domenica 2 febbraio 2020

Poeti dimenticati: Donata Doni


Donata Doni (nome d'arte di Santina Maccarone) nacque a Lagonegro nel 1913 e morì a Roma nel 1972. Laureatasi in lettere a Padova, professò l'insegnamento in varie scuole italiane. Si trasferì poi a Roma dove lavorò presso il Ministero della Pubblica Istruzione. Coltivò l'amore per la poesia fin dalla primissima gioventù ma il suo primo volume pubblicato è del 1940. Si spense in seguito ad una grave e lunga malattia. La poesia di Donata Doni si fa notare per la sincera autobiografia che contiene, e che riflette un'anima dolente, fortemente religiosa e meditativa; altro elemento che spicca è la limpidezza dei suoi versi: parole semplici e nello stesso tempo profonde, che hanno la capacità di trasmettere emozioni non comuni. Troppo spesso ignorata dagli antologisti, l'opera poetica della Doni non è stata ancora riunita in un unico volume, e non ne capisco il motivo, visto il grandissimo valore che possiede.




Opere poetiche

"Amore di poesia", Carabba, Lanciano 1940.
"Orme di nubi", Il sentiero dell'arte, Pesaro 1949.
"L'alba che ignoro", Gastaldi, Milano 1954.
"Neve e mare", Rebellato, Padova 1959.
"Il pianto dei ciliegi feriti", Ed. di Storia e Letteratura, Roma 1963.
"La carta dispari", Ed. di Storia e Letteratura, Roma 1968.
"Il fiore della gaggìa", Ed. di Storia e Letteratura, Roma 1973. 
"Neve e mare" (2° edizione accresciuta), Ed. di Storia e Letteratura, Roma 1973.





Presenze in antologie

"La poesia femminile del '900", a cura di Gaetano Salveti, Edizioni del Sestante, Padova 1964 (pp. 109-117).
"Brucia, invisibile fiamma", a cura di Enzo Bianchi e Riccardo Larini, Qiqaion, Magnano 1998 (pp. 23, 40, 42-43, 74, 96, 99-100, 118).
"L'altro Novecento, Volume IV", a cura di Vittoriano Esposito, Bastogi, Foggia 1998 (pp. 46-47).
"L'altro Novecento, Volume V", a cura di Vittoriano Esposito, Bastogi, Foggia 1999 (pp. 179-181).
"Poesie di Dio", a cura di Enzo Bianchi, Einaudi, Torino 1999 (pp. 21, 46-47, 54, 64, 106, 114, 168).




Testi

SEGUIRÒ IL MIO ANGELO

Quando tutto sarà in ordine
io seguirò il mio Angelo
che mi porterà nel paese
dove il sole non tramonta,
dove tutti si vogliono bene
e le pupille degli uomini
sono chiare come quelle dei bimbi.
Nel paese donde attinsi le voci
della mia poesia, dove mi rifugiai
sempre, dove ritroverò quelli
che mi hanno preceduta.
È questione di attesa.
L'istante è nella mente di Dio.
Se la fiaccola arderà nella notte
seguirò il mio Angelo,
che mi porterà per mano, lieve.

(da "La carta dispari")




IL N. 5

Anch'io camminavo per le strade
con il viso nel sole.
Mi guardavate,
mi chiamavate fratello.
Avevo anch'io una casa,
chiara fra le colline.
Sapevo le vostre parole:
amore, ricchezza, fortuna.
Ora non ho che una cella,
e il cielo non è più mio.
Per altri rinverdiscono prati,
per altri sfavillano fiori,
per altri canta la luce,
trascorrono musiche d'acque.
Un pazzo non ha casa,
né donna, né voci di bimbi,
né sguardi d'amore.

Un numero recide
la mia squallida vita
dalla linfa del mondo:
un numero sopra la cella
conchiude il segreto
che mi dissolve.

(da "Neve e mare")







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