Nacque a Tirano,
in Valtellina, nel 1889, e ivi morì, nel 1973. Dopo la laurea in lettere
conseguita a Firenze, iniziò ad insegnare presso un liceo di Catania; professò
l'insegnamento fino al 1959. Tra il 1943 ed il 1945, poiché antifascista,
dovette riparare in Svizzera. Finita la Seconda Guerra Mondiale, tornò nel suo
paese di nascita, dove, per un breve periodo, divenne consigliere comunale. Fu
autore, oltre che di poesie, di alcuni saggi sulla poesia italiana e di ottime
traduzioni. Si fece notare con una raccolta di versi: Nel gorgo (1920), dove la fa da padrone il tema della Grande
Guerra, a cui il poeta partecipò. Con la successiva Il caduco e l'eterno (1927), il Pinchetti raggiunse la completa
maturità; nelle pagine di questo volume spicca un sincero e accorato intimismo,
insieme ad una tendenza descrittiva riguardante paesaggi cari al poeta, colti
in determinate stagioni e in particolari momenti della giornata. Sulla stessa
scia della precedente si pone l'ultima raccolta di Pinchetti: Umana sorte, uscita due anni dopo la sua
scomparsa.
Opere poetiche
"Sul limite
dei sogni", Muglia, Catania 1914.
"Nel
gorgo", Cappelli, Rocca S. Casciano 1920.
"Il caduco e
l'eterno", Bemporad, Firenze 1927.
"Umana
sorte", C.I.G., Madonna di Tirano 1975.
Testi
UNA SOSTA
Anima, godi
questo sol che splende
tra cielo e mare,
colaggiù, da lunge,
dove come una
nuvola si stende,
quasi l'acque a
partir dall'orizzonte,
una striscia
lievissima di fumo.
Godi e respira
questo che ti giunge
da li orti,
chiusi tra la riva e il monte,
indistinto,
indicibile profumo.
Tra poco l'onda
scenderà, velando
i contorni alle
cose e le distanze.
Ad una ad una, su
nel ciel, tremando,
come a specchio
d'un'acqua esili fiori,
timidamente si
apriran le stelle:
quelle che,
d'alto, veglian le speranze
compagne eterne
degli umani cuori,
ed il dolore che
le fa più belle.
E allora, anima,
tu risalperai
pel tuo viaggio
verso l'infinito:
allor, sola con
te, rifrugherai
l'ombre a
scrutare se ti si profili
nel respir della
notte solitaria
lontano
l'azzurrino orlo del lito
co'suoi contorni,
fluidi, sottili,
segnati appena di
tra l'acqua e l'aria.
Ora goditi questa
dolce sosta,
ora indugia così.
Odi la voce
dell'onde che
s'infrangono alla costa,
segui con
l'occhio il sole che scompare,
bevi il profumo
che per te si esala...
E oblìa che
intanto verso la sua foce,
simile a fiume
che distende al mare,
perennemente la
tua vita cala!
(da "Il
Caduco e l'Eterno")
UN ALTRO GIORNO CHE
PASSA
Un altro giorno
che passa: un brano
di cuore - ancora
- che se ne va:
un lembo ancora
che fugge lontano
della intravista
felicità.
Ancora un sospiro
che si esala
su una speranza
nudrita invano:
un'altra piuma
strappata ad un'ala
che sostenersi in
ciel più non sa.
Un'ombra ancora,
fitta, che cala
dove più vivo il
sole brillò:
ed un rimpianto,
ma sempre più vano,
per il sogno che
non si avverò.
(da "Umana
sorte")
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