Giovanni Marradi
non ebbe una vita particolarmente movimentata, e visse sempre nella sua città
natale: Livorno, tra il 1852 e il 1922; pur non avendo completato gli studi,
grazie all'aiuto di Ferdinando Martini divenne dapprima insegnante, quindi
Provveditore agli studi nella sua Livorno. Poeta dalla vena facile e istintiva,
fu sempre definito "carducciano"; in effetti, l'aggettivo gli calza a
pennello; ciò è facilmente constatabile sia leggendo molti dei suoi migliori versi,
sia perché fu lui stesso a definirsi un seguace del Carducci (che però non ebbe
parole particolarmente lusinghiere nei suoi confronti). Il critico Luigi
Baldacci affermò che Marradi fu il poeta che tenne in considerazione più di
altri le Rime nuove di Giosuè
Carducci; secondo lo stesso, ciò che avvicina l'opera poetica del livornese a
quella del pietrasantino, è "un ambito comune di naturalismo". Sempre
Baldacci, paragona la poesia di Marradi alla musica di Pietro Mascagni e ad
alcune opere pittoriche dei macchiaioli; insomma, esistono elementi comuni, non
solo tra i poeti toscani attivi nella seconda metà dell'Ottocento, ma anche tra
artisti di vario genere nati nella stessa regione; tutti infatti presentano
peculiarità ben identificabili, che vanno ricondotte all'area geografica in cui
questi artisti vissero e crearono le loro opere migliori. Anche un altro
critico insigne: Ferruccio Ulivi, vide nella poesia di Marradi evidenti accenti
naturalistici, ma, pure, identificò certe somiglianze con alcuni versi di
Gabriele D'Annunzio; tornando però a quanto scrisse il Baldacci, Marradi fu
sempre o quasi polemico nei confronti della poesia dannunziana e non solo
(criticò anche i versi di Giacomo Zanella e di Vittorio Betteloni), rimanendo
fedele soltanto al "maestro" Carducci. Chiudo riportando un elenco
delle opere poetiche di Marradi, seguito da quello delle migliori antologie in
cui è stato incluso; infine, ho trascritto tre poesie da me particolarmente
gradite di questo poeta, ormai quasi dimenticato.
Opere poetiche
"Canzoni
moderne", Zanichelli, Bologna 1879 (sotto lo pseud. di G. M. Labronio)
"Fantasie
marine", Tip. Cino dei F.lli Bracali, Roma 1881.
"Mortuaria",
Stab. Tipografico dell'Ordine, Ancona 1881.
"Ricordi
lirici", Sommaruga, Roma 1884.
"Poesie",
Triverio, Torino 1887.
"Nuovi canti",
Treves, Milano 1891.
"Ballate
moderne", Voghera, Roma 1894.
"Rapsodia
garibaldina", Verri, Milano 1899.
"Poesie",
Barbera, Firenze 1902 e successive.
Piatto anteriore della ottava tiratura stereotipa del volume: Giovanni Marradi, "Poesie", Barbera, Firenze 1923 |
Presenze in
antologie
"Poesie
moderne (1815-1887)", raccolte e ordinate da Raffaello Barbiera, Treves,
Milano 1889 (pp. 459-461).
"Dai nostri
poeti viventi", a cura di Eugenia Levi, Loescher & Seeber, Torino-Roma
1891 (pp. 123-128).
"Dai nostri
poeti viventi", 3° edizione, a cura di Eugenia Levi, Lumachi, Firenze 1903
(pp. 222-232).
"Aria
sana", a cura di G. Lanzalone e B. Cocurullo, Stab. Tip. Fratelli Jovane
Di G., Salerno 1908 (pp. 285-288).
"I Poeti
Italiani del secolo XIX", a cura di Raffaello Barbiera, Treves, Milano
1913 (p. 1251).
"Antologia
della lirica italiana", a cura di Angelo Ottolini, R. Caddeo & C.,
Milano 1923 (pp. 247-250).
