Penso che la pace
mondiale sia un'utopia, e che quindi mai si potrà verificare; perché la pace
trionfi in ogni luogo della terra sarebbe necessario cambiare la natura
dell'umanità, che, ahimè, è nata per guerreggiare, per odiarsi e per combattersi
in tutti i modi possibili ed immaginabili. Eppure è necessario cercare la pace,
dove e quando sia possibile, perché su una cosa siamo d'accordo: stare in pace
comporta tutta una serie di conseguenze positive per chiunque. In queste dieci
poesie non si parla soltanto di un tipo di pace: vi sono infatti inclusi dei
versi che trattano della cosiddetta "pace interiore"; poi, ve ne sono
altri in cui viene descritta una pace esteriore: del paesaggio circostante,
molto utile a far sì che ne consegua un'altrettanta pace interna, dell'anima.
Chiudo questo preambolo, augurando a tutti di vivere sempre in pace, con sé
stessi e con gli altri.
LA PACE IN 10
POESIE DI 10 POETI ITALIANI DEL XX SECOLO
PAX
di Vittoria
Aganoor (1855-1910)
Una donna velata
e frettolosa
giunse là dove un
popolo ribelle
un altro urgeva;
e l'asta contro l'asta
cozzava, e correa
sangue, tenebrosa
fiumana al lume
delle rare stelle.
Protese ella le
mani e sclamò: — Basta!
Da lungi allora,
scarmigliate, a torme,
venner le madri,
e curve sul terreno
tersero il sangue
e i vulnerati forti
sorressero... La
notte sull'informe
ruina, e delle
fiaccole al baleno
un volto esangue
o un cumulo di morti.
Non più,
d'intorno agli stendardi eretti,
squilli e ruggir
d'inferocita gente.
Solo qualche
sospiro udiano i cieli
muti, o l'ansar
degli anelanti petti.
Quando il dì
sorse, vòlta ad oriente
gittò la donna
frettolosa i veli
e apparve bianca
e sorridente al sole.
La parola che
disse unica e pura
echeggiò delle
valli nel profondo,
suscitò rose alle
cruente aiole,
mèssi ne' solchi,
e dalla insania oscura
della guerra,
impetrò libero il mondo.
(da "Poesie
complete", Le Monnier, Firenze 1912, pp. 157-158)
SURSUM CORDA!
di Vittorio
Amedeo Arullani (1866-1912)
O parola di pace,
continenti
trapassa e i
mari,
vola con la
sonora ala de' venti
sui monti
solitari.
Dona la sete del
fecondo amore
largo e virile,
ne' petti infondi
per l'uman dolore
una pietà
gentile.
Combatti i
secolari odî e la guerra
torva e minace,
placa gli eterni
duellanti in terra,
o parola di pace.
Siam fratelli
quaggiù. Sopra le offese
scenda il
perdono,
e sian pronte le
bocche ai baci, e tese
le mani, e il
volto buono!
Dopo la violenta
êra di lotte
o di rancori,
dopo la lunga
procellosa notte
sia l'alba; e in
alto i cuori!
(da "Pro
Pace - Almanacco illustrato pel 1911", p. 94)
LA PACE
di Bruna
(Clementina Laura Majocchi, 1866-1945)
Dammi la mano:
un'ora, un'ora sola
resta con me, su
queste pure cime.
Ascolta del
silenzio la parola
che carezza,
purifica e redime.
Il cielo bianco,
come un bianco viso,
par si protenda
su la terra in fiore
a respirarne il
suo fresco sorriso,
a contarne ogni
palpito d'amore.
E la vita è
lontano, giù, lontano,
nel frastuono
incessante de le strade,
ingombre da la
torbida fiumana
di gente che si
preme, ed urta, e cade.
Ma questo soffio
di purezza, senti
come placa de
l'anima il patire?
Non sembra forse
su l'ali dei venti
il dono de la
pace a noi venire?
(da «La Festa»,
agosto 1925)
LA PACE
di Luigi Grilli
(1858-1931)
Con la preghiera
che nei cuori intensa
Nutre, divino
anelito, la Fede,
Genuflesso
l'asceta a Dio la chiede
Se la infernal lo
prema oste più densa.
E v'ha chi nella
pia quiete immensa
Delle campagne in
suo poter la crede;
Sopra monti
inaccessi altri la vede,
o delle Selve
negli orror la pensa.
