non ricordi il
sole come brilla
ardente nel meriggio.
Un Ombra, un velo
è l'orizzonte della
tua pupilla.
(da "La
Fiorita", 1905)
E UNA CANDELA NELLA
SALA ENORME
di Nino Oxilia
E una candela nella
sala enorme:
riddano i mostri in
mezzo all'ombra informe.
A tratti con la voce
solitaria
un tarlo rode ... Un
brivido è nell'aria.
L'ombra avanza
ancora, ancora ... E quale
inganno è del gran
letto funerale?
La tela si raggrinza
... E quale vita
si afferra ad essa
con le scarne dita?
L'ombra invade la
sala. Si distende ...
e si avvinghia ... e
si snoda. Sulle tende
che celano le piante
alte dell'orto
posa livido un
teschio di morto.
(da "Canti brevi", 1909)
Odilon Redon , "Darkness" (da questa pagina web) |
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