"Antologia
della lirica italiana. Ottocento e Novecento", nuova edizione, a cura di
Carlo Culcasi, Garzanti, Milano 1947 (pp. 135-136).
"Antologia
della lirica contemporanea dal Carducci al 1940", a cura di Enrico M.
Fusco, SEI, Torino 1947 (pp. 303-305).
"La lirica
moderna", a cura di Francesco Pedrina, Trevisini, Milano 1951 (pp.
425-428).
"Poeti
minori del secondo Ottocento italiano", a cura di Angelo Romanò, Guanda,
Bologna 1955 (pp. 304-310).
"I poeti
minori dell'Ottocento", a cura di Ettore Janni, Rizzoli, Milano 1955-1958
(vol. IV, pp. 172-179).
"Un secolo
di poesia", a cura di Giovanni Alfonso Pellegrinetti, Petrini, Torino 1957
(pp. 129-131).
"Poeti
minori dell'Ottocento", a cura di Luigi Baldacci, Ricciardi, Napoli 1958
(pp. 1057-1071).
"Poeti
minori dell'Ottocento italiano", a cura di Ferruccio Ulivi, Vallardi,
Milano 1963 (pp. 605-611).
"Poesia
dell'Ottocento", a cura di Carlo Muscetta ed Elsa Sormani, Einaudi, Torino
1968 (vol. II, pp. 2139-2158).
"Poeti della
rivolta", a cura di Pier Carlo Masini, Rizzoli, Milano 1977 (pp. 265-270).
"Poesia
italiana dell'Ottocento", a cura di Maurizio Cucchi, Garzanti, Milano 1978
(pp. 449-453).
Testi
UNA RUPE
Terribile dirupo
che con la testa
enorme
domini, eretto e
cupo
fantasma, il ciel
che dorme,
sei forse, entro
la notte,
tacito al buio e
al gelo,
lo spettro di
Nembrotte
che scalar pensa
il cielo?
Che fai, che fai,
diritto
silenzioso e
cupo,
contro il ciel
confitto
terribile dirupo?
Non so; ma
invidio, o monte,
l'ala de' tuoi
falconi
quando l'aerea
fronte
di nuvole
incoroni.
Invidio le tue
lotte
col dio che ti
percote,
e fulminate e
rotte
le tue foreste
immote.
E alla tua cima
invano
l'occhio e il
desio s'aderge
da questo reo
pantano
che stagna e mi
sommerge.
(da
"Poesie", Barbèra, Firenze 1923, pp. 126-127)
PALAZZO IN ROVINA
(DALLA ROCCA DI
FOSSOMBRONE)
Era ostello di
Duchi, e luce e suono
n'uscìa d'armi e
di feste. Ora è stamberga
di proletari, e
sdraiavi le terga
irreverenti
l'ispido colono.
Pace a voi,
Duchi. L'inclita magione
vostra ruina, e
ad agio suo vi passa,
pei rotti muri,
il popolo e il rovaio.
Or da' verdi
pendii di Fossombrone
sovrasta indarno
alla città giù bassa
l'aula del trono,
ohimè, fatta granaio!
Pace a voi,
morti. Sfolgora april gaio,
e ancor sul
vostro secolar letargo
porta viole e
oblio. — Principi, largo,
largo alla plebe
che vi invade il trono!
(da
"Poesie", Barbèra, Firenze 1923, p. 274)
SOGNI E RICORDI
Scorre fra
l'ingiallita erba che muore
un rivolo di
limpida acqua viva,
e a me, sotto una
mite ombra tardiva,
l'onda de' sogni
scorre lenta in cuore.
Né mai fu così
dolce il sogno alato
dell'avvenire,
quando più lo infiora
la verde illusion
della speranza,
come ora è dolce
del lontan passato
la vision che
sfuma e si scolora
nelle memorie, in
cerula distanza.
Oh come, ormai,
dell'avvenir che avanza
langue a me il
sogno pallido ed incerto,
or che sfiorì del
roseo tuo serto,
giovinezza mia,
l'estremo fiore!
(da
"Poesie", Barbèra, Firenze 1923, p. 328).
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