Da l'ospitale
ombrìa del Montenero
Shelley, cui
troppo l'uman tedio increbbe,
La sognò un dì
nel cerulo mistero
Del mar che
amava, e, in un fatal momento
Giù negli abissi
vagheggiati ei l'ebbe;
Io perché dunque,
o mare, io ti pavento?
(da «Natura ed Arte», agosto 1909)
PAX ALMA
di Giovan
Battista Menegazzi (1864-?)
Pace, sospiro de'
cuori,
incarnazione de'
sogni,
de' sogni de la
bontà; Iri dai sette colori,
che il mondo
visibile incanti,
e annunzi quello
di là!
È ver che in
questa bassura,
ove uman sangue
fermenta,
e il vizio
affonda il suo piè,
in notte lùgubre
oscura
il lupo su l'agna
s'avventa,
che invano
implora mercé;
ma, da le
olimpiche cime,
ove il
nostr'animo aspira,
tu, con le tinte
del sol,
inarchi il ponte
sublime
che al ciel,
sorridendo, congiunge
il nostro povero
suol.
(da
"Malinconia", F.lli Drucker, Padova 1908, p. 265)
LA PACE
di Marino Moretti
(1885-1979)
I.
Giovami il tedio
come lo sconforto,
come il leggiadro
suono delle feste.
Mirando il cielo
in sua leggéra veste
grande pace, gran
perle di monili
inusitati, grande
luce ò scorto.
Pur non ero al di
là dai verdi aprili.
Nessuna opera è
vana; ché gli incanti
ci servono di
guida quando il sole
non teme il giogo
delle nostre scuole.
Presto i sospiri
diverranno larve
a cui l'anime
nostre offriran canti.
Tutto io vidi nei
dì: quel tutto sparve.
Ora io lodo.
Passò gran melodia
di sogni sul mio
capo. E pur non sono
come quegli che
tiene il capo prono.
Viandante non
sono, marinaro
non sono. E pur
mi trovo sulla via
del bene, e
l'orizzonte non m'è ignaro.
II.
Io lodo. Quanto
mondo e quanto sole,
quanto sconforto
e quanta nebbia io vidi
passarmi innanzi
co' miei sogni fidi,
colle immagini
dolci e tristi, colle
fantasie di
conquiste e di parole!
Le mie semenze
allor furon satolle.
E conobbi durezza
di diaspro.
I misteri mi
dettero lor fama.
Ogni lucidità
divenne brama
nel mio spirito;
e seppi ogni splendore.
Pur coll'ingombro
d'un soave ed aspro
cielo, io risi,
sentendomi signore.
E il mio riso
squillò come la fonte
nella calma di
cui conosco il velo.
Pei campi vasti
risonò, pel cielo,
e in ogni
sicurezza formò l'eco.
Ed ora la fatica
di mia fronte
ricorda stille di
un lavoro cieco.
(da "La
sorgente della pace", Ducci, Firenze 1903, pp. 9-10)
QUANDO AVRAI
PACE, ANIMA MIA, NEL SOLE?
di Arturo Onofri
(1885-1928)
Quando avrai
pace, anima mia, nel sole?
T'accerchiano
avversarie ombre, astî, invidie,
smorfie e sorrisi
ipocriti, ferocie
simulanti bontà;
ma tu che vedi,
oltre il velo
parvente, quel delirio
tormentoso che
anela d’occultarsi
nell'inane sua
maschera di carne,
col tuo silenzio
tragico rispondi
implorando
riscatto ai cuori schiavi.
Dal cerchio, che
di tenebre ti stringe
sempre più
nell'angoscia d'esser uomo,
tu puoi, volendo,
liberar te stessa
a scampar nella
gloria del tuo Regno,
ma la salvezza
tua sarebbe inferno,
tradimento e
ignominia del tuo sangue,
se abbandonassi i
tuoi morti fratelli
all'infame
avversario della vita.
Pace più non
avresti, anche nel sole,
anima d’uomo
confidata al mondo,
se non offri te
stessa in olocausto
di gioia eterna,
ai furori angosciati
che giustamente
esècrano il tuo nullo
oscillamento, in
cui vagheggi pace,
per la viltà di
non negarti in Cristo.
Abnèga te, se
vuoi trovarti eterna!
