domenica 7 novembre 2021

Poeti dimenticati: Marcus De Rubris

 

Marcus De Rubris (pseudonimo di Marco Rossi) nacque nel 1885 e morì a Genova nel 1944. In gioventù scrisse e pubblicò molti versi, collaborando anche con riviste famose, come «La Donna» e «Poesia»; nell'età matura abbandonò la poesia; nei seguenti anni divenne uno dei più autorevoli conoscitori e divulgatori della vita e dell'opera di Massimo D'Azeglio, ed è proprio grazie ai suoi libri relativi a questo argomento che ancora oggi è ricordato. Come poeta, si può inserire tra i classicisti, pur dimostrando, seppur velatamente, una simpatia per la poesia decadente e simbolista. Una sua raccolta poetica fu recensita in una rivista romagnola dal poeta crepuscolare Marino Moretti, che definì De Rubris: "poeta simbolistico e composto", contrapponendolo all'amico Aldo Palazzeschi, considerato decisamente rivoluzionario.  

 

 

 

 Opere poetiche

 

"Anima nova", Streglio, Torino 1906.

"Ne l'estasi de l'anima", Soc. tipografico-editrice Nazionale, Torino-Roma 1907.

"La Veglia", Cappelli, Rocca S. Casciano 1910.

 

 


 

 

Testi

 

NUBI PE 'L CIELO

 

Fantasimi errabondi a grandi torme

per l’ampia vastità de gli orizzonti

le nubi — dianzi che il sole tramonti —

s'avventan con selvaggia corsa informe.

 

Ombre cupe — di piombo — sotto cieli

purpureamente illividiti vanno,

però che un vento subito le quassa...

Dilacerate, e folli ne l’anélito

d’uno spasimo immenso, con affanno

or d’un tratto le nuvole s’abbassano

sovr’essa la pianura triste, e passano

confusamente a fuga impetuosa... —

Ma, dileguate, a l’anima bramosa

pareva ognuna un mostro orridiforme.

 

(da "Anima nova", Streglio, Torino-Genova-Milano 1906)

 

 

 

 

LA FONTANA DE 'L FAUNO. QUADRO DI SANTIAGO RUSINOL

 

Ne 'l mezzo de la vasca e su lo specchio

tremulo de la fonte iridescente

un corpo s'erge - in marmo rilucente -

un corpo altero di robusto vecchio.

Circonda, a torno, in conca amabilmente

una giostra di piante e forma specchio

co 'l verde vegetoso de 'l cernecchio,

labile su le tremul'acque attente.

 

E il corpo de 'l gran Fauno è senza testa,

chi sa da quale vilipendio mozza.

E il destro braccio parimenti è tronco. -

L'Idea vige su 'l luogo: e sempre attesta

l'arte non vinta da barbarie sozza,

ché 'l Fauno appar di nessun membro monco.

 

(da "Ne l'estasi de l'anima", Società Tipografico-Editrice Nazionale, Torino-Roma 1907)

 

 

 

 

POVERTÀ, NOSTRA SIGNORA

 

Quegli ch'è nato povero, la santa

miseria che l’accolse ed in cui visse

non à sgradita mai, né maledisse;

anzi d’essa l’origin sua si vanta!

Il sofferente qualche volta canta...

Ma pur talora il male tiene fissi

i nati in sacrificio — su li abissi

de la fame agitandoli — o li schianta.

 

Invece... Ma perché non ànno tutti,

nascendo, tutti morbide carezze

teneri canti ed infiniti baci?

Invece!... Ma e perché così fugaci

son le gioie innocenti?... Le amarezze

non tardano pe ’l cuor, co’ i giorni brutti.

 

(da "La Veglia", Cappelli, Rocca S. Casciano 1910)

 

 

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