Donata Doni (nome
d'arte di Santina Maccarone) nacque a Lagonegro nel 1913 e morì a Roma nel
1972. Laureatasi in lettere a Padova, professò l'insegnamento in varie scuole
italiane. Si trasferì poi a Roma dove lavorò presso il Ministero della Pubblica
Istruzione. Coltivò l'amore per la poesia fin dalla primissima gioventù ma il
suo primo volume pubblicato è del 1940. Si spense in seguito ad una grave e
lunga malattia. La poesia di Donata Doni si fa notare per la sincera
autobiografia che contiene, e che riflette un'anima dolente, fortemente
religiosa e meditativa; altro elemento che spicca è la limpidezza dei suoi
versi: parole semplici e nello stesso tempo profonde, che hanno la capacità di
trasmettere emozioni non comuni. Troppo spesso ignorata dagli antologisti,
l'opera poetica della Doni non è stata ancora riunita in un unico volume, e non
ne capisco il motivo, visto il grandissimo valore che possiede.
Opere poetiche
"Amore di
poesia", Carabba, Lanciano 1940.
"Orme di
nubi", Il sentiero dell'arte, Pesaro 1949.
"L'alba che
ignoro", Gastaldi, Milano 1954.
"Neve e
mare", Rebellato, Padova 1959.
"Il pianto dei
ciliegi feriti", Ed. di Storia e Letteratura, Roma 1963.
"La carta
dispari", Ed. di Storia e Letteratura, Roma 1968.
"Il fiore della
gaggìa", Ed. di Storia e Letteratura, Roma 1973.
"Neve e
mare" (2° edizione accresciuta), Ed. di Storia e Letteratura, Roma 1973.
Presenze in antologie
"La poesia
femminile del '900", a cura di Gaetano Salveti, Edizioni del Sestante,
Padova 1964 (pp. 109-117).
"Brucia,
invisibile fiamma", a cura di Enzo Bianchi e Riccardo Larini, Qiqaion,
Magnano 1998 (pp. 23, 40, 42-43, 74, 96, 99-100, 118).
"L'altro
Novecento, Volume IV", a cura di Vittoriano Esposito, Bastogi, Foggia 1998
(pp. 46-47).
"L'altro
Novecento, Volume V", a cura di Vittoriano Esposito, Bastogi, Foggia 1999
(pp. 179-181).
"Poesie di
Dio", a cura di Enzo Bianchi, Einaudi, Torino 1999 (pp. 21, 46-47, 54, 64,
106, 114, 168).
Testi
SEGUIRÒ IL MIO ANGELO
Quando tutto sarà in
ordine
io seguirò il mio
Angelo
che mi porterà nel
paese
dove il sole non
tramonta,
dove tutti si
vogliono bene
e le pupille degli
uomini
sono chiare come
quelle dei bimbi.
Nel paese donde
attinsi le voci
della mia poesia,
dove mi rifugiai
sempre, dove
ritroverò quelli
che mi hanno
preceduta.
È questione di
attesa.
L'istante è nella
mente di Dio.
Se la fiaccola arderà
nella notte
seguirò il mio
Angelo,
che mi porterà per
mano, lieve.
(da "La carta
dispari")
IL N. 5
Anch'io camminavo per
le strade
con il viso nel sole.
Mi guardavate,
mi chiamavate
fratello.
Avevo anch'io una
casa,
chiara fra le
colline.
Sapevo le vostre
parole:
amore, ricchezza,
fortuna.
Ora non ho che una
cella,
e il cielo non è più
mio.
Per altri
rinverdiscono prati,
per altri sfavillano
fiori,
per altri canta la
luce,
trascorrono musiche
d'acque.
Un pazzo non ha casa,
né donna, né voci di
bimbi,
né sguardi d'amore.
Un numero recide
la mia squallida vita
dalla linfa del
mondo:
un numero sopra la
cella
conchiude il segreto
che mi dissolve.
(da "Neve e
mare")
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