(da "Zolla
ritorna cosmo", Buratti, Torino 1930, p. 104)
PACE
di Rina Maria
Pierazzi (1873-1962)
L'ora più santa
de l'amore è questa;
è questa l'ora in
cui tutto riposa,
la testa bionda
posa
sopra il mio cor,
ché lungi è la tempesta.
Sentimi ancor:
conobbi irrequiete
ore d'ambascia e
lotte senza nome,
errai solinga
come
foglia staccata
dal materno abete.
L'altissimo silenzio
dei severi
chiostri pensai,
e la follia dei canti
e gemme
scintillanti,
e il tirocinio
degli studi alteri.
Piansi al bacio
di un bimbo, carezzai
con reverenza una
testina bianca,
ma sempre inferma
e stanca
lungo la strada
solitaria andai.
Ora, non più - su
la mia fronte posa
la fronte sua - e
dimmi che lontano
quel tempo andò,
che invano
non sogna pace
l'anima angosciosa.
Tutto è pace con
te - anche 'l dolore
più non conosco:
più non chiedo a Dio
un'ora sol
d'oblio
perché l'oblio
sei tu, povero amore.
Vieni... così: e
della mia malfida
esistenza sii tu
l'angel pietoso,
il faro luminoso,
la buona stella
che rischiara e guida.
(da «L'Umbria»,
ottobre 1903)
IL GIORNALISTA
di Gianni Rodari
(1920-1980)
O giornalista
inviato speciale
quali notizie
porti al giornale?
Sono stato in
America, in Cina,
in Scozia, Svezia
ed Argentina,
tra i Soviéti e
tra i Polacchi,
Francesi,
Tedeschi, Sloveni e Slovacchi,
ho parlato con
gli Eschimesi,
con gli
Ottentotti, coi Siamesi,
vengo dal Cile,
dall’India e dal Congo,
dalla tribù dei
Bongo-Bongo...
e sai che porto?
una sola notizia!
Sarò licenziato
per pigrizia.
Però il fatto è
sensazionale,
merita un titolo
cubitale:
tutti i popoli
della terra
han dichiarato
guerra alla guerra.
(da
"Opere", Mondadori, Milano 2020, p. 55)
di Alice Schanzer
(1873-1936)
Lento il fumo
s'inalza al cielo azzurro:
dintorno fiori e
canti
di primavera, e
il tremito e il sussurro
delle rose
fiammanti
e delle fronde
che l'abbraccian liete
come spose
novelle
e le rinserrano in
lor densa rete
su per ringhiere
snelle.
Ne la penombra a
me giunge la chiara
visione, e tra
socchiuse
persiane appena,
la carezza rara
del vento, e le
confuse
voci gentili,
come un sogno. Lieve,
simile al mite
raggio
del sole, dal mio
cor solve la neve
quella gloria di
maggio.
Solve la neve e
vi riporta fiori
vaghi di poesia,
e, coll'onda di
luce e di colori,
l'ignota melodia
fremente occulta
in ritmo misterioso.
L'anima ascolta
quieta
sin che non dica
il verso armonioso
dell'ebbrezza
segreta.
E tutto
s'abbandona mollemente
al novissimo
incanto
il cuore, in sua
gaiezza rinascente,
quasi ignaro del
pianto.
Né le lotte
ricorda e del presago
pensare
l'amarezza:
al rapimento
dell'istante pago,
la tranquilla
bellezza
sente dell'ora, e
più non chiede. Il volo
di rondini pel
terso
cielo segue lo
sguardo a stuolo a stuolo;
puro fluisce il
verso.
A te, sacra
stagione benedetta,
soavissima fata,
in un inno di
grazie a te s'aspetta
la mia parola
alata.
Tepida pioggia in
arsa terra, scende
sul cuore
tempestoso
la tua blandizia,
e lo smarrito rende
sospirato riposo
a lui. Qual della
madre il bacio pio
sopra una fronte
ardente,
tu d'ogni affanno
il celestiale oblio
rechi nel soffio
aulente.
E l'impazienza
del futuro altèra
e il desiderio audace
temperi in tua
dolcezza, o primavera:
nel mio cuore è
la pace.
(da "Motivi
e canti", Zanichelli, Bologna 1901, pp. 23-26)
Charles Joshua Chaplin, "A Beauty with Doves"
(da questa pagina web)
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