domenica 6 marzo 2022

Le ombre nella poesia italiana decadente e simbolista

 

Il termine "ombra", almeno nell'ambito della poesia decadente e simbolista, è stato molto usato ed abusato. Il significato così come la simbologia, non ha riferimenti stabili e precisi; nella maggior parte dei casi però, l'ombra o le ombre sono collegate col buio, con le tenebre e comunque con un concetto relativo all'oscurità in generale. Nella poesia di Diego Angeli, l'ombra di qualcosa o di qualcuno rimane impressa sul muro, come una macchia indelebile, e sembra presagire una sventura imminente. Nei versi di Galletti, un paesaggio lacustre, brumoso, in cui le ombre, al calar della sera, s'infittiscono sempre più, sta a simboleggiare l'anima del poeta, ormai stanca e rassegnata. Nella poesia di Baganzani, invece, l'ombra del corpo, che accompagna l'uomo dovunque esso sia, viene descritta come qualcosa di molto prezioso e amato, e viene definita "malinconia"; simile a quest'ultima, è la poesia di Garoglio, che aggiunge, alla vaga sensazione melanconica, una profonda e lapidaria meditazione sulla vita e sulla morte. Luisa Giaconi, nella poesia visionaria intitolata L'immagine, si vede apparire davanti agli occhi meravigliati l'ombra di sé stessa, com'era in un non precisato passato: forma pallida, dolente, muta, che racchiude nella sua delicata anima qualcosa di estremamente misterioso. Nella poesia di Gianelli l'ombra (o, meglio, il buio) è il poeta stesso, che generosamente ha donato i suoi raggi di luce a chi glieli chiedeva, fino a rimanerne totalmente privo; in questi versi il buio ha valenza di delusione nei confronti dell'umanità, che egoisticamente prende tutto ciò che può e non dà nulla. Girardini vede l'umanità come una fitta schiera di ombre che passano e ripassano per poi finire tutte in un "angol nero" che le inghiotte e che, ovviamente, rappresenta il misero della morte. D'insondabile mistero sono avvolti anche i versi di Tumiati, che descrive una tela raffigurante il ritratto di un filosofo, i cui lineamenti risultano imprecisati a causa dell'ombra fitta; soltanto si distingue lo sguardo fisso dell'uomo pensante. Più volte, in queste liriche, le ombre rappresentano le anime morte; esse, si materializzano quasi sempre durante le ore notturne, quando l'oscurità avvolge ogni cosa; spesso, questa sorta di fantasmi si lamentano per dei torti o delle violenze subite nella loro vita. Rare volte l'ombra rappresenta qualcosa di estremamente piacevole, come la sognata e rimpianta presenza di una donna amata, che fa risorgere nel poeta i momenti più belli vissuti insieme in un passato ormai lontano.

 

 

Poesie sull'argomento 


Diego Angeli: "Un'ombra" in "L'Oratorio d'Amore" (1904).

Antonino Anile: "L'ombra" in "I Sonetti dell'Anima" (1907).

Sandro Baganzani: "Senzanome" in "Senzanome" (1924).

Gustavo Brigante-Colonna: "Il convento" in "Gli ulivi e le ginestre" (1912).

Dino Campana: "Il canto della tenebra" in "Canti Orfici" (1914).

Enrico Cavacchioli: "L'ombra del nemico" in "Le ranocchie turchine" (1909).

Giovanni Alfredo Cesareo: "Annera l'ombra innanzi a te..." in "Poemi dell'ombra" (1923).

Arturo Colautti: "L'ombra" in "Canti virili" (1896).

Gabriele D'Annunzio: "Nel bosco" in "Elegie romane" (1892).

Federico De Maria: "La Tenebra" in "Voci" (1903).

Riccardo Forster: "L'ombra" in "La Fiorita" (1905).

Alfredo Galletti: "Ombra" in "Odi ed elegie" (1903).

Diego Garoglio: "L'ombra" in "Sul bel fiume d'Arno" (1912).

Luisa Giaconi: "L'immagine" e "Senz'ombra d'amore" in "Tebaide" (1912).

Giulio Gianelli: "Buio" in "Intimi vangeli" (1908).

Cosimo Giorgieri Contri: "La danzatrice dell'ombra" in "Primavere del desiderio e dell'oblio" (1903).

Emilio Girardini: "Guardando il soffitto" in "Ruri" (1903).

Corrado Govoni "L'ombra Danaide" in "Gli aborti" (1907).

Remo Mannoni, "Ombre amiche" in «Gran Mondo», agosto 1904.

Pietro Mastri: "Tenebra marina" in "L'arcobaleno" (1900).

Arturo Onofri: "Uno sguardo" in "Liriche" (1914).

Angiolo Orvieto: "Risposta" in "La Sposa Mistica. Il Velo di Maya" (1898).

Nino Oxilia: "E una candela nella sala enorme" in "Canti brevi" (1909).

Ceccardo Roccatagliata Ceccardi: "Sensazione d'ombra a valle" in «Idea Liberale», marzo 1896.

Umberto Saffiotti: "Le ombre" in "Le fontane" (1902).

Domenico Tumiati: "Ombra" e "Ombra di coro" in "Musica antica per chitarra" (1897).

Diego Valeri: "Nell'ombra" in "Umana" (1916).

Remigio Zena: "Toccata. In minore" in "Tutte le poesie" (1974).



Testi


L'OMBRA

di Riccardo Forster

 

Il tramonto con l'ultima favilla

si spegne in mare. Io vedo le colline

perder la luce e tacite d'un crine

nero chiomarsi. È notte nella villa.

 

Come sempre, come ieri, la tranquilla

sua Ombra non indugia sulle chine

rose, sull'erbe che han sete di brine

in ogni lor recondita fibrilla.

 

A poco a poco, tutta s'è raccolta

l'Ombra calata dall'illune cielo

nel gran mistero della notte folta.

 

Più non ricordi il sole come brilla

ardente nel meriggio. Un Ombra, un velo

è l'orizzonte della tua pupilla.

 

(da "La Fiorita", 1905)

 

 

 

 

E UNA CANDELA NELLA SALA ENORME

di Nino Oxilia

 

E una candela nella sala enorme:

riddano i mostri in mezzo all'ombra informe.

 

A tratti con la voce solitaria

un tarlo rode ... Un brivido è nell'aria.

 

L'ombra avanza ancora, ancora ... E quale

inganno è del gran letto funerale?

 

La tela si raggrinza ... E quale vita

si afferra ad essa con le scarne dita?

 

L'ombra invade la sala. Si distende ...

e si avvinghia ... e si snoda. Sulle tende

 

che celano le piante alte dell'orto

posa livido un teschio di morto.

 

(da "Canti brevi", 1909)



Odilon Redon , "Darkness"
(da questa pagina web)


Nessun commento:

Posta un commento