Marcus De Rubris
(pseudonimo di Marco Rossi) nacque nel 1885 e morì a Genova nel 1944. In
gioventù scrisse e pubblicò molti versi, collaborando anche con riviste famose,
come «La Donna» e «Poesia»; nell'età matura abbandonò la poesia; nei seguenti
anni divenne uno dei più autorevoli conoscitori e divulgatori della vita e
dell'opera di Massimo D'Azeglio, ed è proprio grazie ai suoi libri relativi a
questo argomento che ancora oggi è ricordato. Come poeta, si può inserire tra i
classicisti, pur dimostrando, seppur velatamente, una simpatia per la poesia
decadente e simbolista. Una sua raccolta poetica fu recensita in una rivista
romagnola dal poeta crepuscolare Marino Moretti, che definì De Rubris:
"poeta simbolistico e composto", contrapponendolo all'amico Aldo
Palazzeschi, considerato decisamente rivoluzionario.
"Anima nova",
Streglio, Torino 1906.
"Ne l'estasi
de l'anima", Soc. tipografico-editrice Nazionale, Torino-Roma 1907.
"La Veglia",
Cappelli, Rocca S. Casciano 1910.
Testi
NUBI PE 'L CIELO
Fantasimi
errabondi a grandi torme
per l’ampia
vastità de gli orizzonti
le nubi — dianzi
che il sole tramonti —
s'avventan con
selvaggia corsa informe.
Ombre cupe — di
piombo — sotto cieli
purpureamente
illividiti vanno,
però che un vento
subito le quassa...
Dilacerate, e
folli ne l’anélito
d’uno spasimo
immenso, con affanno
or d’un tratto le
nuvole s’abbassano
sovr’essa la
pianura triste, e passano
confusamente a
fuga impetuosa... —
Ma, dileguate, a
l’anima bramosa
pareva ognuna un
mostro orridiforme.
(da "Anima
nova", Streglio, Torino-Genova-Milano 1906)
LA FONTANA DE 'L FAUNO. QUADRO DI SANTIAGO RUSINOL
Ne 'l mezzo de la
vasca e su lo specchio
tremulo de la
fonte iridescente
un corpo s'erge -
in marmo rilucente -
un corpo altero
di robusto vecchio.
Circonda, a
torno, in conca amabilmente
una giostra di
piante e forma specchio
co 'l verde
vegetoso de 'l cernecchio,
labile su le
tremul'acque attente.
E il corpo de 'l
gran Fauno è senza testa,
chi sa da quale
vilipendio mozza.
E il destro
braccio parimenti è tronco. -
L'Idea vige su 'l
luogo: e sempre attesta
l'arte non vinta
da barbarie sozza,
ché 'l Fauno
appar di nessun membro monco.
(da "Ne
l'estasi de l'anima", Società Tipografico-Editrice Nazionale, Torino-Roma
1907)
POVERTÀ, NOSTRA
SIGNORA
Quegli ch'è nato
povero, la santa
miseria che
l’accolse ed in cui visse
non à sgradita
mai, né maledisse;
anzi d’essa
l’origin sua si vanta!
Il sofferente
qualche volta canta...
Ma pur talora il
male tiene fissi
i nati in
sacrificio — su li abissi
de la fame
agitandoli — o li schianta.
Invece... Ma
perché non ànno tutti,
nascendo, tutti
morbide carezze
teneri canti ed
infiniti baci?
Invece!... Ma e
perché così fugaci
son le gioie
innocenti?... Le amarezze
non tardano pe ’l
cuor, co’ i giorni brutti.
(da "La
Veglia", Cappelli, Rocca S. Casciano 1910)
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