domenica 2 maggio 2021

Poeti dimenticati: Balilla Pinchetti

 

Nacque a Tirano, in Valtellina, nel 1889, e ivi morì, nel 1973. Dopo la laurea in lettere conseguita a Firenze, iniziò ad insegnare presso un liceo di Catania; professò l'insegnamento fino al 1959. Tra il 1943 ed il 1945, poiché antifascista, dovette riparare in Svizzera. Finita la Seconda Guerra Mondiale, tornò nel suo paese di nascita, dove, per un breve periodo, divenne consigliere comunale. Fu autore, oltre che di poesie, di alcuni saggi sulla poesia italiana e di ottime traduzioni. Si fece notare con una raccolta di versi: Nel gorgo (1920), dove la fa da padrone il tema della Grande Guerra, a cui il poeta partecipò. Con la successiva Il caduco e l'eterno (1927), il Pinchetti raggiunse la completa maturità; nelle pagine di questo volume spicca un sincero e accorato intimismo, insieme ad una tendenza descrittiva riguardante paesaggi cari al poeta, colti in determinate stagioni e in particolari momenti della giornata. Sulla stessa scia della precedente si pone l'ultima raccolta di Pinchetti: Umana sorte, uscita due anni dopo la sua scomparsa.

 

 

Opere poetiche

 

"Sul limite dei sogni", Muglia, Catania 1914.

"Nel gorgo", Cappelli, Rocca S. Casciano 1920.

"Il caduco e l'eterno", Bemporad, Firenze 1927.

"Umana sorte", C.I.G., Madonna di Tirano 1975.



 


 

Testi

 

UNA SOSTA

 

Anima, godi questo sol che splende

tra cielo e mare, colaggiù, da lunge,

dove come una nuvola si stende,

quasi l'acque a partir dall'orizzonte,

una striscia lievissima di fumo.

Godi e respira questo che ti giunge

da li orti, chiusi tra la riva e il monte,

indistinto, indicibile profumo.

 

Tra poco l'onda scenderà, velando

i contorni alle cose e le distanze.

Ad una ad una, su nel ciel, tremando,

come a specchio d'un'acqua esili fiori,

timidamente si apriran le stelle:

quelle che, d'alto, veglian le speranze

compagne eterne degli umani cuori,

ed il dolore che le fa più belle.

 

E allora, anima, tu risalperai

pel tuo viaggio verso l'infinito:

allor, sola con te, rifrugherai

l'ombre a scrutare se ti si profili

nel respir della notte solitaria

lontano l'azzurrino orlo del lito

co'suoi contorni, fluidi, sottili,

segnati appena di tra l'acqua e l'aria.

 

Ora goditi questa dolce sosta,

ora indugia così. Odi la voce

dell'onde che s'infrangono alla costa,

segui con l'occhio il sole che scompare,

bevi il profumo che per te si esala...

E oblìa che intanto verso la sua foce,

simile a fiume che distende al mare,

perennemente la tua vita cala!

 

(da "Il Caduco e l'Eterno")

 

 

 

 

 

UN ALTRO GIORNO CHE PASSA

 

Un altro giorno che passa: un brano

di cuore - ancora - che se ne va:

un lembo ancora che fugge lontano

della intravista felicità.

 

Ancora un sospiro che si esala

su una speranza nudrita invano:

un'altra piuma strappata ad un'ala

che sostenersi in ciel più non sa.

 

Un'ombra ancora, fitta, che cala

dove più vivo il sole brillò:

ed un rimpianto, ma sempre più vano,

per il sogno che non si avverò.

 

(da "Umana sorte")

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