mercoledì 26 febbraio 2020

La vita mi demolisce

La vita mi demolisce pezzo a pezzo,
a colpi di piccone mi sgretola.
Intacca un blocco della facciata,
un muro maestro va giù nella polvere;
si spalancano cantine
piene di ragnatele.
Sento la mia decadenza,
vedo la prossima fine.





Questa breve poesia è di Giorgio Vigolo (Roma 1894 - ivi 1983), e fa parte della raccolta Linea della vita (Mondadori, Milano 1949); la si può leggere alla pagina 124, all'interno della sezione intitolata Amico di Caronte. Sono otto versi in cui il poeta romano confessa la sua sofferenza causata da un'esistenza più che mai difficile, paragonata - con grande maestria e originalità - alle mura di un vecchio edificio che subiscono continuamente dei colpi da un piccone, e che quindi si sgretolano un po' alla volta. Proprio come i muri ormai logori di una casa antica, l'uomo si sente, col passare degli anni, intaccato e corroso; le difficoltà che si accumulano lungo il percorso dell'esistenza, non fanno altro che abbattere a poco a poco le fondamenta di quella casa che in realtà è il poeta stesso, invecchiato, disilluso e indebolito; esso si accorge della propria decadenza e intravede la prossima fine, ovvero la morte, con un realismo scabro, senza margini di speranza o d'illusione.

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